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Mi sento tiare per un braccio, bloccare alla parete, e due braccia all'altezza della mia testa.
<< Ciao Alexa. Hai detto al tuo caro amico Ryan che se solo si fa vedere in giro gli spacco la faccia? >>
Guardo Blake davanti a me. Lo guardo fisso negli occhi; non mi faccio intimidire.
Con uno spintone lo allontano da me.
<< Lurido schifoso, non ti azzardare a starmi vicino. Mi fai schifo. >> sbotto.
Blake scoppia a ridere. << Quando stavamo insieme non mi sembrava ti facessi così ribrezzo. >> fa un sorrisetto furbo, e nei suoi occhi vedo una scintilla.
Si avvicina di nuovo a me che sono ancora bloccata tra la parete e lui.
Lo spingo via e lui aggrotta la fronte.
<< Non mi devi toccare. >>
<< Quella notte non ero in me, ero ubriaca, e non ricordo niente. >>
Toglie le mani dalla parete e fa un passo indietro scoppiando a ridere e reclinando un po' la testa all'indietro.
<< Non parlavo di quella notte. Quella volta non è successo niente. Ne con i ragazzi, ne con me. Ho solo voluto fartelo credere. >> confessa.
Mi sento sollevata nel sentirglielo dire. Il solo pensiero che possa essere stata di nuovo cosa sua mi nausea.
Poggia di nuovo le mani alla parete all'altezza della mia testa inchiodandomi ancora ad essa.
<< Io parlo di quando stavamo insieme. Quando eri mia. Quando ti baciavo sul collo... >> si avvicina e sfiora lentamente la pelle nell'incavo del collo e io tremo. Reclino la testa all'indietro.
Lontani ricordi si fanno strada nella mia mente.
<< Amore baciami sul collo, lo sai quanto mi piace. >> gli ho detto.
Lui mi ha messa con le spalle al muro e ha accontento la mia richiesta di baciarmi sul collo.
<< Tesoro tu sai quanto mi piace baciarti? >>
Ho annuito con un sorriso soddisfatto stampato in volto e mi sono accentata su di lui, nonostante mi stesse baciando l'incavo del collo.
<< Mi piaci da impazzire. >> mi ha sussurrato sulle labbra.
L'ho guardato fisso negli occhi e gli ho detto sincera: << Ti amo Blake. Non lasciarmi mai. Non ferirmi mai. Ti amo da morire, e lo farò per
sempre. >>
Sono ancora schiacciata alla parete con la testa leggermente reclinata indietro, mente Blake continua a torturarmi sfiorando con le sue labbra la mia pelle.
<< Una volta mi hai detto che mi amavi da morire, e che mi avresti amato per sempre. Dove è finita quella promessa? Dove? >> sussurra a un soffio dalle mie labbra.
<< È svanita dal momento stesso in cui ho capito che eri tu quello che mi stacca portando sulla cattiva strada. >>
Scoppia in una sonora risata: << Io? Io? >> dice portandosi una mano sul petto, poi mi sfiora la guancia e io mi scanso non appena sento la sua pelle sulla mia.
<< Tesoro, non sono stato io. Tu ti sei rovinata. Sei tu che hai scelto quella strada, non ricordi? >>
Non è vero.
<< Io ti ci ho semplicemente accompagnato! >> dice alla fine.
Mi schianto contro di lui facendolo cadere a terra ed io con lui.
<< Sei un maledetto bastardo! Ammettilo! Ammettilo che sei stato tu a volermi in quelle condizioni! Ammettilo! >> sbraito.
Gli studenti che si trovano nel corridoio, guardano la scena senza fare nulla.
<< Ti scopavo quando volevo e tu non eri mai cosciente. >>
<< Si, perché oltre a farmi ubriacare, mi drogavi anche! >>
Non mi importa di quanto sia alto il mio tono di voce. Le persone qui presenti devono sapere che persona è Blake, e cosa è stato capace di farmi.
Il fatto è che sono tutti contro me, quindi qualsiasi cosa io dica, staranno sempre dalla sua parte. Io sarò sempre la cattiva della situazione.
<< Sei un bastardo! Va' al diavolo! >> sbotto e vado via.
Per fortuna le lezioni sono terminate anche oggi e non ho le prove del teatro, quindi posso tornarmene a casa e rinchiudermi in camera a fare niente.
Non ho voglia di camminare, voglio subito rintanarmi nel mio rifugio: la mia casa, la mia casa. Voglio stare in compagnia delle persone che mi vogliono davvero bene: i miei nonni.
Mio padre per fortuna non si è fatto più vedere. Ha capito che non gli avrei concesso di starmi accanto.
Ancora non riesco a crederci che ha avuto il coraggio di presentarsi qui a casa mia come se nulla fosse, come se non avesse abbandonato me e la mamma, come se non mi avesse ignorata per 18 anni.
Quando arrivo a casa, trovi mia nonna seduta sul divano che sorride; sta parlando con qualcuno ma non capisco con chi, poi sento la voce di Ryan e sorrido anche io. Lascio scivolare la borsa dalla mia spalla fino a terra ai piedi e li raggiungo.
