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Shailene

Quando scendemmo dall'autobus mi infilai nella prima cabina telefonica che trovai e finsi di essere Superman, ottenendo una rumorosa risata da parte dei ragazzi.
<Con quel corpicino minuto non credo tu sia molto utile a salvare il mondo> mi prese in giro Robert.
<Ma non vedi che muscoli? Guarda!>
<Sarà meglio andare, o mi scadrà il parcheggio> osservò Theo guardando l'orologio.
Il tragitto fino alla macchina fu lungo, ma ero così felice che non sentivo la fatica accumulata tutto il giorno.
Potrei andare avanti per giorni.
<Devi proprio trotterellare in quel modo?>
<Chi me lo vieta?>
<Era tanto che non ti vedevo così energica>
Alzai lo sguardo al cielo, non è azzurro come stamattina.
<Che peccato, quei nuvoloni rovinano la città>
<Siamo in Inghilterra, le nuvole fanno parte del paesaggio quanto i palazzi le attrazioni turistiche. Muoviamoci prima che piova>
Troppo tardi.
Sentii una goccia fredda cadermi sul naso, poi una sui capelli e una terza su una spalla.
E mi ritrovai in mezzo a una pioggerella leggera ma insistente, persa in mezzo ai ricordi della giornata.
<Shai, che fai, stai fuori a bagnarti o sali in macchina?>
Aprii la portiera e mi infilai velocemente dentro la macchina.
<Guardati, sei tutta bagnata!> mi fece notare Robert.
<Io...ma perché voi siete asciutti?>
<Perché non ci siamo fermati sotto la pioggia ad aspettare che un miracolo scendesse dal cielo>
<Non essere così drammatico>
<Tieni, mettiti la mia giacca, non voglio che ti ammali>
<Si mamma...> scherzai.
Cominciai ad essere stanca, mi rannicchiai sul sedile e appoggiai la testa al finestrino chiudendo gli occhi.

<Sarebbe ora di cena, svegliamola>
<Poverina, dorme così bene>
<Ma dovrà pur mangiare>
Sentivo le loro voci come se fossero state lontane, mi preparai a riaprire gli occhi per uscire dalla macchina ma...un momento, sono distesa su qualcosa di morbido, più morbido di un sedile.
Aprii gli occhi, mi trovai con mia sorpresa sul letto, nella mia stanza. Scostai un po' la coperta tirata su fino al naso.
<Si sta svegliando> affermò Theo avvicinandosi al letto.
Poco a poco sentii le voci più chiare e i miei occhi si abituarono alla luce fioca che entrava dalla finestra.
<Ho sognato tutto?> chiedi con la voce ancora impastata da sonno.
<Cosa?>
<Ho sognato di essere stata a Londra?> chiesi di nuovo temendo una risposta positiva.
<No! Ma che sognato! Era tutto vero>
<Ma come ci sono arrivata qui?>
<Ti sei addormentata in macchina e Theo ha insistito per portarti in braccio per non svegliarti. Avresti dovuto vedere la faccia della tipa che stava alla hall, pensava tu fossi svenuta> raccontò Robert.
<Potevi svegliarmi, non volevo ti affaticassi, Theo>
Lui sorrise accarezzandomi i capelli <Eri troppo carina mentre dormivi>
Feci leva su un braccio per mettermi a sedere, sul letto, ai miei piedi, c'erano le borse con i vestiti e i souvenir che avevo comprato e allora abbozzai un sorriso.
Sbadigliai animatamente e mi alzai dal letto, mi diressi verso lo specchio per dare una sistemata al disastroso nido di capelli che mi ritrovavo.
Dopo una cena veloce tornai a dormire, ero esausta, ma anche molto felice.

Un nuovo giorno, mi svegliai presto e accostai, come al solito, l'orecchio alla porta che divideva le nostre stanze, sento russare.
Scesi a fare colazione da sola, in sala c'erano solo una coppia con un bambino piccolo e un signore anziano, oltre a me.
Il caffè non era dei migliori, ma mi accontentai. Tornata in camera ebbi tutto il tempo di truccarmi con calma, decidere come vestirmi e cazzeggiare un po' sul mio computer.
Dopo un'ora abbondante Robert bussò alla porta e mi diede il buongiorno dicendomi che Theo era già uscito lasciando un biglietto che diceva: "Vado a prendere gli scatoloni dall'orfanotrofio, torno presto. Dai il buongiorno a Shai da parte mia"
Che dolce... pensai.
<Possibile che sia uscito prima di me?>
<Probabilmente alle cinque era già in piedi, quel ragazzo è troppo mattiniero>
Scesi con Robert e gli tenni compagnia mentre faceva la sua solita colazione abbondante e, a mio parere, per niente sana.
<Mi dispiace dover toccare questo tasto, ma dobbiamo parlarne adesso. Theo mi ha confessato di essersi innamorato di te>
Il mio cuore perse un battito e accelerò per recuperarlo.
<Smetti di prendermi in giro, Robert!>
<Non ti prendo in giro! Me l'ha detto lui! E poi non te ne rendi davvero conto?>
<In effetti è molto gentile, e mi sta sempre attaccato, ma può fare così anche solo come segno di affetto, in fondo siamo cugini>
<Non per lui>
<Lo so, lo so...> rimasi un attimo in silenzio indecisa su cosa dire <Ma quindi che devo fare?>
<A te lui piace?>
Non ci avevo mai pensato prima, mi venne in mente in quel momento di conoscere i suoi sentimenti verso di me, ma non i miei verso di lui.
<Non lo so>
<Cerca di scoprirlo> furono le sue ultime parole prima di alzarsi da tavola.
Lo seguii, andai in camera mia, mi lasciai cadere a peso morto sul letto. Mi sembrava quasi di sentire il fracasso dei miei neuroni che lavorano in cerca di una risposta.
Mi piace o no?
Forse.
Ma devo avere una risposta più precisa di un semplice "forse".
Quindi?
Non lo so.
Ma se si dichiarasse?
No, non lo farà.
Ma potrebbe...
E che gli direi?

Toc toc toc.

<Avanti!> Urlai continuando a pensare.
<Avanti? Ma la porta è chiusa Shai!>
<Oh, caspita. Arrivo!>
Aprii la porta.
<Buon giorno, piccola Shai> mi salutò Theo abbracciandomi.
<Giorno. Non dovresti essere pieno di scatoloni?>
<Si...infatti, odio dovertelo chiedere ma ho bisogno del tuo aiuto per portarli in camera>
<Arrivo subito>
Nella hall Robert stava sollevando uno dei cinque grandi scatoloni chiusi con dello scotch.
A me spettò quella più leggera, nonostante insistetti a dire di essere più forte di quanto sembrassi.
Con l'ascensore portammo tutte e cinque le scatole in un solo giro.
<Vado a fare un giro, a dopo> disse Robert, mi parve strano, ma decisi di non pormi inutili domande, avendo già le mie che mi frullavano in testa senza mai fermarsi.
Theo mi seguì in camera mia senza dire niente e si chiuse la porta alle spalle.
<Shai, devo parlarti...>

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