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Shailene

«Mi ha rubato il letto!» accusai Theo additandolo.
«Ma è comodo!» ribattè lui.
«Perchè Theo è in camera tua?»
«Perchè non avevo la chiave e dovevo entrare da qui, ma lei ci ha messo un secolo a trovarla»
«Ti abbiamo svegliato?» chiesi a Robert.
«Si...»
«Scuuuuusa» gli dicemmo in coro io e Theo.
Theo tornò in camera sua e finalmente potei rilassarmi.
Diedi una riordinata sommaria ai vestiti e mi assopii.

«Shai?»
Venni svegliata dalla voce di Theo che bussava forte alla porta.
Mi alzai barcollando un po' stordita.
«Si?» dissi aprendo la porta non curandomi del fatto che Theo vedesse la mia espressione assonnata e i capelli spettinati.
«É ora di pranzo»
«Un secondo e arrivo»
Mi sistemai i capelli e il trucco quanto bastava per non sembrare uno zoombie e raggiunsi i ragazzi nella sala da pranzo dell'hotel.
Ammetto che feci davvero fatica a mangiare il cibo inglese che per me, detto molto sinceramente, è immangiabile.
«Perchè non porti Shai in discoteca stasera?» propose Robert rompendo il silenzio.
«È una bellissima idea. Tu non vieni?» replicò Theo.
«No, starò in camera, se voglio guarire»
«Okay. Tu che ne pensi Shai?»
«Non saprei, sei sicuro che se noi andiamo tu non ti sentirai solo Robert?»
«Guarderò qualche film su Netflix mangiando biscotti, direi che potete tranquillamente andare» mi sorrise Rob.
Mi venne subito in mente che non avevo nè vestiti eleganti nè qualcosa di simile per andare in discoteca.
Passerò il resto del pomeriggio a cercare qualcosa da indossare.
Per non parlare del trucco, starò ore davanti allo specchio.
Finito di mangiare mi ritirai in camera, iniziava la mia caccia al vestito da mettere, ma non prima di essermi fatta una doccia e stirata i capelli giusto perché avessero un senso.
Dopo due ore, dopo essermi provata TUTTI i vestiti che avevo portato in TUTTI gli abbinamenti possibili, scelsi di indossare una camicetta e una gonna nera con sotto le calze dello stesso colore, un look semplice e abbastanza comodo.
Poi presi il mio amato giacchino di jeans da mettere addosso prima di arrivare là. Probabilmente dovrò pagare il guardaroba, ma fa parecchio freddo e non ho intenzione di ammalarmi anch'io.
Poi passai al trucco e dopo aver sbagliato quattro volte a mettere l'ombretto decisi di poterne anche farne a meno e rimanere con l'eye-liner, il mascara, il rossetto e quel poco di fondotinta giusto per coprire le occhiaie grigiastre contrastanti sulla mia pelle non abbronzata, non che lì la gente non fosse pallida, ma in confronto a Theo sembravo un cadavere.
Theo passò a prendermi alle sette in punto, puntualissimo, e optammo per mangiare un panino al bar dietro l'angolo.
Sembrò non accorgersi di quanto io fossi tesa.
È strano, in vita mia sono andata in discoteca un centinaio di volte, ma non mi ero mai sentita così...emozionata.
Indossava una camicia bianca a maniche corte e dei jeans al ginocchio, i capelli poco più pettinati del solito, lo trovai, in un certo senso, molto carino.
Durante la cena non parlammo, io mi limitai a fissare il tavolo mentre lui, seduto di fronte a me, si guardava intorno tamburellando ossessivamente le dita sul tavolo.
Quando finimmo di cenare e salimmo in macchina parlò per la prima volta da quando eravamo usciti: <Sei molto bella stasera>
<Grazie, anche tu> risposi distogliendo lo sguardo.
<Hai intenzione di rimorchiare ragazzi?>
<Non credo, ballerò e basta, tanto ci si diverte lo stesso. Tu?>
<Pensavo di restare vicino a te, sei minorenne e non voglio che bevi o ti droghi o qualunque altra cosa potresti fare di sbagliato>
<Mh, ti ha chiesto Rob di sorvegliarmi, vero?>
Annuì sorridendo.
