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Tutti gli agenti mi guardano con aspettativa, ho lo sguardo terrorizzato e non è sfuggito a nessuno.
«Sa chi è...porca puttana papà...» altro sguardo severo da sua padre, ma Matt lo ignora.
«Grace, tranquilla sei al sicuro» mi viene da vomitare; Dimitri Staling è un incubo.

Non so cosa mi aspettassi ma dovevo arrivarci, quel tipo è forse la peggior persona che abbia conosciuto in vita mia e l'ho visto si è no due volte. Mi tornano in mente le scene dell'albergo a Las Vegas, delle sue mani, delle botte e della crudeltà con cui mi scopava.
Respira Grace, a nessuno frega un cazzo dei tuoi problemi. «È Staling, il figlio di quello che parlava si chiama Dimitri. Il padre non l'ho mai visto ma il figlio si...» guardo Matt e al volo capisce la situazione perché stringe i pugni e dice qualche volgarità.

Suo padre lo guarda senza capire, non vorrei che dicesse qualcosa a questi agenti ma so che è inevitabile. «Grace veniva spesso violentata dagli uomini con cui suo padre faceva affari. E questo Dimitri non è un gran brava persona.» suo padre capisce e annuisce facendomi un cenno dispiaciuto. «Farò cercare questi nomi nel database. Ma ora dobbiamo trovare una soluzione al russo qua fuori, lo dobbiamo seguire per capire dove sta» fa un cenno e uno dei ragazzi si mette al volante e mette in moto. Mi siedo e Matt mi tiene stretto a se. «Tranquilla ne verremo fuori» mi bacia la testa. Cerco di stare tranquilla ma a un certo punto sento una serie di imprecazioni.

«Copertura saltata, capo dobbiamo fare qualcosa. È la terza volta che svolta qui e se sparisco ci seguirà, che si fa?» c'è una leggera nota di agitazione ma cerca di nasconderla. Johnson stringe le mani a pugno. Porca puttana, qualcosa mi dice che siamo in una brutta situazione. «Merda l'ho perso di vista, se ne deve essere andato...» un colpo forte ci fa scagliaste di lato e le braccia forti di Matt mi stringono mentre il van viene scaraventato di lato. Sbatto contro dei computer.
Mi gira la testa e faccio fatica a tenere gli occhi aperti. Sento altri colpi ma nessuno dentro si muove, merda, nemmeno io ci riesco. Respira Grace, respira e pensa.

Stringo la mano molla di Matt tra le mie e subito sento una leggera stretta di rimando. Okay è un buon segno. È tutto buio e si vede poco ma il furgone è steso su un fianco. Cerco con tutte le forze che ho di alzarmi. Fuori il rumore di lamiere non cessa; stanno per entrare. Matt si alza dopo di me e suo padre sotto un computer sussurra. «Portala via Matt, ora!» Matthew è frastornato ma annuisce, prende una pistola dalla fondina di un agente steso a terra. Gli tocca il collo e scuote la testa. Merda no. «Andiamo G. Ora» mi stringe la mano e sblocca piano la sicurezza dell'entrata posteriore del furgone. Il russo sta cercando di forzare i vetri anti proiettili anteriori e non sente nulla. Apriamo leggermente la porta e strisciamo fuori. Ormai è buio fuori e si vede poco nulla.

Stiamo lasciamo dietro quattro persone che erano qui per aiutami, non lo posso permettere. Matt impugna la pistola, accucciati e coperti dal rumore di vetri e lamiere riusciamo ad arrivare fino a un fosso con il boschetto. Ci abbassiamo, tremo tutta, quel tipo lì ucciderà tutti, se non sono già morti. Senza aspettare oltre Matt mi trascina dentro il bosco e iniziamo a correre. Si sentono delle imprecazioni e delle urla. Uno sparo solo e poi silenzio. Matt non si ferma un secondo ma vedo che ha le lacrime.

È tutta colpa mia, se non lo avessi coinvolto nella mia vita probabilmente ora sarebbe a casa, andrebbe alla Palmeto High School e avrebbe un padre. Non si ferma nonostante io opponga resistenza e quando arriviamo in un altra strada si permette di riprendere fiato. Mi fiondo tra le sue braccia e lo stringo forte. «Matthew, mi dispiace così tanto» lui non ricambia l'abbraccio, lo sento tremare e non mollo la presa. Dopo un tempo indeterminato si rimette all'opera, quest'uomo è una macchina da guerra. Il russo ci starà già cercando vedendo la porta posteriore aperta. All'improvviso il telefono suona. Vedo la faccia di Matt perdere ancora più colore, se possibile e poi risponde ma non dice nulla. «Cazzo, papà porca... sei tu?» lo dice con stupore ma quasi mi cadono le gambe. «Cazzo, si siamo alla strada parallela oltre il bosco. Si okay ti aspettiamo qui»
Poi mi guarda e sorride «Ha sparato lui il colpo di pistola, lo ha ucciso lui» vedo un mix di felicità e orgoglio nei suoi occhi e lo stringo a me, questa volta ricambia l'abbraccio. «È morto un suo agente, merda... ha chiamato rinforzi e l'ambulanza, non ti ho chiesto se tu sei tutta intera» mi tocco il sopracciglio dove c'è un taglio che perde sangue e sento le mani bruciare ma non è nulla. «Sto bene, tu?» alza le spalle; figurarsi.

Dopo poco un paio di fari di una berlina ci illuminano e subito scatto sull'attenti, come Matt. Ma e troppo tardi. La macchina si ferma bruscamente difronte a noi, una coppia di uomini enormi escono e mi coprono la bocca, tenendoci le braccia nell'altra mano. Io ovviamente sono nulla per loro ma Matt è grosso e prova a lottare, esce un altro uomo e a quel punto dopo tre pugni ben assestati Matt è frastornato e lo caricano in macchina e io affianco. Sono a sconvolta mentre mi legano le mani, mi coprono la bocca e gli occhi. Un rapimento in piena regola.

Cerco di dimenarmi ma sto zitta. Non voglio dare loro la soddisfazione di implorare, si nutrono di questo queste persone. Mi arriva un pugno veloce sulla mascella e per la forza ricado sul sedile. «Ci eri mancata piccola Grace» poi buio e silenzio.

<<mine story>>

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