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Il sabato successivo, terminata la seconda autopsia della giornata all'Istituto di medicina legale, Mitsuo aveva fer­mato il giovane ufficiale di polizia che aveva assistito all'in­tervento per avere da lui qualche informazione sui veicoli accidentati. Cosa succedeva, per esempio, a un'auto grave­mente danneggiata a causa di un incidente avvenuto sulla rampa d'uscita dell'autostrada della baia di Tokyo?

«Be', prima di tutto viene ispezionata», rispose il fun­zionario, cui gli occhiali conferivano un'aria da bravo ra­gazzo.

Mitsuo aveva già avuto modo di vederlo parecchie volte durante le autopsie, ma non si era mai fermato a parlare con lui, prima di allora. «E poi?»

«Viene restituita al proprietario.»

«E se è una macchina a noleggio?»

«Allora, naturalmente, la si rende alla società di noleg­gio.»

«Nel caso specifico, nell'auto si trovava una coppia, con una bambina ancora molto piccola. La famiglia abitava in un complesso residenziale di Shinagawa. La madre e la fi­glia sono morte nell'incidente e il marito, gravemente feri­to, è stato trasportato in ospedale. Dove vanno gli effetti personali trovati nella vettura?»

«In via provvisoria sono conservati nel distretto locale della polizia stradale.»

«L'incidente è avvenuto sulla rampa d'uscita dell'auto­strada Urayasu-Oi, all'altezza della baia di Tokyo. Qual è il distretto competente?»

«All'uscita dell'autostrada, ha detto?»

«Ehm, sì, proprio così. Vicino all'uscita.»

«Il distretto non è lo stesso se l'incidente è avvenuto sul­l'autostrada o appena fuori.»

Mitsuo ripensò alle fotografie dell'incidente. Senza dub­bio, l'auto era ancora in autostrada quand'era avvenuta la collisione. Poco prima dell'ingresso al tunnel sottomarino della baia di Tokyo. Ricordava di averlo letto da qualche parte, su un rapporto. «L'auto era ancora in autostrada», disse.

«In tal caso, è il distaccamento di polizia stradale della capitale che si occupa di prendere in consegna il veicolo.»

Era la prima volta che Mitsuo sentiva parlare di quel po­sto.

«Dove si trova l'ufficio?»

«A Shintomi-cho.»

«Molto bene. E poi, come ci si comporta con gli effetti personali delle vittime?»

«Ci si mette in contatto con la famiglia perché li venga a ritirare.»

«Ma se tutti i componenti della famiglia sono morti?»

«Anche i genitori, i fratelli o le sorelle del signore in ospedale?»

Mitsuo non aveva idea di quante persone contasse la fa­miglia di Asakawa. Vista l'età del giornalista, con ogni pro­babilità i suoi genitori erano ancora vivi e in buona salute. Era possibile che gli oggetti contenuti nell'auto fossero a ca­sa loro, in quel momento. Asakawa e Ryuji erano stati com­pagni di liceo... Ryuji era originario di Sagami-Ono, quindi anche Asakawa doveva provenire dalla stessa zona. La pri­ma cosa da fare era mettersi in contatto coi genitori di Asa­kawa.

«Grazie mille per le informazioni.» Mitsuo congedò il giovane poliziotto e si mise subito all'opera per rintracciare gli Asakawa. Non gli ci volle molto per scoprire che erano ancora vivi e abitavano nella zona di Kurihara, nella citta­dina di Zama. Li chiamò immediatamente e, quando chiese notizie degli oggetti trovati nell'auto, il padre, con voce segnata dal dolore, lo indirizzò verso il figlio maggiore, che abitava a Kanda. Asakawa era il più giovane di tre fratelli, gli spiegò. Il maggiore lavorava nella redazione della casa editrice S, quello di mezzo era professore di lingue in una scuola privata. Il padre, in effetti, era stato contattato dai poliziotti per ritirare gli effetti personali del figlio, e lui li aveva messi in contatto col figlio maggiore. La stazione di polizia di Shintomi-cho non era lontana da Kanda e inoltre, a settant'anni passati, il padre di Asakawa non se la sentiva di trasportare da solo un videoregistratore e un computer.

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