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Mitsuo tornò al laboratorio di biochimica per restituire il computer a Uchida, poi s'incamminò verso il reparto di pa­tologia. Teneva stretto a sé il testo stampato la sera prima, che intendeva far leggere a Miyashita.

L'amico, con la testa china sul tavolo, giocherellava con una penna tra le dita. Alzò di scatto lo sguardo, trovandosi all'improvviso sotto il naso un plico di fogli.

«Ecco, leggi!»

Miyashita sembrava non aver capito e restò immobile, gli occhi fissi su Mitsuo, con aria sbigottita. «Che ti prende, d'un tratto?» riuscì infine a bisbigliare.

«Vorrei avere il tuo parere su questo.»

Miyashita soppesò con un'occhiata il pacco di fogli. «Sem­bra lungo.»

«Sì, ma vedrai, è una lettura coinvolgente, ti ci vorrà po­chissimo tempo.»

«Non ti sarai messo a scrivere un romanzo, spero...»

«Ma no, si tratta del reportage stilato da Kazuyuki Asakawa sull'affare che ci preoccupa.»

«Asakawa? Intendi dire il giornalista?»

«Sì, proprio lui.»

Subito interessato, Miyashita prese a sfogliare il docu­mento.

«Per favore, leggilo e dimmi cosa ne pensi», ribadì Mit­suo. Poi fece per andarsene, ma Miyashita lo richiamò: «Aspetta un attimo».

«Che c'è?»

«I giochi di logica sono il tuo forte, vero?» Col mento appoggiato al gomito, Miyashita picchiettava sul tavolo con la punta della biro.

«Dire che siano il mio forte è un po' esagerato... Quand'ero all'università, però, mi divertivo molto con questo ge­nere di passatempi.»

«Hmm...» Miyashita continuava a far tamburellare la penna. Toc, toc, toc.

«Perché t'interessa?» s'informò Mitsuo.

«Per questo. Vieni a vedere», rispose l'amico, facendo scivolare nella sua direzione un foglio che, fino a quel mo­mento, aveva tenuto nascosto sotto il gomito.

Mitsuo si sporse in avanti per capire di cosa si trattava. Erano i risultati dell'analisi del virus trovato nel sangue di Ryuji, sottoposto all'autosequenza delle basi chimiche. «È la disposizione dei nucleotidi del virus... Me l'hai già mo­strata ieri.»

«Sì, ma c'è una cosa che mi turba... Vedi, è talmente biz­zarro...»

Mitsuo prese il foglio e si concentrò su quelle linee, ordi­nate in maniera identica, che si ripetevano tra le sequenze di nucleotidi.

ATGGAAGAAGAATATCGTTATATTCCTCCTCCT

CAACAACAA

In effetti, la ripetizione, a intervalli regolari, di quelle quarantadue basi era alquanto insolita.

«È stata trovata solo nel virus di Ryuji, giusto?»

«Già, solo nel virus di Ryuji», confermò Miyashita, sen­za distogliere lo sguardo dal volto di Mitsuo. «Non ti sem­bra strano?»

«Sì, certo, ma...»

All'improvviso, il picchiettio della penna s'interruppe. «Mi chiedo se non si tratti di un crittogramma.»

Mitsuo deglutì. Non ricordava di aver riferito a Miya­shita la scoperta della parola RING sul pezzo di giornale uscito dal ventre di Ryuji. «E se fosse un crittogramma, chi mai potrebbe avercelo inserito?»

«Ryuji.»

Mitsuo socchiuse gli occhi. Miyashita stava sollevando un problema cui lui non voleva nemmeno pensare. «Ryuji è morto. Io stesso ho effettuato l'autopsia.»

«Sì. Ma potresti almeno cercare di decifrarlo», replicò l'amico, senza perdersi d'animo.

Che parola si aspettava di trovare nascosta lì dentro? Co­me per le cifre che l'avevano portato a ricavare la parola RING, Ryuji voleva forse trasmettergli un'informazione im­portante per mezzo di quelle quarantadue basi? Era stato davvero l'amico morto a inserire delle parole, ripetute più volte, nel campione di tessuto prelevato dai suoi organi?

La mano con cui Mitsuo reggeva il foglio cominciò a tre­mare. Gli sembrava di essere giunto a un bivio nella risolu­zione dell'enigma, proprio com'era accaduto ad Asakawa. Ormai, però, si era spinto troppo in avanti per poter tornare sui suoi passi. Lui stesso, la sera precedente, allorché aveva visto quella strana combinazione di lettere, aveva pensato che poteva trattarsi di un crittogramma, ma aveva subito ri­cacciato indietro quell'ipotesi. L'impostazione logica della sua mente e delle sue azioni non gli permetteva di abban­donarsi a elucubrazioni di quel tipo. Se si fosse lasciato an­dare, temeva di perdere definitivamente il controllo.

«Ascolta, prendi il documento e studia con calma la que­stione.» Era curioso che un uomo di scienza come Miya­shita volesse divertirsi con un gioco così poco scientifico. «Sono sicuro che riuscirai a decifrarlo», concluse, accom­pagnando le sue parole con una leggera pacca sul fondoschiena dell'amico.

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