"Paulo ha avuto un problema" Il mio cuore perse un battito. "Che problema?" Dissi preoccupata "Chi sei?" Disse lei. "Sono Ara" Ammisi "Passami Juan" Disse e capì che il ragazzo che cercava di prendermi il cellulare e che mi teneva in casa sua si chiamava così. "Dimmi che è successo?" Chiesi "E' in ospedale" rimasi immobile e lui mi tolse il cellulare dalle mani.
Con le spalle al muro scivolai lungo d' essa fino a quando non riuscì a toccate il marmo ghiacciato del pavimento.
Chiuse la chiamata e si avvicinò.
"Sai cosa ti succede quando non esegui ciò che ti dico?" Disse urlando. "E' sequestro di persona" Sbottai piangendo. "Fammelo vedere, voglio vederlo, voglio vedere come sta" Dissi piangendo. "Ti giuro che farò ciò che vorrai" Ammisi.
Avrei fatto qualsiasi cosa pur di salvarlo.
"Intanto vieni" Disse alzandomi, mi sedetti nel letto ed incominciò a baciarmi, ma mi scansai. "Levati" Urlai. Mi girò di scatto, il mio corpo aderiva al materasso e al lenzuolo freddo quando sento il rumore di una cintura e sapevo già ciò che mi aspettava.
Chiusi gli occhi e pensai a Paulo e a Diaz.
Sarei riuscita a scappare prima o poi.Dopo undici colpi se ne andò, chiudendomi a chiave in camera. L' unico bagno che avevo era un water accanto al letto e un lavandino accanto alla televisione. Guardai le mie braccia e si potevano vedere alcune vene violacee, per via delle siringhe che mi infilzò. Non so in che via mi trovavo e l' unico contatto con il mondo esterno era una finestra di cui l' apertura era attaccata con un pezzo di legno e dei chiodi. Mi avvinai ad essa e cercai di togliere quel pezzo di legno, quando mi bloccai.
Un ragazzo del palazzo di fronte mi stava guardando. Diedi dei pugni alla finestra, ma non si sentiva al di fuori ciò che urlavo, appannai il vetro e scrissi AIUTO. La porta si aprì e mi allontanai. "Vestiti" Disse tirandomi dei vestiti. "Andiamo in ospedale" Disse uscendo e lasciando la porta aperta. Mi sedetti sul letto e ragionai.
Calma.Respira.
Se scappo ora o appena usciamo è peggio, potrebbe non portarmi da Paulo.
"Sei pronta?" Disse entrando. Quei jeans era un pò grandi e la maglietta doveva essere sua, le scarpe erano da ragazza, anzi erano le mie. Quando quella sera uscì avevo scarpe con i tacchi, come faceva ad avere le mie scarpe? "Si" Dissi. Si avvicinò e mi prese i capelli tra le mani. "Ti prego non tagliarli" Ammisi. "Non te li sto tagliando" Disse per alzarmeli e attaccarmeli con una molletta. "Tieni" Disse dandomi il cappello che indossava qualche secondo prima lui.
Non voleva farmi riconoscere.
Scesi le scale con la sua mano sopra i miei occhi.
Contai i gradini, ma non ce la feci.
Ricordai.
[Aprii i miei occhi osservando fuori dall' oblò il mare che cullava lo yatch, mi sedetti accorgendomi che ero in movimento e spaventata raggiunsi all' esterno la cabina trovandoci Paulo. "Che fai?" Dissi urlandogli contro. "Devo parlati e non posso farlo con Simone fra i piedi" Ammise lui accelerando. Dopo qualche minuto incominciai a capire. "Che vuoi fare?" Domandai. Non ricevetti nessuna risposta, mi afferrò per il braccio portandomi davanti alla ringhiera dello yatch. " Quando eri coma giurai che se ti fosti svegliata ti avrei chiesto" Disse mettendosi in ginocchio. Ero paralizzata. Estrasse una scatoletta rossa e quando l' aprì mostrò un anello. "Vorresti diventare mia moglie?" Domandò sorridendomi]
Piansi ancora di più a quel ricordo.
Le sue mani si levarono dai miei occhi e capii che zona si trattava.
Ero a San Salvario.
Quel ragazzo era davanti la finestra che continuava a guardare verso di noi e dopo mi ritrovai dentro una macchina.
Guardavo i palazzi scorrere lungo il finestrino.
Arrivammo e scesi. Tutte camere piene e corridoi vuoti.
La sua camera.
Lui era sdraiato, dormiva, stava bene credo.
"Posso stare sola con lui?" Domandai.
"E' sotto sedativi, non si sveglierà" Disse aspettandomi davanti la porta di spalle.
Trovai un foglio e una penna sul tavolo di quella stanza, probabilmente del medico, ne strappai un pezzo e scrissi:San Salvario. Juan Trovami!
Stavo per scrivere Ara "Hai finito?" Disse interrompendomi, non feci in tempo a scriverlo. "Un minuto" Andai verso di lui e lo abbracciai, aprii la sua mano senza fargli accorgere di ciò e gli misi il biglietto.
La sua mano si mosse e i suoi occhi si stavano per aprire, quando venni portata via di forza.
Ero fuori dalla sua stanza e dentro c' era Antonella che lo baciò. "Ti sei svegliato" Disse lei.
Juan mi tirò via dall' ospedale, ma mi bloccai.
Mio figlio.
"Mamma" Disse urlando.
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💎Mi Joyas💎
De TodoIbiza. Dopo essere stata in coma per overdose, mi ritrovo esattamente ad Ibiza con Paul, Paulo, il padre di mio figlio e Simone, colui che si prese cura di mio figlio mentre il padre non ne sapeva l' esistenza. Vacanza obbligatoria che prenderà il r...