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18 ANNI DOPO..
<< Alexandra! Alexandra! Santo cielo! Ma perché devo chiamarla sempre mille volte? >>
<< Alexandra! >> la sento urlare il mio nome, e già mi da sui nervi.
Oggi è il mio primo giorno dell'ultimo anno del liceo, "Studyvesant High School". Questo è il nome del mio liceo.
Si trova a New York, e non è molto lontano da casa mia. Brooklyn.
Vuole che vada a una buona università, ma sinceramente a me questa idea non elettrizza affatto.
Dopo tanto tempo che sono stata via, so che nulla sarà come prima, e l'unica cosa che vorrei, è essere già a fine anno scolastico. Prendo le ultime cose, ed esco dalla mia camera.
<< Alexandra! >> urla ancora.
<< Ho capito! Sono pronta! Sto arrivando! >> urlo a mia volta.
Vorrei un po' di pace, non chiedo altro. Dove stavo prima ero molto più tranquilla, e a me è proprio la tranquillità che serve...
<< Alexandra! >>
<< Basta! Sto arrivando! Eccomi! >>
A passo svelto la raggiungo all'ingresso e lei incrocia le braccia al petto non appena mi vede, << Finalmente ti sei degnata di uscire da quella maledetta camera! >> esclama.
<< Mi stavo vestendo, se poi devo andare al mio primo giorno di liceo in pigiama dimmelo, vado a
cambiarmi. >> sbotto.
Mi prende per le spalle e mi guarda con occhi dolci: << Tesoro... >> mi carezza la guancia: << Vedrai, andrà tutto bene. >> improvvisamente si rabbuia.
Ma io lascio perdere e la oltrepasso per aprire la porta ed uscire.
<< Sono pronta... >>
Prendo la borsa e usciamo di casa.
Apro la portiera di dietro dell'auto e lancio la borsa dentro, la quale cade a testa in giù ai piedi dei sedili.
Sbuffo. << 'fanculo! >> esclamo sempre più irritata.
Chiudo la portiera e salgo avanti al lato del passeggero.
<< Alexandra smettila di dire parolacce. >> mi rimprovera.
<< E tu smettila di chiamarmi Alexandra. Mi chiamo Alexa. >>
Incrocio le braccia al petto guardando avanti a me.
<< Ma questo è... >>
Mi volto di scatto verso lei: << Non mi interessa! Io mi chiamo Alexa. >> so di averle fatto male rispondendole così, ma non voglio che mi chiamino Alexandra. Non più. Alexandra Collins è morta. Io sono Alexa.
<< Parti o faremo tardi. >>
Sospira e mette in moto.
<< Mi farai sapere se va tutto bene, vero? >> chiede d'un tratto rompendo il meraviglioso silenzio che si era creato.
<< Sai che niente andrà bene. Dovresti saperlo. >> dico fissando la strada davanti.
<< Alexan... Alexa... >> si corregge.
<< Devi essere positiva. Ormai quello è il passato, pensa al futuro, ma soprattutto al tuo presente. Senza di esso non potrai mai costruirti un futuro. >>
La guardo male, << Non c'è futuro per me, lo sai benissimo. >>
<< Io invece credo di sì, devi solo crederci. >> Sbuffo.
Apro la portiera e salto giù dall'auto, recupero la mia borsa che è ancora a terra e faccio per andarmene, quando mi chiama e allora mi blocco:
<< Buona giornata tesoro mio. >>
Senza voltarmi, metto la borsa in spalla e dico: << Ciao nonna... >>
Mi allontano a passo lento, e più mi avvicino alla porta d'ingresso del mio liceo, più il mio cuore prende a battermi fortissimo. Ho una terribile paura.
Mia nonna ha detto di essere più positiva. Ma come posso esserlo se conosco già la mia nominata in questa scuola?
L'unica cosa che desidero è che quest'anno finisca al più presto.
Sguardo dritto, spalle dritte e rigida come un tronco, passo tra la folla sperando di mimetizzarmi, sperando che nessuno mi abbia notata, ma è così difficile che non notino "Alexa Collins".
Proprio quando sto per entrare, la campanella suona e tutti come un branco di caproni, si precipitano all'entrata. Hanno tutta questa voglia di iniziare il nuovo anno?
Urto contro una spalla, non saprei dire di chi fosse, ma appena alzo gli occhi per scoprirlo, vorrei non averlo fatto.
Claire, la mia migliore amica, o meglio, la mia ex migliore amica. Anche se questa cosa ancora non l'ho capita; esiste un ex migliore amica? Non dovrebbe esistere solo un ex fidanzato?
Ci sono anche gli ex amici?
Io credo che se diventano ex, allora è perché non lo sono mai stati in realtà.
Proprio come Claire e il resto del mio gruppo, che non appena hanno saputo, mi hanno voltato le spalle e mi hanno lasciata sola.
Chiamateli amici questi...
Fa un sorrisetto furbo, e mi guarda male, si sposta dal viso quel suo stupido ciuffo biondo e mi lancia un'occhiatina di disprezzo.
<< Alexandra... Sei tornata... >> commenta.
Non mi aveva mai chiamata "Alexandra", ma sempre Alexa. Ha iniziato a farlo da quando ha deciso di non essermi più amica.
