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Quello che mi ha detto quel ragazzo mi ha spiazzato. Nessuno mi aveva mai detto nulla di così carino. È stato molto dolce.
Dopo la pausa pranzo, ho salutato i miei amici e abbiamo ricominciato le lezioni: storia ed educazione fisica.
Per fortuna oggi ho le prove di teatro, ed è l'unica cosa che può migliorarmi la giornata.
Entro nella sala dove proviamo, e trovo tutti riuniti in cerchio e il professor Benson che parla.
<< Salve prof! >> esclamo e tutti si voltano a guardarmi.
C'è chi mi guarda in malo modo lanciandomi occhiatacce e chi come Walter e Rebecca mi sorride.
<< Alexa, vieni. Aspettavamo solo
te. >> dice il professore.
Sorrido e mi avvicino a loro.
<< Prof mi chiedevo se... >>
<< Ti ascolterò. >> mi interrompe.
Resto a bocca aperta: << Ma... Come avete fatto a capire cosa volessi dire. >>
<< Mi basta poco... >> mi fa l'occhiolino e mi sento gli occhi di tutti puntati addosso.
Avvampo. << Okay ragazzi, smettetela di guardarmi così. Mi mettete in imbarazzo. >> Rebecca scoppia a ridere e io vorrei strozzarla perché lo sta facendo a posta.
<< Ragazzi basta scherzare. Cominciamo. >>
Tutti annuiamo e io e Rebecca ci guardiamo e ridacchiamo, poi ritorniamo serie.
<< Dopo le prove sei libera? >> chiede e io annuisco. << Cosa vuoi fare? >>
Faccio spallucce: << Cosa vuoi fare tu? >> chiedo anche io.
Scuote la testa, << Mi va bene qualsiasi cosa. >>
Scoppiamo a ridere. Se continuiamo così, non riusciremo mai ad organizzarci.
Walter posa un braccio sulle mie spalle e uno su quelle di Rebecca piazzandosi tra noi due. Guarda me e Rebecca e dice: << Venite da me? Mangiamo qualcosa. Invito anche dei miei
amici. >> fa l'occhiolino e e io alzo gli occhi al cielo.
Mi volto verso Rebecca e le chiedo se per lei va bene e annuisce.

A fine lezione, tutto vanno via; io Walter e Rebecca ci tratteniamo per qualche minuto. Ho chiesto loro di aspettare perché volevo che il professor Benson mi ascoltasse recitare per valutare la mia situazione.
<< Prof! Potete ascoltarmi? >> chiedo camminando verso lui che sta sistemando le sedie ai propri posti.
Scuote la testa: << Alexa, mi dispiace, ma oggi non posso. Vediamo giovedì, okay? >> annuisco delusa e poi lo saluto augurandogli una buona giornata e raggiungo i miei amici all'entrata della scuola.
Mi guardano confusi: << Già hai
fatto? >> chiede Rebecca. << Ti ha già sentita? >> continua.
Scuoto la testa: << Non poteva. Probabilmente ha da fare; ma ha detto che vedrà giovedì. >> spiego.
Rebecca fa spallucce e mi sorride,
<< Be', non ha detto che non ti sentirà, ha detto che vedrà giovedì... Quindi tranquilla, e ora andiamo o il nostro amico qui si incazza. >> dice indicando Walter che le sta di fronte a braccia conserte con il broncio.
<< Non fare il bambino capriccioso. >> scherzo io dandogli un leggero colpo dietro la testa.
Lui viene in avanti lamentandosi:
<< Hei! Non mi trattare così! Non me lo merito! >> esclama, e a me subito torna in mente quel ragazzo, e le sue parole: "Non sembri una ragazza che merita di essere trattata male".
Be', forse un po' me lo merito, ma lui non lo sa. Però poi non così tanto!
Nessuno, qualsiasi cosa abbia fatto, merita di essere trattato male.
<< Andiamo? >> la voce di Rebecca interrompe i miei pensieri.
Annuisco e ci mettiamo in cammino verso casa di Walter. Non ci sono mai stata, e sono curiosa di vedere dove abita, così se mi da fastidio qualche volta, posso minacciarlo di andare a prenderlo a casa per i capelli.
Ridacchio tra me e me.
<< Perché stai ridendo? >> chiede Walter affiancandomi.
Scuoto la testa mentre continuo a sorridere.
<< Sono felice. >> dico; ma non è del tutto una bugia. Sono davvero felice in questi ultimi tempi, ed è tutto grazie ai miei nuovi amici.
Credevo non sarei riuscita a farmene di nuovi, ma non tutto deve sempre andare storto, vero?
Per fortuna non è così...
Boerum Hill: è questo il nome del quartiere dove abita Walter. Trovo che sia uno dei quartieri più belli di tutta Brooklyn.
<< Wow Walter! Tu vivi qui? >> esclamo.
Annuisce orgoglioso e poi ci invita ad entrare.
Non appena metto piede in casa, resto a bocca aperta.
Rebecca scoppia a ridere e chiama Walter con una spallata.
<< Guarda la sua faccia. >> mi indica con un cenno del capo.
Walter allora si volta a guardarmi e scoppia a ridere.
Sbuffo fingendomi infastidita, ma in realtà sto sorridendo. Posso solo immaginare la mia faccia ora; me ne rendo conto.
<< Hai una casa bellissima! >> esclamo e lui mi ringrazia ammiccando.
Il soggiorno non è molto grande, ma è abbastanza spazioso, a terra c'è il parquet, è la seconda cosa che noto dopo il camino! È bellissimo! Mi piacerebbe averne uno a casa! D'inverno passerei tutte le mie giornate lì vicino! La parete dietro è ricoperta di mattoncini: fantastico!
La cucina è tutta bianca, è un unico ambiente con il salotto. Sono curiosa di vedere il resto della casa, ma non voglio essere troppo invadente.
<< Ragazze se volete possiamo andare a mangiare fuori se non vi va di restare qui. >> si siede sul divano e noi restiamo ferme all'ingresso.
Svuotiamo la testa. << Per me non ci sono problemi, magari potremmo studiare insieme, anche se non abbiamo gli stessi corsi insieme. >> propongo.
Rebecca mi guarda male.
Inarco un sopracciglio e faccio spallucce: << Che c'è? Che ho
detto? >>
Sospira esasperata e alza gli occhi al cielo. << Ma tu pensi sempre allo studio?! >> si lamenta.
Scuoto la testa: << No! Ma cosa dici? Non penso sempre allo studio. >>
Si porta una mano su un fianco e sposta il peso da una gamba all'altra.
<< No, hai ragione. Tu non pensi mai allo studio. >> dice con tono ironico. Mi sta prendendo in giro.
<< Non studiamo oggi. >> dice.
Spalanco gli occhi: << Come no? >>
Esclamo. Rebecca scoppia a ridere, poi Walter interviene.
<< Okay basta ragazze. Allora? Cosa volete fare? >>
Ci guarda mentre noi ce ne stiamo ancora in piedi davanti la porta d'ingresso. Rebecca è più a suo agio, io no. Mi sento sempre così quando vado per la prima volta a casa di un amico; poi però mi passa.
<< Restiamo a casa. >> propongo io.
Sincero; non mi va tanto di stare per strada, e poi mi piacerebbe vedere il resto della casa, ma non mi va di chiederlo a Walter. Come ho detto: non voglio essere troppo invadente.
<< Okay, allora ordiniamo le pizze. >>

