15

142 4 2
                                    

Robert

Non volevo neanche pensare che molto probabilmente in quel preciso istante, mio fratello e mia cugina potevano star facendo sesso. Non voglio pensarci. Non voglio .
Ma perché allora lo sto facendo? Basta, basta.
No, sono geloso. Basta. Okay adesso basta davvero.
Camminavo avanti e indietro per la hall, strisciando i piedi sulla moquette rossa.
Io odio la moquette.
Decidi di smettere di andare in giro a vuoto e spostai lo sguardo sulla receptionist.
In quei giorni non l'avevo mai vista, era molto bella. Mi persi nelle sfumature di colore dei suoi capelli rossi mentre ci passava una mano per scostarseli dalla faccia.
Aspettai che non ci fosse nessuno poi mi avvicinai fingendo di essere lì per caso.
<Buongiorno> mi salutò porgendomi un sorriso palesemente finto.
<Giorno>
<Ti serve qualcosa?> mi chiese accorgendosi che la stavo fissando.
<Oh no, scusa, volevo solo fare due chiacchiere>
<Mentre sono in servizio?> sbuffò.
<Mi sembri molto giovane. Sei una stagista?>
<Si, sto imparando. Peccato che non trovo mai niente in mezzo a tutti questi fogli> si lamentò spostando pile di documenti.
<Piacere, mi chiamo Robert> le porsi la mano.
<Kristine> mi strinse velocemente la mano.
Aveva una pelle stupendamente chiara, le guance leggermente arrossate a causa del freddo.
<Quanti anni hai?> le chiesi mentre scriveva qualcosa al computer.
<Diciassette>
<Io ne ho diciotto>
<E da dove vieni?>
<La Paz, California>
<Oh, mi servirebbero un po' di sole e di mare. Qui è un freddo...>
<Hai sempre così tante cose da fare alla reception?>
<Non immagini quante...  sei in vacanza da solo?>
<Con il mio fratellastro e mia cugina, ma loro adesso sono impegnati, ho preferito lasciarli soli>
<Che fanno?>
<Non lo voglio sapere...>
<Cosa potrebbero mai fare? Sono parenti infondo>
<È una storia lunga> liquidai l'argomento con un gesto secco della mano.
Lei si appoggiò con i gomiti al piano della reception e mi guardò.
<Come mai ha smesso di fare quello che stavi facendo?>
<Il mio capo ha preso un giorno di malattia, non può scoprire che sto cazzeggiando. E tu sei il primo cliente che mi stia facendo compagnia in due mesi che lavoro qui>
La guardai negli occhi, erano di un colore a cui non riuscii a dare un nome.
<Di che colore hai gli occhi?> domandai.
<Non lo so, Verdi, azzurri, castani...>
<Mi piacciono>
<A me no, sono una persona molto precisa, a cui piacciono le cose fatte per il verso giusto e tutto ciò che ha una definizione chiara e immutabile. Il colore dei miei occhi è indefinito. È una cosa che mi disturba parecchio>
<Interessante>
<Pensi davvero che sia interessante o stai pensando che io sia pazza?>
<Entrambe le cose>
<Almeno sei onesto>
<Già. Passiamo a cose più importanti, hai il ragazzo?>
<Cosa?> rise <No, non ho tempo per un ragazzo. Tu?>
<Single. Anche se sono interessato a una persona>
<Come si chiama?>
<Hai qualcosa contro i gay?>
<No, ma che centra?>
<La persona che mi interessa si chiama Theo. E, si, è il mio fratellastro>
<Brutta storia...>
<Già>
<Quindi sei gay? Per un attimo ho pensato che mi stessi facendo compagnia solo per rimorchiare, beh meglio così>
<Sono bisessuale in realtà. E ti trovo molto carina, lo ammetto, sono venuto qui solo per conoscerti>
<Grazie, mi fa bene un po' di compagnia>
<Cosa fai quando non lavori?>
<Studio>
<Devi essere una ragazza molto brava per riuscire a studiare e lavorare contemporaneamente. Ma non hai amici con cui uscire ogni tanto?>
<In realtà no, mi piace stare da sola>
<E io invece non lo sopporto>
<Perfetto> sorrise.
Mi squillò in cellulare. Era mio fratello Dylan.
<Pronto?>
<Ciao! Come stai?>
<Bene, tu?>
<Benissimo! Io e Cody siamo in spiaggia>
<Divertitevi. Come sta la mamma?>
<Bene, ma è preoccupata perché non la chiami mai>
<Immaginavo>
<Senti, ieri ho sentito per sbaglio mamma e la zia che parlavano di documenti di nascita e la cosa mi ha incuriosito molto>
<Probabilmente parlavano di Theo>
<No, parlavano di te...ho sentito la mamma dire "Robert non deve scoprire che non è veramente mio figlio">
Mi cadde il mondo addosso. Io? Non sono suo figlio? Com'è possibile? Somiglio sia mia madre che a mio padre...
<Indagherò. Ciao Dyl...>
<Ciao!>
D'un tratto non capii più niente.
<Tutto bene?> mi chiese Kristine sorridendo timidamente.
<Si... ma ora devo uscire un attimo>
<Ci vediamo più tardi allora>
Salutai Kristine ed uscii.
Dovevo pensare.
Com'è possibile?

Parlami Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora