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Paulo

Entrai in macchina e Alvaro mi seguì. Diaz era con Antonella, non so quanto mi potessi fidare di lei in quel momento, ma lo feci. Non rispettai i semafori e arrivai a casa in cinque secondi. Parcheggiai non facendo caso al posto e aprii con le mie chiavi. "Aspettami" Urlò Alvaro. "Sei un calciatore" Ammisi "Sbrigati". Salii e aprii con la mia chiave, la porta si aprì e lei si buttò fra le mie braccia continuando a piangere.Appoggiai le mie mani sulla sua schiena e gliela accarezzai. Si staccò e vidi che manteneva il suo sguardo su Alvaro che avanzò. "Mi dispiace" Le sussurrò e lei lo abbracciò, c' era forse qualcosa che non sapevo? Entrai e chiusi la porta. "Ci hai fatto preoccupare" Dissi guardandoli. Ero geloso.  " Che è successo?" Domandai. " Nulla" Rispose. " Ascoltami Ara io devo partire dai miei tra quattro giorni, vieni con me" "Non lo so Alvaro, non sono pronta per questo" "Non li conosci i suoi genitori? Vi siete fidanzati?" Domandai "No, non ci siamo fidanzati. Io e Alvaro siamo fratelli" Sbottò e sgranai gli occhi. "Quindi ho capito male io? Non siete andati a letto insieme?" Domandai quasi con il sorriso " Siamo andati a letto insieme" Ammise Alvaro "E la mattina appena te ne sei andato mia madre le ha portato una lettera dove le spiegava tutto" Spiegò "Paulo puoi stare tranquillo, tra me ed Ara non ci potrà mai essere nulla" "Oh grazie non sai che sollievo dopo che te la sei portata a letto" Ammisi camminando avanti e indietro per la stanza, mi fermai osservando una bustina trasparente con delle pillole all' interno. "Ara" Dissi "Hai ricominciato?" Dissi "No, avevo bisogno di un" la interruppi " Non me fotte un cazzo di cosa avevi bisogno, hai un figlio e non lo puoi lasciare da solo" Dissi urlando " Si, certo. Anche quando ci sono sta con la tua futura moglie" Sbottò ricordandomi di ciò che feci la sera precedente. Cazzo. "Sarai sempre tu sua madre, anche se io e lei ci sposeremo" Ammisi e vidi il suo sguardo abbassarsi, infilai quel sacchettino nella tasca dei miei pantaloni e dopo averla salutata con Alvaro ce ne andammo.

Ara

Se ne andarono e non mi feci sfuggire nulla, Paulo si portò la bustina con i calmati. Ero contenta che con Alvaro avevo chiarito, almeno potevo contare su mio fratello anche se dopo tanti anni mi fa strano. Dopo neanche cinque secondi bussarono alla porta ed aprii. "Che vi siete dimenticati?" Domandai con il sorriso aprendo, ma non erano loro. "Che cazzo ti ha detto Gennaro?" Disse Simone entrando e sbattendo la porta alle sue spalle. "Come facevi a sapere dov' ero?" Domandai " Antonella" Disse un solo nome e capii. "Quale cosa non ti è chiara del voglio stare da sola?" Dissi incrociando le braccia al petto. "Senti noi ci sposeremo" Disse con tono minaccioso. "Noi due non ci sposiamo e ti puoi sposare con la tu amichetta" Dissi mostrandogli le foto. Simone mi diede uno schiaffo. Il secondo. La mia mano si appoggiò sulla mia guancia che era calda. "Vattene" Dissi urlandogli. "Portami rispetto" Disse dandomene un altro. "Lo so che sei andata a letto con Morata" Disse urlando, la sua mano si appoggiò sulla mia gola e le mie spalle erano al muro. I miei polmoni per una seconda volta richiedevano aria, diedi un calcio sulla sua pancia e si allontanò. "Vattene" Dissi. Se ne andò e il rumore della porta rimbombò. Spostai la sedia e mi ci sedetti. Le guance erano arrossate e l' acqua fredda non migliorava un bel niente. Non so per quanto tempo stessi lì, ma la porta si aprì di nuovo mi girai e quando sentii la sua voce mi girai per non farmi vedere. "Ciao, sono venuto solo per vedere come stavi" Disse Paulo chiudendo la porta. "E' successo qualcosa?" Domandò avvicinandosi, sentii la sua mano nella mia spalla e mi alzai. "No, non è successo niente" Dissi andando verso qualsiasi altra stanza, non feci in tempo di camminare che mi afferrò il braccio e fui costretta a guardarlo. "Che..... Chi ti ha fatto questo?" Disse avvicinando la sua mano sul mio viso. "Nessuno" Dissi dimenandomi, ma lui riprese il mio braccio. "Te lo ripeto. Chi ti ha fatto questo?" Domandò "Simone" Dissi e lasciò il mio braccio andando verso la porta. "Paulo" lo chiamai "Dove vai?" domandai. "Vado ad augurargli un buon viaggio" Disse.

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