Passo tutto il pomeriggio con Rebecca a casa di Walter.
Abbiamo mangiato le pizze che Walter ha ordinato - e che ha offerto lui - poi abbiamo giocato un po' con la PlayStation di Walter; meglio dire: loro hanno giocato, io guardavo e tifavo.
Si è fatto buio, e non sono nemmeno le 20:00.
<< Sei sicura di voler tornare a casa a piedi? Non vuoi che ti accompagni? Non ci metto niente. >> per la millesima volta Walter mi chiede la stessa cosa.
Scuoto la testa e lo ringrazio, e per la millesima volta, gli dico che non c'è bisogno che mi accompagni, e che posso tornare a casa da sola.
<< Sei davvero testarda. >> borbotta.
Gli faccio la linguaccia e annuisco soddisfatta.
<< Ciao Walter! >> lo saluto.
<< Aspettami! Vengo anche io! Facciamo un pezzo di strada
insieme! >> Rebecca mi raggiunge di corsa.
L'aspetto e poi insieme andiamo via.
Camminiamo fianco a fianco, poi d'un tratto mi chiede: << Ma... A te non piace nessuno? >> mi volto di scatto verso lei.
<< No. Perché me lo chiedi? >>
Mi guarda con un sorrisetto furbo.
<< E Walter? >>
La guardo confusa: << Walter cosa? >>
<< Non ti piace? >>
Scuoto la testa: << Non dico che sia brutto, ma non mi interessa. È mio amico. >>
Annuisce. << Perché a te piace? >> le chiedo.
Scuote la testa: << No, però non ti ho mai vista in compagnia di un ragazzo, e mi chiedevo se ti piacesse qualcuno. >>
<< No. Nessuno. Ma mi piacciono i ragazzi. Tranquilla. >>
Scoppia a ridere: << Mai pensato il contrario. >>
Rido anche io: << Okay. >>
Camminiamo ancora un po' insieme, poi ci dividiamo e io cammino verso casa.
Comincia a fare un po' freddo, allora metto le mani nelle tasche del giubbotto e mi stringo nelle spalle.
<< Freddo... >> sussurro tra me e me.
<< Tu? >> una voce mi fa sussultare.
Mi blocco di colpo e alzo gli occhi su chi ha parlato. Oh, cavolo...
<< Ehm... Ciao. >>
<< Tu sei la ragazza del liceo, vero? >>
Abbasso lo sguardo e annuisco.
<< Cosa ci fai per strada da sola? >> chiede.
<< Sto tornando a casa. Scusa, ma... Devo andare. >>
<< Okay.  >> dice.
Me ne vado, ed è così... Strano. È stato strano questo incontro. Molto strano.
<< Nonna sono a casa! >> strillo aprendo la porta.
<< Tesoro com'è andata oggi? >> chiede.
<< Bene. Scusa, ma sono stanca, vado a dormire. >> la informo.
<< Non vuoi mangiare qualcosa prima di andare a letto? >>
Scuoto la testa, però il mio stomaco brontola, allora decido di accettare è così vado a sedermi a tavola, mentre mia nonna mi prepara una cotoletta e un po' d'insalata verde.
Divoro la mia cena e poi mi chiudo in camera, indosso il mio adorato pigiama fucsia a pois bianchi e mi metto a letto.
Continuo a pensare all'incontro di prima con quel ragazzo. Chissà se lo rivedrò di nuovo...

Sei l'errore che rifarei{COMPLETA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora