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Le delusioni sono una costante nella mia vita, c'è sempre qualcosa che non va o qualcuno. Poi fare finta di niente ma alla fine la delusione rimane lì a ricordarti come hai fallito per l'ennesima volta.
La cattiveria negli occhi di Maddie è inquietante, non c'è ragione per cui c'è l'abbia con me e mi interessa relativamente ma non so per quale stupido motivo ho pensato che Matthew potesse essere meglio degli altri. Lasciando perdere le occhiate che mi arrivano e la cattiveria che alleggia nei corridoi vado fino alla classe di chimica. Mi metto nell'ultimo banco e quando siamo tutti seduti la professoressa inizia parlare e a spiegare senza degnarmi di uno sguardo, la nuova arrivata non piace a nessuno. Prendo un bel respiro, Grace puoi farlo, puoi fare tutto. Il resto della giornata vado in giro con sicurezza perfetta e un sorriso menefreghista. La musica su in modo da non sentire gli altri parlare e per darmi più sicurezza. Sta finendo tutto tranquillamente, mi avvicino alla mia macchina e mi accorgo che Matthew è appoggiato sulla portiera con l'aria di uno che pretende un passaggio. «Hai bisogno di qualcosa?» lo sfido con lo sguardo e lui rimane lì fermo con la sua solita aria prepotente.
Sbuffo, lo sposto e salgo in macchina e gli chiudo la portiera in faccia. Mantieni la calma. Respiro e facendo rombare il motore per attirare gli invidiosi esco dal parcheggio.
La macchina va da sola, il piede sull'acceleratore pesa sempre di più e non mi fermo. Abbasso leggermente i finestrini per far entrare l'aria fresca dovuta alla velocità e mi dirigo fuori città. Accelero, accelero ancora e finalmente mi sento bene. Mi rilasso superando ogni limite in alcune strade appena fuori il centro della città. Sento il telefono squillare un paio di volte ma lo ignoro completamente e accelero.

Dopo tre ore a guidare entro nella zona residenziale e il mio motore rompe il silenzio religioso che c'è nella via.
Non ho nemmeno il tempo di uscire dall'auto che subito mio padre si precipita nel giardino con la sua tipica faccia infastidita. «Dove diavolo sei stata Grace?» non urla, sta cercando di stare calmo perché siamo all'aperto ma so che non vede l'ora di darmi uno schiaffo. «Avevo bisogno di uscire» non gli dico altro e spero se la metta via e mi lasci stare ma ovviamente mi afferra per un braccio e mi trascina dentro.
«Sono veramente arrabbiato con te Grace. Sai che hai dei doveri da rispettare. Prima c'erano dei clienti e amici che avrebbero voluto salutarti e con un po' di fortuna portarti fuori a cena. Se vuoi fare le corse me lo dici prima così ti do un orario e vai in pista a correre, non dove rischi di rovinare la macchina.» Ovviamente di me non gliene frega nulla ma mi rifiuto di rimanerci male. «Mi dispiace papà. Vado in camera mia senza cenare» corro di sopra, sperando che non mi segua arrabbiato. Fortunatamente lo chiamano al telefono e si distrae.
Entro in camera mia e mi precipito sotto la doccia.
Respiro a fondo e lascio che l'acqua fredda mi calmi e mi faccia distrarre. Appena ho ripreso il controllo sposto la temperatura e mi siedo per terra. Rimango seduta nella doccia per non so quanto tempo ma quando sento il campanello mi irrigidisco. Spengo l'acqua e rimango in ascolto; appena sento la voce di un quel presuntuoso di Matthew mi manca il respiro. Se mio padre crede che io frequenti quella gente lì mi uccide, inizierebbe a dire che siamo qui per lavorare e robe di cui vorrei fregarmene.
«Credo sia in camera, Matthew giusto? Va pure»
«Si signore, la ringrazio» non ho nemmeno il tempo per reagire che la porta si spalanca. Non chiudo mai a chiave, mio padre non è mai entrato in camera mia e poi semmai c'è il personale di servizio.
In questo momento vorrei tanto aver chiuso con doppia mandata.
«Ehi Grace... uh scusami» rimane a fissarmi mentre mi sorreggo l'asciugamano. Non sembra per niente disturbato dalla situazione, anzi probabilmente si aspetta che io mi spogli davanti a lui senza problemi e per l'ennesima volta vorrei prenderlo a schiaffi.

<<mine story>>

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