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Non appena inserì la chiave nella serratura di casa, Mitsuo sentì squillare il telefono. Girò la maniglia senza affrettarsi, convinto che, in ogni caso, avrebbe smesso di suonare pri­ma che lui fosse riuscito a sollevare il ricevitore. La maggior parte dei suoi amici, conoscendo le dimensioni dell'appar­tamento in cui viveva, rinunciava dopo cinque o sei squilli, immaginando che non fosse in casa. Di solito, quel trucco gli permetteva d'indovinare chi l'aveva cercato. Come si aspettava, gli squilli cessarono non appena lui ebbe varcato la soglia. Senza dubbio, si trattava di qualcuno che sapeva quanto fosse piccola la sua casa. Erano pochi gli amici che gli avevano fatto visita. Doveva trattarsi di Miyashita, ne dedusse Mitsuo, guardando l'orologio: erano appena pas­sate le otto di sera.

Spalancò la porta, per lasciar passare Masako, accese la luce e azionò il riscaldamento. C'erano vestiti sparsi un po' ovunque sul pavimento, là dove li avevano lasciati quella mattina, prima di uscire. La borsa di Masako era po­sata al centro della stanza, come se fosse scontato che, an­che quella sera, avrebbe dormito da lui.

Mitsuo sentiva una tensione ai muscoli delle spalle, sicu­ramente perché aveva passato buona parte della mattinata e del pomeriggio in una sala cinematografica. Aveva voglia di distendersi con un bagno caldo.

Quando si tolse il cappotto, si accorse che aveva ancora in tasca il catalogo delle edizioni S. Lo tirò fuori e lo appog­giò sul comodino, con l'intenzione di consultarlo con cal­ma, una volta uscito dal bagno. Voleva verificare il titolo dell'opera di Ryuji e la data di uscita.

Si rimboccò le maniche, sciacquò la vasca da bagno, re­golò la temperatura dell'acqua, poi cominciò a farla scende­re più forte. La piccola vasca si riempì in un attimo e il va­pore si condensò nella stanza. Il sistema di aerazione non funzionava molto bene. Mitsuo lanciò un'occhiata in salot­to, per chiedere a Masako se volesse approfittarne lei, per prima. Lei era seduta sul bordo del letto e si stava togliendo le calze. «Vuoi fare il bagno?»

Masako si alzò e, proprio in quel momento, il telefono ri­prese a squillare. S'incrociarono sulla porta, mentre Mitsuo usciva per andare a rispondere, e Masako scomparve nel bagno, dopo aver chiuso la porta a soffietto.

Era proprio Miyashita. Mitsuo ebbe giusto il tempo di portarsi il ricevitore all'orecchio che l'amico gli tuonò con­tro, con fare stizzito: «Si può sapere dove sei stato tutto il giorno?»

«Sono andato al cinema.»

Era forse l'ultima risposta che Miyashita si sarebbe aspettato, perché prese a urlare: «Come? Al cinema?»

«Ho visto due film.»

«Ah, sì? Te la passi bene, tu, eh?» Riavutosi dalla stupo­re, lo rimproverò severamente: «Cos'è questa storia? È tut­to il giorno che cerco di mettermi in contatto con te!»

«Si può sapere cosa vuoi? Non sto sempre chiuso in ca­sa!»

«Va bene, lasciamo perdere. Indovina un po' dove sono in questo momento?»

Da dove lo stava chiamando? Di certo, non da casa. Mit­suo sentiva in sottofondo il rumore delle macchine. Non dalla cabina sotto il suo palazzo, si augurò...

«Non mi dire che sei qua sotto e che vuoi salire per par­larmi subito!»

No, non adesso... Masako era nella stanza accanto, che si faceva il bagno... Anche se Miyashita avesse insistito, lui si sarebbe opposto fermamente.

«Ma no, stupido. Sono a teatro. A teatro, ti dico!»

«Come, a teatro?»

Era Mitsuo, ora, a essere stupito. Cosa ci faceva Miyashita a teatro, quando poco prima l'aveva accusato di spas­sarsela, solo perché aveva visto due film in un giorno?

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