<Non ho bisogno del baby sitter, tu divertiti e vai dove vuoi, a una cert'ora usciamo, ci troviamo all'uscita per tornare a casa. Comunque non ho intenzione di bere nè tantomeno di drogarmi, Robert esagera sempre>
<Okay>
Già a svariati isolati di distanza dalla discoteca si sentiva la musica.
Non facemmo tanta fila per entrare, nè pagammo molto il guardaroba. Era una discoteca molto "easy" come diceva Theo.
Appena entrati mi sembrò che potessero scoppiarmi i timpani per il volume esageratamente alto.
Dopo essermi abituata alla musica, alle luci e ai laser verdi e rossi cominciai a ballare perdendo di vista Theo.
Feci la conoscenza di un gruppetto di ragazze della mia età che mi invitarono a stare con loro.
Finchè la musica era movimentata mi divertii, quando arrivò il lento e il gruppetto di ragazze si dileguò per cercare un compagno. Io rimasi da sola in mezzo a quel casino rifiutando le richieste di ballare da parte di tre diversi ragazzi.
Arrivò un quarto ragazzo, dalle pupille dilatate e l'alito direi che aveva bevuto e fumato parecchio.
<Balliamo?> riuscì a balbettare tra un colpo di singhiozzo e l'altro.
<No, grazie>
<Dai, balla con me!>
Si avvicinava barcollando cercando di prendermi la mano.
<Vai via> dovetti urlargli perché la mia voce sovrastasse la musica.
<Dai, per favore>
Cercai di ritrarmi nella folla ma continuò a seguirmi.
Riuscì a prendermi entrambe le mani, una buona presa nonostante fosse evidentemente ubriaco.
<Ora balliamo> mi disse ridendo.
<Lasciala stare!> urlò qualcun altro la cui voce mi sembrava familiare.
Theo.
Strattonò via il ragazzo per un braccio e intimandogli di andarsene.
<Stai bene?> mi chiese guardandomi dall'alto al basso.
Annuii ancora spaventata, mi abbracciò per tranquillizzarmi.
È strano come l'abbraccio di una persona che conosci appena ti possa sembrare il gesto più rassicurante del mondo.
Di solito non mi tiro indietro davanti a una richiesta di ballare, ma quella sera sentivo come se avessi fatto un errore ballando con qualcuno che non fosse Theo. Strano, vero?
<Per fortuna c'eri tu. Come mi hai trovata?>
<Beh...io ti stavo seguendo...> ammise staccandosi da me.
<Perché?>
<Immaginavo potesse succedere una cosa del genere e perché non volevo lasciarti del tutto da sola>
<Grazie> risposi cercando il suo sguardo.
<E anche perché sei bellissima quando balli> disse facendosi passare le dita tra i capelli.
<Davvero? Grazie>
<Balliamo?> mi chiese allungandomi le mani con in volto l'espressione più amichevole che esistesse.
<Certo>
Appoggiai le mani sulle sue spalle larghe e robuste, lui mi cinse i fianchi e cominciamo a ballare.
Non so esattamente a cosa io stessi pensando in quel momento, mi sentii davvero al sicuro.
In vita mia non mi era mai capitato di mettere da parte il disordine mentale in situazioni diverse dalla rabbia e dalla paura.
D'istinto appoggiai la testa sul suo petto.
<Torniamo a casa?>
<Sei già stanca?>
<Forse un po'>
Mi prese per mano e si fece strada abilmente in mezzo alla folla sgomitando un po'.
Fuori il mio giacchino di jeans servì a ben poco.
<Hai freddo?>
<No> mentii.
<Tremi>
<Okay ho freddo...tu no? Come fai a stare in maniche corte?>
<Abitudine. Vuoi la mia felpa?> chiese porgendomi il felpone nero con la scritta "Oxford".
<Si grazie, è la seconda volta che mi salvi oggi, così non morirò congelata> dissi provocando la sua risata.
La sua felpa mi stava enorme, Theo mi trovava buffa.
Durante il tragitto in macchina chiacchierammo del più e del meno.
Quando arrivammo all'hotel mi diede la buona notte con un bacio sulla fronte e si ritirò in camera sua.
La felpa l'avevo ancora io.
Mi lanciai a peso morto sul letto e mi addormentai.

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