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Il primo giorno di scuola è appena terminato. Mi sembra di essere appena uscita dall'inferno.
Ho chiamato mia nonna per dirle che sarei tornata a piedi. Non mi andava che mi venisse a prendere, e non voglio nemmeno prendere l'autobus; voglio camminare, magari passeggiando mi sentirò un po' meglio, dato che mi sento uno schifo per come mi ha trattata Connor.
"Ti considero una sorella, ti voglio un mondo di bene. Ti prometto che mai niente ci dividerà, e nessuno potrà mettere fine alla nostra amicizia, sei troppo importante per me."
Le sue parole mi risuonano nella testa.
Hai infranto la tua promessa Connor. Dico tra me e me. Mi vengono le lacrime agli occhi.
<< Perché piangi stronzetta? >> Connor, Claire e i loro amici sono dietro di me. Continuo a camminare guardando avanti, cercando di ignorare i loro insulti.
<< Perché non reagisci? >> Claire fa una risata malefica.
"Alexa sei una sorella per me, un'amica, la migliore. Sei la cosa più importante, senza te non saprei come fare... Saremo amiche per sempre. Ci diplomeremo insieme, andremo nella stessa università, incontreremo la persona adatta a noi che ci farà perdere la testa, ci sposeremo e i nostri figli cresceranno insieme. Saranno amici, come lo siamo noi. Saranno amici per la vita."
Claire, lei più di tutti mi conosce da tanto tempo; ma come tutti gli altri mi ha preso di mira, e di me non gliene importa più niente. Mi chiedo se gliene sia mai importato qualcosa.
Mi fermo e mi volto nella sua direzione, incapace di trattenere le lacrime.
<< Basta! Lasciatemi in pace! >> strillo e scappo via.
Quando arrivo a casa, ho il fiatone, chiudo la porta alle spalle e lascio scivolare lo zaino dalla spalla a terra.
<< Tesoro. Bentornata. Com'è andata? >> mia nonna sbuca dalla cucina con in mano un canovaccio. Un bel profumo mi arriva alle narici e io chiudo gli occhi inspirando profondamente.
<< Allora? >> chiede ancora.
Riapro gli occhi e guardo mia nonna che ha un sorriso dolce sulle labbra.
Faccio spallucce: << Mi aspettavo di peggio. >> mento.
Lei mi sorride: << Cosa ti avevo
detto? >>
Annuisco ma poi incapace di guardarla negli occhi, abbasso lo sguardo.
<< Che hai? >> chiede preoccupata.
Scuoto la testa: << Niente. Ho fame. >> mento ancora.
<< Cosa c'è da mangiare? >> cambio argomento.
<< Ragù e pollo allo spiedo. >> mi informa. Mi viene l'acquolina alla bocca e lo stomaco prende a brontolare.
<< Il nonno? >> chiedo, dato che non l'ho ancora visto per casa.
<< Torna tra un po'. Intanto siediti, ti porto il piatto. >>
Scuoto la testa: << Non aspettiamo? >> chiedo e lei in tutta risposta, sospira con la tristezza sul volto e apre la credenza per prendere un piatto, per poi versarci dentro il ragù.
Me lo posa davanti: << Nonna, il nonno non dovrebbe starsene a
riposo? >> chiedo.
Lei indica le posate accanto al mio piatto. Lo fa sempre quando vuole dirmi: "comincia a mangiare".
Lo fa soprattutto quando non sa cosa rispondere e lo fa per prendere tempo.
<< Ha ancora sessantasette anni, è presto per andare in pensione. >>
Sospiro e chiudo gli occhi, poi li riapro e li poso su mia nonna: << Non intendevo quello. Intendevo per quello che gli è... >> Improvvisamente ricordo che la causa sono stata io, e quello che ho fatto.
<< Quello che gli è capitato l'anno scorso? Sta bene. Il dottore dice che in ottima salute, non c'è da
preoccuparsi. >> Lo so che lo dice per tranquillizzarmi, ma io non lo sono per niente.
Mio nonno l'anno scorso ha avuto un infarto e ha rischiato di morire.
<< Adesso mangia, o rischi che si raffreddi. >>
Annuisco, e mia nonna mi carezza la guancia, per poi tornare alla cucina.
<< Cosa stai facendo adesso? >> Chiedo voltandomi al contrario sulla sedia e poggiando le braccia sullo schienale.
<< Un dolce. Oggi è stato il tuo primo giorno del tuo ultimo anno dopo che sei uscita da... >>
<< Nonna... >> La interrompo. Solo sentirle pronunciare quella parola, quel posto, mi sale la rabbia.
<< Okay... >> Sembra offesa.
<< Nonna... >> Sospiro e mi guardo le mani: << Non prendertela, ma non voglio sentire più nominare quel luogo. Okay? >>
Annuisce. << È grazie a quel luogo che ora sei qui. >>
Aggrotto la fronte. Stringo i pugni e li batto sul tavolo, scatto in piedi:
<< Ho detto basta! >> Strillo.
Corro in camera e chiudo la porta a chiave, poi mi butto sul letto a pancia in giù, con la faccia sul cuscino.
Sono triste, e vorrei piangere, ma non ci riesco, alquanto strano, dato che è da questa mattina che non faccio altro; ma sono anche furiosa, per quello che ha detto mia nonna poco fa.
La detesto quando fa così. Sono tornata a casa due mesi fa dopo che sono stata via per sei mesi, e mia nonna, di tanto in tanto parla ancora di quel luogo.
Che io vorrei tanto dimenticare, ma loro non fanno altro che ricordarmene.
Per tutto il pomeriggio me ne resto chiusa in camera mia, a leggere, ascoltare musica, guardare film.
Ho sentito mio nonno tornare un'ora dopo essermi chiusa in camera.
Guardo il mio cellulare: le 23:59.
Di solito a quest'ora, Claire mi inviava il messaggio della buona notte, e io lo mandavo a lei.
"Buona notte sorellina, a domani."
Tutti i giorni alla stessa ora.
Invece adesso, guardo il mio cellulare, e... Nessuno mi ha cercato, nessuno mi ha mandato messaggi.
Mi sento così sola...

Sei l'errore che rifarei{COMPLETA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora