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Una volta terminata l'autopsia, Mitsuo uscì e s'incamminò verso la stazione di Otsuka, con l'intenzione di mangiare qualcosa in zona. Sulla strada, si fermò più volte per guar­darsi alle spalle. Non riusciva a capire da dove venisse quella strana inquietudine. Non l'aveva mai provata prima e non riusciva ad attribuirle un significato. Non era collega­ta alla morte del figlio. E lui aveva sezionato centinaia di cadaveri. Perché dunque, quel giorno, si sentiva così agita­to? Aveva sempre svolto il suo lavoro con estrema precisio­ne. Mai, prima di allora, si era verificato un episodio di quell'entità: un pezzo di giornale infilato tra due lembi di pelle ricuciti. Un unico, piccolo errore... Dover ammettere con se stesso di averlo commesso, ecco cosa lo tormentava. No, non era quella la ragione.

Entrò in un ristorante cinese, che frequentava spesso, e ordinò il menu del giorno. Mezzogiorno era passato da un pezzo, quindi c'era meno gente rispetto al solito. Oltre a Mitsuo, c'era un altro cliente, un uomo di mezza età, se­duto di fronte al bancone, intento a risucchiare rumorosa­mente i suoi spaghetti di soia. Indossava un cappello di cuoio, da montanaro e ogni tanto si girava a guardare nella sua direzione. Perché quel tipo non si toglie il cappello mentre mangia? E perché mi guarda così di soppiatto? si chiese il me­dico, in preda a un senso di crescente irritazione. Doveva avere i nervi a fior di pelle per notare particolari così insi­gnificanti.

La serie di cifre stampate sul pezzo di giornale che spun­tava fuori dal petto di Ryuji gli apparve davanti agli occhi, come un fotogramma. Quei sei numeri gli pulsavano nel cervello col ritmo di quelle melodie che tornano con insi­stenza, anche se si fa di tutto per scacciarle.

Mitsuo lanciò un'occhiata al telefono: stava sul muro alle spalle dell'uomo col cappello di cuoio. E se provassi a com­porre questo numero? si domandò. Ma in città non esistevano numeri telefonici a sei cifre. Era un'idea che non portava da nessuna parte, lo sapeva bene. D'accordo, ma se per caso do­vesse rispondere qualcuno...?

«Dimmi un po', Mitsuo, non mi hai riservato un gran trattamento poco fa! Se penso che mi hai perfino strappato i testicoli!»

Se avesse sentito la voce di Ryuji dirgli una cosa del ge­nere?

«Ecco a lei», annunciò il cameriere in tono asciutto, mentre gli posava davanti una ciotola di riso, ricoperto da pezzetti di carne e verdure, accompagnata da una zup­pa. In mezzo a quel brodo fumante galleggiavano due pic­cole uova di quaglia: avevano le stesse dimensioni dei testi­coli di Ryuji Takayama.

Mitsuo deglutì con fatica, poi svuotò in un sorso il suo bicchiere d'acqua.

Non aveva mai creduto ai fenomeni soprannaturali, ep­pure si sentiva stranamente attratto da quelle cifre. 178 136. Sei numeri, usciti dalle interiora di Ryuji, grande appassio­nato di crittogrammi, dovevano pur avere un senso, no?

Un crittogramma...

Sorseggiando la sua zuppa, Mitsuo distese sul tavolo un tovagliolo di carta, estrasse una penna dal taschino e anno­tò quei numeri, l'uno sopra l'altro.

Abbinò un numero a ogni lettera dell'alfabeto: A 0, B 1, C 2, D 3, E 4, F 5, G 6 e così via fino a Z 25. Poteva avere senso? Era la tecnica più banale per risolvere un codice ci­frato. Quindi sostituì a una a una le cifre con le lettere del­l'alfabeto. BHI BDG... Oppure, leggendole di seguito: BHIBDG. Non c'era bisogno di consultare un dizionario per sapere che quella parola non esisteva. Mitsuo provò di nuovo, raggruppando i numeri alternativamente da soli e a coppie: le combinazioni 78, 81 e 36 non erano possibili, perché, sostituendo le cifre con le lettere dell'alfabeto, i nu­meri non potevano superare il 25. Annotò sul tovagliolo le varie combinazioni possibili.

R17

B1

R17

I8

H7

I8

Bl

I8

N13

D3

N13

G6

G6

G6

Dalle diverse combinazioni, risultava una sola parola sen­sata: RING. Mitsuo ripeté quella parola, s'impossessò del suo suono. Ring: sostantivo inglese che significava «cer­chio», «anello». Ma era anche un verbo, che si poteva tra­durre con «suonare», «riecheggiare», «telefonare»...

Poteva trattarsi di una combinazione. C'erano alcuni nu­meri stampati su un pezzo di carta che, per errore, era ri­masto incastrato nel ventre di un morto e, provando a farli coincidere con alcune lettere, si otteneva la parola ring. E con ciò?

Eppure quella parola suonava come un avvertimento.

Un giorno, quando lui ancora era molto piccolo e viveva in campagna, Mitsuo aveva sentito la sirena dei pompieri. I suoi genitori facevano entrambi gli straordinari e rientrava­no sempre tardi. In quel momento, in casa, c'era solo la nonna. Quel suono aveva rotto il silenzio della sera e, sen­tendolo, lui si era rannicchiato, tremando, contro le ginocchia della nonna e si era tappato le orecchie con le mani. Non sapeva di cosa si trattasse ed era letteralmente terro­rizzato da quel sibilo acuto e sinistro. Gli era apparso come il presagio di qualcosa di terribile. E infatti, esattamente un anno più tardi, suo padre era morto in un incidente d'auto.

Dopo quelle riflessioni, Mitsuo perse completamente l'appetito. Anzi gli venne quasi da vomitare. Allontanò il cibo, appena toccato, e chiese un altro bicchiere d'acqua.

«Ryuji, cosa stai cercando di dirmi?»

Una volta trasformato in un pupazzo di cartapesta e in­filato in una bara, Ryuji era stato restituito alla sua famiglia: gli occhi cerchiati di nero sembravano leggermente solleva­ti, come se lui stesse sorridendo. Alla vista di quell'espres­sione carica di dolcezza, Mai Takano aveva piegato il capo, in un gesto di saluto rivolto a nessuno in particolare. Tutto ciò era accaduto meno di un'ora prima. Quella sera stessa avrebbe avuto luogo la veglia funebre, seguita, il giorno successivo, dalla cremazione. In quel preciso momento, il carro funebre che trasportava il cadavere doveva essere da qualche parte lungo la strada per Sagami-Ono, dove vi­veva la famiglia di Ryuji Takayama. Mitsuo avrebbe voluto assistere alla cerimonia, per vedere quel cadavere trasfor­marsi in cenere sotto i suoi occhi. Malgrado tutto, aveva an­cora la vaga impressione che Ryuji non fosse affatto morto.


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