La decrittazione

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La cameriera condusse Mitsuo e Miyashita a un tavolino vi­cino alla finestra. Dal ristorante, che si trovava all'ultimo piano dell'ospedale universitario, si godeva una vista mera­vigliosa sul parco; inoltre il personale universitario aveva diritto a una riduzione. Sebbene i due medici non indossas­sero il camice bianco, la cameriera capì a prima vista che non si trattava di clienti esterni e portò loro il menu riser­vato ai dipendenti dell'ateneo. Senza pensarci troppo, Mit­suo e Miyashita scelsero il piatto del giorno, accompagnato da un caffè.

«L'ho letto», annunciò Miyashita con fare circospetto, non appena la cameriera si fu allontanata.

Mitsuo si aspettava che la conversazione si sarebbe aper­ta con quella frase, dal momento che il collega gli aveva proposto di pranzare insieme. Miyashita aveva letto il re­portage di Asakawa e voleva condividere con Mitsuo le sue impressioni.

Mitsuo si sporse verso di lui. «Allora, che ne pensi?»

«Francamente sono rimasto sconvolto.»

«Ci credi?»

«Come potrei fare altrimenti? Tutto coincide, no? I nomi delle persone, l'ora dei decessi... Ogni cosa corrisponde perfettamente alla realtà. E noi due abbiamo letto anche i rapporti delle autopsie, giusto?»

Aveva ragione. Si erano procurati le copie dei rapporti delle autopsie effettuate sui quattro giovani che avevano soggiornato al Pacific Land Club, e l'orario delle morti cor­rispondeva esattamente a quello riportato da Asakawa. Non c'era nemmeno un particolare contrastante in quella storia. Tuttavia Mitsuo rimase colpito dal fatto che Miyashita, medico patologo, dotato di spirito arguto, non mo­strasse nessuna titubanza di fronte a concetti quali l'esisten­za di poteri soprannaturali e la possibilità di vendicarsi do­po la morte. «Quindi credi a tutta questa storia?»

«Sono reticente ad ammetterlo, certo. Ma tu sai che la scienza moderna si è rivelata insufficiente per spiegare al­cune questioni fondamentali. Come si è sviluppata la prima forma di vita sulla terra, qual è il corso dell'evoluzione? Avviene tutto per caso oppure c'è una direzione teleologica predeterminata...? Esistono diverse teorie in merito, ma nessuna prova concreta. La struttura dell'atomo non somi­glia a quella del sistema solare in miniatura, e non esistono metodi per studiare le capacità latenti dell'individuo. Quando si cerca di osservare il mondo oltre il livello dell'a­tomo, lo spirito deE'osservatore rimane stranamente coin­volto. Lo spirito, vecchio mio, lo spirito! Quello spirito, che il materialismo meccanicista dopo Cartesio stabilì non appartenere all'uomo in quanto materia, ritorna, in un mo­do o nell'altro, nei risultati scientifici. Non c'è niente da fa­re. Non mi stupisco, sai? Sono rassegnato ad accettare tutto ciò che mi si presenta in questa vita. E tanto di cappello a chi è convinto che la scienza è onnipotente.»

Anche Mitsuo era convinto che la scienza non potesse spiegare tutto, però non era così estremista come Miyashita. Se avesse spinto lo scetticismo a quei livelli, che ne sarebbe stato della sua razionalità scientifica? «Sei un po' estremo...» commentò.

«Non te l'ho mai detto, ma sono un idealista!»

«Un idealista...»

«'Ogni cosa vuoto segno', dicono i buddhisti..»

Mitsuo faticò ad afferrare il senso di quelle parole. Il pas­saggio dall'idealismo alla vanità delle cose gli appariva al­quanto azzardato, ma non era quello il momento per met­tersi a confutare le idee dell'amico. «Tornando al reporta­ge, hai avuto qualche perplessità, leggendolo?»

«Qualche perplessità? Un mare di perplessità, vorrai dire!» Miyashita aggiunse latte e zucchero in abbondanza al caffè che gli avevano appena servito, e prese a girare il cuc­chiaino nella tazza. I raggi di sole che filtravano attraverso il vetro gli illuminavano le guance, colorandole di un rosso vi­vo. «Punto primo: perché Asakawa è ancora vivo dopo aver visto la videocassetta?» proseguì, sorseggiando il caffè.

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