Robert
Non mi preoccupai di aver appena sbattuto la porta, di aver lasciato mio padre interdetto dopo essermi intrufolato senza permesso nella sua camera a sbirciare tra tutte le sue cose.
No, non mi interessava.
Non mi accorsi nemmeno che stavo piangendo come un bambino.
Ma in fondo che problema c'è? Un uomo non può piangere solo perché è un uomo?
Se mi avessero raccontato che sarebbe accaduto tutto ciò probabilmente mi sarei messo a ridere e avrei chiamato il manicomio per farli rinchiudere.
Ora sono io a dover essere rinchiuso.
<Robert, apri questa porta> mi ordinò mio padre col tono più arrabbiato che riusciva a fare, cioè in realtà non è capace di arrabbiarsi, sembrava più l'atteggiamento di un bambino quando non ottiene subito ciò che vuole.
Mi bruciavano gli occhi, non piangevo così da anni.
Mio padre e Theo dall'altra parte della porta continuavano a bussare sperando che io aprissi.
Poi il silenzio. Sentii i loro passi allontanarsi e rimasi fermo a fissare la parete, così maledettamente bianca e insignificante che credetti di potermi ipnotizzare continuando a guardarla.<Robert?> fu la voce di mia "madre" a risvegliarmi quasi un'ora dopo che mi ero completamente spento guardando la parete.
Andai ad aprire la porta, avevo una fottuta voglia di vomitarle addosso tutto quello che avevo da dire.
<Ann> la chiamai per nome come faceva Theo fino a pochi giorni prima <Credevi di potermi tenere nascosto che non sono tuo figlio per tutta la vita? Credevi che il tuo segreto sarebbe venuto con te nella tomba?>
<No, io non...>
<Non mi interessa qualunque cosa tu voglia dirmi. Voglio solo sapere il perché>
<Sediamoci e ti racconto tutto>
Si sedette sul mio letto, io optai per la sedia per starle il più lontano possibile.
<Racconta>
<Quando io e tuo padre eravamo giovani, mia sorella viveva con noi in un paesino a qualche chilometro da qui. Una sera uscii con alcune amiche, lasciando mia sorella e mio marito in casa da soli...>
Si asciugò una lacrima prima di continuare.
<Un mese dopo scoprii che mia sorella era in cinta, ma lei non era stata a letto con nessun uomo...eccetto quella sera, con mio marito.
Decisi di fargliela pagare costringendola a far crescere a me il bambino come fosse mio, non potevo accettare che il figlio di mio marito fosse suo>
<Sei una persona orribile, Ann>
<Ti prego non chiamarmi Ann. Mia sorella non era pronta ad avere figli, è stato meglio che ti abbia portato con me qui a La Paz, e poi io amavo tu padre, tanto da perdonarlo per avermi tradita con mia sorella, se lui fosse rimasto con lei per causa tua non glielo avrei mai perdonato. E invece ci hai visti adesso? Tu vivi in una bella casa, hai un padre, una madre, due fratelli e i rapporti tra me e mia sorella sono saldi e bellissimi. Dovresti...>
<Esci da camera mia> sussurrai interrompendola.
Credo di averle fatto molta paura, uscì con passo svelto singhiozzando.
Non sono mai stato un ragazzo violento, nè fisicamente né verbalmente, ma in quel momento qualunque cosa avessi detto avrebbe avuto il solo scopo di ferire.
Passai le tre ore seguenti steso immobile sul mio letto a torso nudo con le mani allacciate dietro la nuca.
Guardavo il soffitto e non pensavo a niente, ero talmente vuoto che mi sembrava di aver perso almeno una ventina di chili.Poi arrivò Shai. Fu l'unica a cui aprii la porta, l'unica a vedermi quel pomeriggio.
<Ti ho portato da mangiare> disse porgendomi una tazza piena di the freddo e un sacchetto di biscotti.
<Grazie>
<Non vuoi sapere che succede fuori da questa camera?>
<In realtà no, ma immagino che me lo racconterai ugualmente>
<Ann è uscita di casa piangendo, mia madre e lo zio l'hanno seguita e sono fuori da ore, Theo si sta sfondando di gelato al pistacchio davanti a Star Wars>
<E tu perché non sei con lui?>
<Io ODIO Star Wars>
<Eretica>
<Tu sei eretico, che non hai mai visto High School Musical>
<È una vita che me lo rinfacci>
<Eh forse sara il caso di vederlo così smetterò di rinfacciartelo. Comunque, come stai?>
<Credo che la mia faccia parli da sè>
<Mi dispiace, sappi che...>
<Non importa che mi fai il discorso "sappi che ti sono vicina", lo so che ci sei e ci sarai sempre, non hai bisogno di ricordarmelo. In fondo dirlo è solo un cliché>
Sorrise e infilò la mano dentro al sacchetto dei biscotti.
<Tu cosa faresti al posto mio?> le chiesi.
Era strano, per tutta una vita era stata lei a pormi questa domanda, ero sempre stato io il suo consigliere e punto di riferimento. Ora lei era il mio, ero io per una volta ad aver bisogno di aiuto. Io, che credevo di essere adulto, di essere autonomo.
<Ann ha fatto un gesto davvero scorretto, sia a portarti via dalla tua vera madre, che a tenertelo nascosto. Ma in fondo è lei che ti ha cresciuto, lei che hai chiamato ''mamma", con la quale hai fatto i primi passi, detto le prime parole. Non importa chi sia davvero tua madre, solo che lei c'era ed è stata capace di darti una vita meravigliosa>
Le volevo dire "hai ragione" ma un nodo stretto in gola me lo impediva.
Mi abbandonai alle lacrime quando mi abbracciò forte dicendomi "Sfogati".Più tardi Theo ci raggiunse portando altro cibo, ci chiudemmo in camera tutta la sera e sfruttammo al massimo l'esistenza di Netflix.
Mi addormentai per ultimo, con Shai di fianco a me e Theo che si era assopito su una poltrona reclinabile, non cantavano nemmeno i grilli quella notte, era un tale silenzio che mi sembrava di poter ascoltare i sogni di Shailene, che dormiva con un mezzo sorriso, e mentre li ascoltavo chiusi gli occhi sorridendo un po' anch'io.
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Parlami Di Te
FanfictionShailene ha sedici anni, vive in un paesino della California con il fratello minore e la madre che si fa in quattro per pagare le spese e mantenere i figli da quando il marito se n'è andato di casa senza dare più sue notizie. Il suo migliore amico...