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Le pagine seguenti contenevano una descrizione minuziosa e fedele del video. Mentre leggeva, Mitsuo visualizzava con precisione quelle immagini, che si riflettevano nella sua mente come su uno schermo.

Cera un'esplosione di liquido rosso e torbido, che ricor­dava l'eruzione di un vulcano. E in effetti subito dopo si ve­deva la lava fuoriuscire violentemente proprio da un vulca­no e irrompere nel cielo notturno con intensità tale da far tremare la terra. Poi le immagini s'interrompevano e, in ne­ro su fondo bianco, appariva l'ideogramma della parola «montagna». Dopo un altro stacco, una nuova scena: due dadi che rimbalzavano sul fondo di una coppa.

Quindi, per la prima volta, appariva un essere umano: una vecchia, col viso solcato da rughe, seduta su un tatami, parlava di fronte alla telecamera. Il suo discorso, intriso di espressioni dialettali, era difficile da seguire, ma la donna sembrava predire il futuro di qualcuno, mettendolo in guardia da un pericolo incombente. Era quindi il turno di un neonato, che emetteva un vagito. Le varie scene non sembravano legate, ma cambiavano brutalmente, come car­te da gioco estratte a caso.

Dopo il bambino, si vedevano sullo schermo centinaia di volti, che si moltiplicavano come per effetto di una divisio­ne cellulare, e si udivano delle grida: «Menzogne!» «Impo­stura!» In seguito, appariva l'immagine di un televisore piuttosto vecchio.

Poi compariva il volto di un uomo. Respirava a fatica, il viso coperto di sudore. Dietro di lui, s'intravedeva un bo­sco. Gli occhi, iniettati di sangue, scintillavano di una luce macabra. La bocca, da cui colava un filo di bava, era piegata in un ghigno, come se stesse per lanciare un grido. Dalla spalla nuda, coperta di ferite, scendeva del sangue. Si sen­tiva di nuovo il vagito di un neonato. Quindi una luna pie­na si stagliava al centro dello schermo e cominciavano a ca­dere pietre, della grandezza di un pugno, che piombavano a terra con un tonfo sordo.

Infine apparivano altri ideogrammi che dicevano: «Ades­so che avete visto queste immagini, siete condannati a mo­rire, esattamente a quest'ora, tra una settimana. Se non vole­te morire, dovete seguire esattamente queste istruzioni...»

D'un tratto, la scritta scompariva, per lasciare il posto a un noto spot pubblicitario, che reclamizzava un apparec­chio elettrico anti-zanzare, impedendo così di leggere le istruzioni per scampare alla morte. Dopo aver visto quel vi­deo così confuso ed enigmatico, Asakawa si era convinto di due cose: anzitutto che chiunque avesse visto la cassetta sa­rebbe morto entro una settimana; in secondo luogo, le indi­cazioni finali erano state cancellate di proposito da qualcu­no che vi aveva registrato sopra una pubblicità. I quattro ragazzi che avevano guardato il video prima di lui non l'a­vevano sicuramente preso sul serio, scambiando quella parte per un tiro mancino messo a punto per i prossimi spettatori. Quanto a lui, si era infilato la cassetta nella borsa e aveva lasciato di corsa il cottage.

Mitsuo trasse un leggero sospiro e appoggiò i fogli sulla scrivania. Tutto ciò è sconcertante... pensò.

Il reportage di Asakawa descriveva nei minimi dettagli le immagini inquietanti che si erano succedute sullo scher­mo per una ventina di minuti. Lo sforzo che il giornalista aveva fatto per rendere, attraverso il linguaggio, il senso crudo di quelle scene non era stato inutile. La mente di Mit­suo era attraversata da quelle immagini vivide, nonché dai rumori e dai suoni che le accompagnavano, proprio come se le avesse viste e udite lui stesso. Si sentiva sfinito. Fu tentato d'interrompere subito la lettura. Riviveva con tale in­tensità il terrore suscitato in Asakawa da quelle immagini che smettere di leggere gli sembrava l'unico modo per sot­traisi, almeno per qualche istante, alla paura.

In realtà, quella breve interruzione non fece altro che ac­crescere la sua curiosità. Con una tazza di tè in una mano e un plico di fogli nell'altra, riprese a leggere, ancora più ve­locemente di prima.

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