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Theo

Non avrei mai immaginato che mio fratello, il ragazzo con cui avevo passato gli ultimi mesi, potesse essersi innamorato di me. E io amavo sua cugina.
Mi sentii davvero una merda.
Per la prima volta mi accorsi del legame che avevamo, lo sentii veramente mio fratello.
Perché non serve avere lo stesso sangue per essere fratelli.
Evitava il mio sguardo ed era come una pugnalata al petto.
Mi ripeteva di non essere arrabbiato con me, di voler solo chiarire le idee e tornare ad essere fratelli come prima e che questo gli richiedeva un po' di tempo.
Io odio aspettare. Non sono mai stato particolarmente paziente.
Ne parlai anche con Shailene.
<Sono sicura che fra qualche giorno ci avrà messo una pietra sopra, è vero, si è innamorato di te, ma è anche uno che cambia idea rapidamente>
<È mio fratello, Shailene, dovrei sostenerlo, e invece mi sembra solo di peggiorare la situazione>
<Io lo conosco da molto più tempo di te, vedrai che gli passa>
Quella notte dormii con Shailene, tenendola stretta al petto sperando di sognarla.
Quando si addormentò, quel faccino rilassato, con un sorriso appena accennato sulle labbra mi tranquillizzava.
Riusciva a migliorare tutto senza fare niente ed io che continuavo a chiedermi come fosse possibile innamorarsi di qualcuno tanto in fretta, perdevo poco a poco la razionalità, nella mia mente, la libreria ordinata cominciò ad avere qualche libro fuori posto, qualche libro in cui era inciso il suo nome al posto del titolo sulla copertina.

La sveglia non suonò e mi svegliai con calma senza accorgermi di quanto fosse tardi.
Avevo promesso a me stesso che mi sarei svegliato all'alba come ai vecchi tempi, sarei andato a fare una passeggiata e sarei tornato al momento giusto per vedere Shai aprire gli occhi.
Eravamo nella stessa posizione in cui ci eravamo addormentati.
<Che ore sono?> mugolò con le labbra contro il mio collo.
Diedi una veloce occhiata al telefono.
<Undici e un quarto>
<Ci tocca fare colazione al bar>
Annuii pur sapendo che aveva gli occhi chiusi e non poteva vedermi.
Mi alzai lasciandola dormire ancora un po' e aprii la porta che separava le due stanze.
<Giorno> mi salutò Robert seduto sul letto senza alzare lo sguardo dal portatile.
<Come stai?>
<Non mi lamento>
<Puoi, per favore, evitare di parlare con quel tono di voce monotono e distaccato?>
<Come dovrei parlare?>
<Robert, almeno guardami in faccia>
Alzò la testa dal computer.
<Sei stato sveglio tutta la notte> osservai notando le occhiaie che sembravano scavargli un solco sotto gli occhi.
<Troppi pensieri>
<Ti prego, possiamo parlarne? Mi fai sentire in colpa così>
<No, non possiamo parlarne. Possiamo fingere che non sia successo niente>
<Hai fatto colazione?>
Annuì.
<Ora vado, Katrin mi aspetta giù> disse chiudendo il portatile.
<Katrin?>
<La receptionist, quella giovane coi capelli rossi, è più piccola di me sai?> abbozzò un sorriso.
<Quindi le hai parlato...e non me l'hai detto?>
<Ora lo sai, no? Che resti un segreto> mi fece un occhiolino complice e sorrise prima di aprire la porta e uscire.
Vederlo sorridere mi fece stare meglio.
<Theo?>
<Dimmi>
<È uscito? Ho sentito la porta chiudersi>
<Si>
<Tutto bene?>
<Mi ha sorriso>
<Che ti avevo detto io? Avevo ragione? Si, avevo ragione>
Risi scuotendo la testa.
<Piccola e testardissima Shai, ora ti faccio il solletico!>
Corsi verso il letto appoggiando le mani sulle sue costole.
<Piano, ho male a tutto> gridò soffocando le risate.
Adoro quando ride così.
Mi fermai e la guardai, non potei fare a meno di notare quei capelli tanto disordinati da sembrare un nido di piccione, e non lo dico tanto per dire, e appoggiai un bacio a stampo sulle sue labbra.
Quella mattina finimmo per alzarci a mezzo giorno e passare al pranzo senza aver fatto colazione.
Non è da me non fare niente, ma il mio niente con Shai era come fare un sacco di cose.
Eravamo a Oxford da cinque giorni, ce ne restavano altri tre, conoscevo Shai da tre settimane, eravamo fidanzati da ventiquattro ore.
Si, uno con un'ordinatissima biblioteca al posto del cervello conta ogni secondo, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno, ogni settimana, ogni mese e ogni anno.
Ho reso l'idea?
Dopo pranzo uscimmo tutti e tre, era strano, io e Robert eravamo soliti a camminare fianco a fianco, spintonandoci amichevolmente. Ora al mio fianco c'era Shai, Robert aveva fatto in modo che lei rimanesse in mezzo.
Era strano anche camminare nella mia città, non la sentivo più tanto mia.
Ero entrato nella vita di Robert da un giorno all'altro pensando che non sarei mai riuscito ad integrarmi con una famiglia che non sentivo mia. Poi è arrivata lei. Le sono bastate tre settimane per mettere in disordine la mia biblioteca mentale. Erano tre settimane che avevo cominciato a sentirmi parte di quella famiglia, guardare Robert pensando "è mio fratello", pensare a quello che ho e che prima non avevo e non pensavo di voler avere.
Perché mi sono innamorato di mia cugina? Non lo so. Ma spesso immagino due poli opposti di una calamita, due poli completamente diversi che avvicinandoli cominciano a cercarsi e poi si attraggono.
Questo l'ho raccontato spesso a Shai, lei non ha mai compreso il mio ragionamento. Il bello di quando non ti capisce nessuno è che hai una cosa tua, solo tua, e nessuno potrà mai togliertela.
Ma abbandoniamo i miei ragionamenti...
Non successe nulla di particolare quel giorno, ma ricordo che tornai a sedermi sulla panchina di ferro un po' arrugginita che stava davanti all'orfanotrofio.
<Non ti viene un po' di nostalgia?> mi chiese Robert sedendosi sulla panchina fredda.
<No, sono la persona più felice del mondo>
<Perché?>
<Vi racconto una storia. Quando sono arrivato qui avevo appena due mesi, era un brutto periodo, nessuno adottava nessuno. Io crebbi con le migliori premure del mondo e i migliori amici che potessi desiderare. Ma avevo un forte rancore verso mia madre, volevo a tutti i costi sapere chi fosse. Quindi ogni volta che una famiglia tentava di adottarmi mi comportavo male, ma davvero male, per rimanere qui. A quindici anni scoprii chi era mia madre. Andai da lei, mi chiuse la porta in faccia piangendo. Allora decisi che non volevo più stare qui, volevo andare via, ovunque, ma via. E ci ho messo due anni per farmi adottare dalla famiglia di Robert. Dalla mia famiglia>
<Quindi è per questo che fino ai diciassette anni sei rimasto orfano?>
<Si>
<Theo, sono emotiva, mi hai fatta piangere, cazzo il trucco> si lamentò Shai asciugandosi una lacrima ridendo.
Strinsi la mano di Shai dandole un bacio sulla fronte mentre Robert diceva: <Ti voglio bene, fratello>
Si, non facemmo niente di particolare quel giorno, come ho già detto, ma fu uno dei giorni più belli della mia vita.

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