Shailene
Mi svegliai intontita, ancora stretta nella felpa calda di Theo.
Passò una buona mezz'ora prima che decidessi di alzarmi.
Ripercorsi con la mente ogni momento passato la sera prima insieme a Theo.
È stato come se lo conoscessi da tutta la vita, si comportava in maniera così protettiva con me...
Ma poi mi accorsi di una cosa: vedevo in lui l'affetto che mio padre ormai aveva smesso di darmi da anni, il mio era solo un disperato cercare una figura maschile che lo sostituisca e che non sia mio fratello Cody.
Theo è così serio, responsabile, un bravo ragazzo.
Senza accorgermene frugai tra la mia agenda trovando una delle poche foto che mi sono rimaste in cui sono insieme a mio padre.
Me la girai tra le dita, guardando le nostre facce, sorridevamo.
Stare da sola non mi aiutava.
Decisi di andare a colazione così com'ero.
<Giorno Shailene> mi salutò Robert.
<La mia felpa è così comoda che non l'hai ancora tolta?> ridacchiò Theo.
<Buongiorno, si la tua felpa è molto comoda... e calda> dissi affondando le mani in tasca.
<Hai così freddo?>
<Abbastanza. Tu Rob come stai?>
<Meglio, domani la febbre sarà del tutto passata e potremo andare a Londra>
Esultai a bassa voce, ma la mia voce risultò stanca e non del tutto entusiasta.
<Avete ballato molto ieri?> chiese Robert.
Annuii.
<E avete ballato...insieme?>
Io non risposi, Theo invece, preso da un attacco di autostima, raccontò tutta la vicenda del mio "salvataggio" e persino il nostro ballo insieme.
Sentii che stavo per esplodere.
Odio sentirmi in imbarazzo.
Decisi che avrei ridotto al minimo la comunicazione con Theo, anche se sapevo già di non riuscirci.
La giornata era partita male, solo per colpa di quell'idiota di mio padre.
Ecco l'ho insultato, nel mio disordine ho trovato solo il termine "idiota". Pazienza.
Io e Theo decidemmo di uscire a fare un giro in macchina.
<Sei più silenziosa del solito o sbaglio?>
<Forse>
<È per ieri sera?>
<No>
<E allora qual'è il problema?>
<Nessuno> mentii guardandomi le unghie.
<Capisco quando menti>
<Non sto mentendo>
<Quando menti ti guardi le unghie>
Smisi subito di fissarmi le mani.
<Ho per caso detto o fatto qualcosa che ti ha infastidita?>
<Non sei tu il problema>
<Meno male. E quindi, te lo richiedo, qual'è il problema?>
<Non voglio parlarne>
<Qualunque cosa sia te la tirerò fuori, lo sai vero?>
Non risposi.
Facemmo una piccola sosta in un piccolo bar, dove Theo prese il secondo caffè della giornata e io dell'acqua.
Il locale era quasi vuoto, solo noi e una coppia di italiani.
Rimasi a guardare in basso, le gambe di Theo che dondolavano dallo sgabello quasi ipnotizzandomi finché non si allontanò per chiamare qualcuno al telefono.
<Perché non me lo hai detto?> mi chiede una volta tornato a sedersi accanto a me.
<Cosa?>
<Di tuo padre>
<Tu come lo sai?!>
<Leggo nel pensiero> scherza <No dai, ho chiamato Robert per capire perché fossi triste e lui mi ha detto che potrebbe essere per tuo padre...e mi ha raccontato tutta la storia>
Abbassai lo sguardo.
<Rob aveva ragione?>
<Si>
<Vuoi che ne parliamo?>
<Non voglio renderti partecipe dei miei problemi>
<Io ti ho raccontato della mia infanzia, di mia madre. Ora tocca a te>
<È solo che ieri ti sei comportato in maniera così gentile e ho pensato che forse sto solo cercando in te una figura maschile di riferimento per rimpiazzare mio padre>
<Ehi, tu potrai sempre contare su di me, anche se non sono tuo padre>
Alzai lo sguardo, Theo aveva sempre in volto quell'espressione che mi da sicurezza.
<Prima o poi capirai perché non voglio assolutamente vederti come una mia parente> disse sorridendomi.
<In che senso? Perché?>
<Non posso dirtelo, non ancora>
Davvero non capisco, mi sta confondendo le idee.
Devo contare su di lui come fosse mio padre o devo vederlo solo come amico?
<Ora ti basta sapere che per qualunque cosa io sono con te>
Si alzò dallo sgabello invitandomi a fare lo stesso per poi abbracciarmi, sarei stata così per ore e ore.
<Vieni, voglio portarti in un posto> mi disse sottovoce prendendomi per mano.
Ci infilammo velocemente in macchina, io e Theo parlammo, lui volle che io mi sfogassi, raccontassi tutto di mio padre e, se necessario, lo insultassi anche.
Devo ammettere che aveva ragione, come al solito, sfogarsi è meglio che non parlare anche se non so dove trovasse la voglia di ascoltarmi.
Scendemmo dalla macchina in un quartiere abbastanza desolato, intorno a me vidi solo casette molto vecchie e poche macchine parcheggiate.
<Dove stiamo andando?>
Non mi rispose.
Ci avvicinammo a una casetta abbastanza piccola, la finestra aveva il vetro crepato e L'intonaco della parete era sgretolato.
Estraè dalla tasca una chiave arrugginita e la infilò nella porta che poi aprì con un cigolio fastidioso.
<Vieni> mi invitò ad entrare.
Mi guardai intorno spaesata come faccio ogni volta che entro in un posto dove non sono mai stata.
Sembrava che nessuno entrasse là dentro da molto, molto tempo.
C'era molta polvere, la moquette sul pavimento era bucata, alcuni mobili rovesciati e mezzi rotti.
Odore di roba vecchia, il che non mi sorprese affatto.
<Cos'è questo posto?>
<Venivo qui spesso quando ero un ragazzino. Io e i miei amici ci trovavamo a bere, fumare o anche solo per parlare e stare un po' insieme. Era una sorta di covo segreto>
<Come mai hai la chiave?>
<Il vecchio proprietario me l'ha lasciata il giorno prima di morire. E oggi avevo voglia di tornarci>
Theo accese la luce, che sfarfallò un po' prima di accendersi del tutto.
Quando riuscii a vedere meglio continuai a guardarmi intorno.
<Oh dio quello è un topo!> urlai prima di rifugiarmi dietro le spalle di Theo.
<Hai paura dei topi? Ora lo faccio andare via>
Ero un po' nervosa, odio gli spazi chiusi.
<Perché mi hai portata qui?>
<Volevo stare un po' da solo con te, quando c'è Robert non possiamo>
Tutto questo mi insospettì, ma cacciai indietro i sospetti.
È impossibile che succeda quello a cui sto pensando.
Lo seguii fino a un'altra stanza.
C'era un letto, il materasso era bucato e, a giudicare dal rumore quando mi ci sedetti sopra, diverse doghe rotte.
Theo si chiuse la porta alle spalle.
<Posso dirti un segreto?> mi chiese.
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Parlami Di Te
FanfictionShailene ha sedici anni, vive in un paesino della California con il fratello minore e la madre che si fa in quattro per pagare le spese e mantenere i figli da quando il marito se n'è andato di casa senza dare più sue notizie. Il suo migliore amico...