Mi fiondo tra le braccia del mio amico e gli stampo un bacio sulla guancia.
Lui sorpreso si volta a guardarmi per qualche istante, poi mi sorride dolcemente.
<< Stai bene? >> chiede.
Annuisco.
Lui mi scruta attentamente, poi si volta verso mia nonna che sta osservando entrambi con gli occhi a cuoricino. Non capisco cosa le prende. Quando c'è Ryan è diversa.
<< Signora Collins, i suoi racconti sono davvero fantastici, un altro giorno verrò prima, così potrà terminarli
tutti. >> dice. Non capisco di cosa stiano parlando, ma decido di lasciar perdere.
Mia nonna si alza in piedi dal divano e a passo lento si avvia alla cucina:
<< Andate di sopra ragazzi. Io vi preparo il pranzo. >>
Annuiamo e insieme ci dirigiamo verso la mia camera, ma prima torno all'ingresso per raccogliere la borsa che sta ancora a terra.
<< Perché quella faccia? >> chiede non appena chiudo la porta della camera.
Mi volto e lo guardo confusa. Poso la borsa sulla sedia vicino alla scrivania.
Gli do le spalle mentre comincio a togliere la roba dalla borsa poggiandola sulla scrivania.
Non capisco come faccia. Legge nel pensiero per caso? O magari è una specie di stregone capace di sentire il tuo stato umorale?
<< Va tutto bene. >> dico.
Sono ancora di spalle e non ho il coraggio di voltarmi.
Mi vengono le lacrime agli occhi. Mi sfugge un singhiozzo, allora sento i suoi passi e si avvicina a me.
Mi abbraccia da dietro, poggia il mento sulla mia spalla destra e mi sussurra all'orecchio: << Siamo amici noi due, no? Puoi raccontarmi tutto, lo sai. >>
Mi volto e trattengo le lacrime che minacciano di scorrermi sul viso.
Annuisco: << Lo so, e ti ringrazio. Non so cosa farei senza di te. >> ammetto.
Lui fa un sorrisetto: << Niente, perché verrei a cercarti lo stesso. Mi avvicinerei a te proprio come quel giorno a scuola, in quel giardino. E ti chiederei se va tutto bene. >>
Mi sfugge un sorriso e lo abbraccio. Lascio le lacrime libere di uscire.
Ryan mi accarezza da sopra i capelli.
<< Raccontami tutto. >>
Prendo aria nei polmoni e poi la ricaccio.
<< Ho parlato con mio padre ieri. Mi ha raccontato un po' di cose. Ma non voglio annoiarti. >>
Scuote la testa: << Non mi annoi. Voglio sapere cosa ti ha detto, cosa hai saputo. Racconta Alexa. Voglio sapere tutto. Voglio starti vicino. >>
Sorrido al mio amico e comincio a raccontare tutto quello che mio padre mi ha raccontato. >>
Dopo quasi mezz'ora ho terminato il mio racconto e Ryan mi guarda esterrefatto.
<< Non posso crederci. Dopo anni sperava che tutto potesse risolversi come se niente fosse accaduto? Hai fatto bene. Io avrei fatto lo stesso. >> dice.
Mi abbraccia.
<< Ma tu hai ancora da raccontarmi, vero? >> fissa i suoi occhi nei miei ed io annuisco abbassato la testa.
Fisso le mie mani, poi Ryan con il dito indice sotto il mio mento mi costringe ad alzare la testa per guardarlo in volto.
<< Prima Blake mi ha detto che sono stata io a volere tutto quello che mi è successo. Che lui non ha fatto nulla. Però non ha avuto problemi nel raccontarmi che ogni volta che eravamo insieme mi drogava per avermi a suo piacimento. Chissà cosa mi faceva! >> esclamo coprendomi il viso con entrambe le mani per la vergogna.
Ryan me le fa spostare e mi accarezza la guancia.
<< È un coglione. Non dargli retta. Tu sei la vittima. Non lui. >>
Scuoto la testa: << Io però... >>
Mi interrompe posando il dito indice sulle mie labbra: << Tu niente. Cos'altro ti ha detto. >>
Abbasso la testa per poi rialzarla su di lui: << Non ha fatto niente, Ryan. Non mi ha fatto niente. Ha solo voluto farmelo credere di essere venuto a letto con me. >> spiego.
Ryan serra la mascella e il suo sguardo diventa duro.
<< Io lo ammazzo. Non ti ha fatto niente, ma te lo ha fatto credere facendoti sentire uno schifo. Questa ne la paga! >> ringhia.
Va verso la porta, e quando sta per aprirla, mi precipito nella sua direzione e lo abbraccio da dietro bloccandolo.
<< Quello ti ammazza. Ti prego resta qui con me e abbracciami. Ho bisogno di un amico. Non di rimanere sola. >> lo prego.
Lui sospira, lo sento rilassarsi e poi annuisce.
Ci sediamo sul mio letto e mi prende tra le sue braccia. Mi accarezza dolcemente da sopra i capelli e io mi sento meglio.
Fortuna che ho lui. Davvero. Non saprei cosa fare...

Sei l'errore che rifarei{COMPLETA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora