17. Indifferenza

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Andrea

Non ci credo.
Non ci voglio credere.
Sono cieco di rabbia.
Da quando ho preso quella rosa in mano e dopo le sue parole tutto è stato più chiaro.

Lui.
È tutta colpa sua.
E me la deve pagare cara.

Sento la voce di Martina dietro di me che mi chiama, che mi chiede di fermarmi, ma alle mie orecchie arriva solo un suono ovattato.
Non sento piú.
Non voglio sentire più.

Voglio solo agire.

Quasi salto giù dagli ultimi gradini delle scale e corro verso la porta d'ingresso.
Esco spalancandola e lo vedo.
In mezzo a un ammasso di studenti e professori.

"Bastardo..." sibilo prima di gettarmi letteralmente su di lui.
Finiamo a terra uno sopra l'altro.
Lo colpisco in pieno viso, e poi allo stomaco.
Lui cerca di fermarmi e mi immobilizza un braccio.

"Ti è piaciuto divertirti con le ragazzine!" esclamo.
Mi grida di fermarmi e che non ho capito niente.
Mi fa solo incazzare amcora di più.
Continuo a colpirlo alla cieca con una sola mano.

Non mi interessa dove lo colpisco.
Voglio solo fargli male, almeno quanto lui ne ha fatto a me con le sue smanie.

Sembro un bambino, lo so, ma so anche che ormai niente mi fermerà dal rivendicare ciò che era mio.

Sento delle braccia forti trascinarmi via da lui che rimane per terra e si muove a malapena.
Tutti attorno a me mi guardano ad occhi spalancati.
Sento un sapore dolciastro sulle labbra.
Sangue.

Quel bastardo mi ha colpito.
Mi riggetterei su di lui se non ci fosse il mio insegnante di matematica a trattenermi.
Tutti gli studenti che erano in giro si sono redunati attorno a noi.
Ne vedo qualcuno anche affacciato dalle finestre delle aule.

Due bidelli stanno aiutando Rinaldi ad alzarsi.
Mi volto verso l'ingresso per vedere la preside raggiungerci.

"Si può sapere che diavolo avete fatto!" esclama.
"Chiedilo a lui! Ho sempre detto che era un pazzo!" esclama Rinardi asciugandosi il sangue che gli cola dal naso.
Quasi gli ringhio contro dimenandomi ma la forza del mio insegnante che mi tiene è più grande della mia.
Finisco solo col farmi ancora più male.
"Basta così!" esclama la preside "Rinaldi! Vai a farti medicare e raggiungimi appena hai finito! E tu giovanotto! Sospeso. Per una settimana! E ci vediamo nel mio ufficio! Per favore, accompagnalo..." dice rivolta all'insegnante che mi trattiene "...E voi subito in classe! O volete fare compagnia al signor Guglielmi?"

Alle sue parole tutti corrono nelle rispettive classi.
Tutti tranne Martina.
Mi guarda.
Nei suoi occhi qualcosa che non avevo mai visto prima.
Sconforto.
Delusione.
Vergona.
Si vergogna di me.
Si vergogna di cosa è veramente il ragazzo che di avrebbe potuto essere innamorata.

Beh sì...sono questo...sono uno che è capace di picchiare un insegnante per proteggere le cose ama.
Si.
La amo.
Anche dopo tutto questo io comunque la amo!
Ma non ho la forza di dirglielo...e tutto rimane solo un mio pensiero mentre vengo trascinato in presidenza e i suoi occhi si fanno piú lontani.
Sempre più lontani.

Martina

Non ci riesco ancora a credere.
Sospeso.
Perché ha picchiato Rinaldi.
E ha picchiato Rinaldi per me.

Perché mi aveva lasciato quella rosa?
Una sola cosa è certa; dopo questa il mio caro professore non mi verrà a cercare altrettanto spesso.
È stato umiliato davanti a tutta la scuola, che tra l'altro ora sa che Andrea ha difeso una ragazza.
Per fortuna non sono stati così perspicaci da capire quale ragazza.

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