Theo
<Ti posso tenere la mano?> mi chiese.
Sorrisi, per quanto stupida poteva sembrare questa domanda fatta da una ragazza al suo ragazzo, in fin dei conti aveva ragione, nessuno sapeva di noi e nessun altro doveva saperlo.
<Certo, ma prima dimmi una cosa>
<Spara>
<Il tuo ex>
<Theo ancora con questa storia?>
<Ascoltami fino in fondo, sai che odio essere interrotto> dissi con tono lievemente irritato.
Quando annuì capii di poter continuare.
<Cody mi ha detto che è venuto a casa vostra a minacciarvi>
<Si è vero, e perché te lo avrebbe detto?>
<Sa di noi, non so come ma lui sa>
Alzò gli occhi al cielo e poi sbuffò. <Impiccione, basta che non vada a dirlo in giro>
<È sveglio Shai, non lo farà. Tornando alle minacce...>
Aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse.
<Non me lo hai detto>
<È solo venuto un paio di volte a farneticare strane cose sotto casa mia, ho sempre finto di non esserci>
<Non mi piace che lui ti minacci>
<Ah perché secondo te a me fa piacere?> chiese scocciata.
<Se ti minaccia ancora dimmelo>
<Dai Theo non ha importanza quello che un bastardo ha da dire>
<Promettilo> dissi con tono calmo.
Sbuffò.
<Per favore> la esortai.
Sospirò scuotendo la testa e si arrese.
<Lo prometto, testardo che non sei altro>
<Finalmente! Non era difficile eh>Mi portò nel suo bar preferito, un posticino tranquillo con le pareti azzurro pastello, i tavolini di legno, un po' di musica e un simpatico barman sulla sessantina.
Era il suo genere, decisamente.
Se mi avessero chiesto di indovinare com'era il bar preferito della mia ragazza, l'avrei descritto proprio così.
Dentro non c'era nessuno, l'ultimo gruppetto di ragazzini aveva varcato la soglia del bar qualche secondo prima della nostra entrata.
Shai salutò il barista <Ciao Juan>
<Hola Shailene, chi è il tuo amico?> rispose lui con un'evidente accento spagnolo.
<Theo, mio cugino>
<Piacere> dissi con un cenno del capo.
Le strette di mano non mi sono mai piaciute. In generale i contatti fisici non mi sono mai piaciuti. Spesso passavo per maleducato, non che mi importasse molto.
Ordinai un caffè lungo, lei invece un milkshake al cioccolato che solo a guardarlo veniva il diabete.
<Pago io> dissi.
<Figurati, sei mio ospite. Pago io>
Guardai Juan. <Secondo te chi deve pagare?>
<Il gentiluomo>
Feci la linguaccia a Shai e pagai io.
Che schifo litigare per chi deve pagare, sembriamo una melensa coppietta di un romanzetto rosa del cazzo. Disse il mio lato critico e burbero.
In fondo era vero, era una cosa che non capivo e mi ero promesso di non fare spesso.
<Da quanto state insieme?> chiese Juan porgendomi lo scontrino.
<Siamo cugini> cercò di ribadire Shailene.
Con una risata sonora Juan disse che ci aveva beccati, che lui aveva un occhio attento e sapeva riconoscere una coppia.
<Juan non dirlo in giro>
<Ningun problema> ci rassicurò facendo un rapido occhiolino.<E qui c'è la mia scuola> disse indicando un triste edificio con affissa la "Stelle e Striscie" sopra il portone di ingresso e con la scritta High School.
Era un po' che camminavamo, ammetto che non stavo ascoltando proprio tutto quello che mi diceva sulla sua città, però era divertente, si sentiva una guida turistica.
Per le strade un silenzio quasi sinistro, non era come La Paz, somigliava più alle strade quasi deserte di Oxford in una prima mattina in pieno inverno, mancava solo la neve e sarebbe stato un quadro perfetto della mia infanzia.
<Perchè non c'è nessuno?>
<I ragazzi della mia età preferiscono andare a fumarsi qualche sostanza illegale nel paesino che sta a dieci minuti da qui. Il resto sono tutti anziani o lavoratori che al momento cominciano il turno del pomeriggio>
<"sostanza illegale"> risi <cioè droga>
<Non mi piace quella parola>
<Che piccola bimba innocente che sei>
Mi sporsi a darle un bacio ma mi blocco spingendomi con le mani sul mio petto.
<Dai non c'è nessuno>
<Non qui>
Alzai gli occhi al cielo. <Certo che un bacio potresti anche concedermelo>
Acconsentì alzandosi sulle punte dei piedi stampandomi un bacio sulle labbra.
<Che cavolo era quello? Un bacio? Ma piantala> la presi in giro prima di darle un bacio degno di questo nome.
<Sai di caffè> constatò sorridendo.
<E tu di quell'orrido milkshake al cioccolato>
<Guarda che è buonissimo!>
Feci una smorfia.
D'un tratto sentimmo della musica avvicinarsi.
Qualche ragazzetto che si sente importante andando in giro con la cassa al massimo volume. Supposi.
La musica si faceva sempre più forte, sempre più fastidiosa. Non riuscivo quasi a sentire i miei pensieri quando da dietro un angolo si palesarono due ragazzi con la cassa.
Avevano un portamento impettito, così impettito e presuntuoso che se fossi stato un cane avrei messo la coda tra le gambe.
Shai non li degnava di uno sguardo, evidentemente era abituata a questo triste spettacolino.
Mi decisi a ignorarli anche io quando...<Shailene!> urlò uno dei due con una voce così scura da sovrastare la musica senza alcuna fatica.
Shai non si girò nemmeno, mi guardò fisso negli occhi, visibilmente allarmata, e mimò con le labbra: <Luke>
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Parlami Di Te
FanfictionShailene ha sedici anni, vive in un paesino della California con il fratello minore e la madre che si fa in quattro per pagare le spese e mantenere i figli da quando il marito se n'è andato di casa senza dare più sue notizie. Il suo migliore amico...