Abbasso lo sguardo per evitare di imbattermi nei suoi occhi; mi giudicano, per le cose passate.
<< Ciao. >> Dico e scappo via.
Spero di non avere corsi con lei, o con nessun altro dei miei "ex" amici, o dovrò suicidarmi.
Tutti si precipitano nelle rispettive aule. Controllo le lezioni del mio primo giorno in questo inferno chiamato "scuola".
Oggi alla prima ora ho inglese.
Mi dirigo verso l'aula, è proprio quando sto per entrare, qualcuno mi supera:
<< È tornata! >> Strilla.
Tutto quel vociare che sentivo prima, si interrompe, e si voltano a guardarmi.
C'è chi ridacchia deridendomi, chi mi guarda con indifferenza.
<< Alexandra Collins, bentornata, prenda posto. >> La professoressa mi sorride educatamente e io con la borsa ancora in spalla, guardo la classe per cercare un posto libero.
C'è un banco vuoto davanti a una ragazza, capelli neri, lunghi fin sopra le spalle.
Ha gli occhi bassi, impegnata a messaggiare con il cellulare, e quando le rivolgo la parola per dirle "ciao", li alza su di me e mi lancia un'occhiataccia - sono castani - e poi torna a fare quello che stava facendo.
Sposto la sedia e mi siedo.
Sarà un anno veramente lungo.
<< Alexa sei tornata... >>
Connor, il mio "ex" amico, si piazza davanti il mio banco e io abbasso gli occhi, lui si piega sul mio banco, e rivolgendomi un sorrisetto malizioso dice: << Sei mesi ti hanno fatto bene, forse dovevi rimanere ancora lì. >>
Batte un pugno sul banco facendomi sussultare: << Non ti ha insegnato tua madre che è da maleducati non guardare chi ti parla! >>
Tutti si voltano nella mia direzione; piega la testa di lato e si porta una mano sul petto fingendosi dispiaciuto: << Oh, giusto. Tu non hai una madre. Mi dispiace tantissimo... >>
Sotto il banco, stringo i pugni sulle mie gambe.
Sento gli occhi bruciarmi; Connor scoppia a ridere e si porta le mani sulla pancia: << Cosa fai? Ti metti a piangere adesso? >>
Mi afferra per il polso: << Cosa ti hanno insegnato li? A
piagnucolare? >> Scoppia a ridere e e le lacrime prendono a scorrermi sul viso.
Poggio i gomiti sul banco e nascondo la testa tra le mani.
<< Ecco brava! Nasconditi! Vergognati! È questo che devi fare! Vergognarti! >>
Mi urla contro.
<< Cosa succede lì infondo? >> La professoressa si rivolge a noi.
Connor si sposta e alza le mani chiedendo scusa, << Stavo salutando la mia amica. Era tanto che non ci vedevamo, e non vedevo l'ora di dirglielo. >> Fa un falso sorriso.
Nessuno parla, nessuno dice che è una bugia.
La professoressa guarda me, poi Connor e annuisce, << Bene. Adesso tornate tutti ai vostri posti e iniziamo la lezione di inglese. >>
Lui mi passa accanto per andare a sedersi un paio di banchi dietro di me, e mi si avvicina all'orecchio:
<< Felice che tu sia tornata, Alexa. Benvenuta all'inferno. >> Quest'ultima frase mi fa gelare il sangue.
Siamo solo all'inizio e devo dire che è cominciata proprio alla grande.
Prendo il quaderno per prendere appunti nel mio zaino, e decido che devo concentrarmi solo sulla lezione, e non alle risate dei miei compagni di classe. La lezione Alexa. La lezione...

Per l'intera lezione invece, non sono riuscita a concentrarmi. Sentivo i commenti di Connor e i suoi nuovi compagni, di Claire, e della nuova ragazza, - quella seduta dietro di me -,
che si prendevano gioco di me.
Claire deve avergli detto tutto.
Non appena la campanella ha suonato per informarci della fine dell'ora, sono scattata e scappata via.
Sono corsa in bagno, a sciacquarmi il viso. Dieci minuti dopo la campanella ha suonato di nuovo: la seconda ora.
Matematica, la materia che odio di più.
Non sono mai stata brava in questa materia.
Il professore, sta spiegando le disequazioni, e io non ci sto capendo nulla. Dovrò trovare qualcuno che mi aiuti a capirli. Ma chi? Mi odiano tutti!
Finalmente la campanella suona segnando la fune della lezione e l'inizio della ricreazione.
Quando mi alzo, ricado indietro sulla sedia, e quando abbasso lo sguardo per capire cosa è successo, vedo la gamba di Connor nella piegatura delle mie ginocchia.
Alzo gli occhi su di lui: << Scusami, ma stai sempre in mezzo. Levati
dai piedi. >> Sbotta.
Abbasso lo sguardo e mi stringo nelle spalle.
<< Brava. Tieni la testa bassa. È quello che ti meriti. >>
Io davvero non riesco a capire cosa vogliono da me. Quello che è successo riguarda me, soltanto me, loro non hanno nulla a che fare con quello che ho fatto e con quello che ho passato.
Non capisco quest'odio nei miei confronti, e mi chiedo se mai riuscirò a capirlo.
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Capitolino, capitoletto. 😂
Spero vi sia piaciuto! 😘
Ditemi cosa ne pensate...

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