8. Retrogusto

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Andrea

Ho fatto una pazzia.
Una totale e assurda pazzia.
Volevo farmi perdonare.
Volevo capire se così avrei trovato una risposta alle mie domande.
E in parte l'ho trovata.
Ero geloso di chiunque sembrasse troppo vicino a lei.
Del mio stesso amico Luca.
Riusciva a ferirmi in un modo che solo lei conosceva.
È stata capace di mettermi in testa un pensiero fisso.
E quel pensiero fisso è proprio lei.
Lei.
Una ragazzina.

Potrebbe essere mia sorella.
Ho tre anni in più di lei eppure mi comporto come un dodicenne.
L'ho praticamente seguita quel giorno al centro commerciale.
E non l'ho più rivista dal giorno in cui le ho lasciato il pacco in classe.

Non è neppure venuta a ringraziarmi.
Neppure a chiedere se fossi stato io a compralre quel vesito.
Niente.

Penso di aver fatto un errore ad essermi curato troppo di lei.
Penso che non lo indosserà nemmeno.
Che non mi parlerà.
Che sarà come se non ci fossimo mai conosciuti.

E intanto penso anche che mi dispiace.
Che mi dispiace che lei non capisca quello che sta accadendo nella mia testa.
Mi dispiace che non lo capisco neanche io.
Mi dispiace che tutto quello che sta succedendo potrebbe essere solo uno strabiliante sogno, da cui potrei risvegliarmi, senza nemmeno conoscere Martina Ferrari.
E io non voglio.
Malgrado non ne capisca il perché, io non voglio snettere di vivere questo sogno.

Al diavolo la ragione.
Io so che la rivedrò a quella festa.
In quello splendido vesito.
Sarà la più bella di tutte.
Tutti la guarderanno incantati.
Ma lei...avrà occhi solo per me.
E allora li capirò.

Capirò...se mi sto innamorando.
-
"Andrea! Andrea mi serve il tuo orologio!"
Dove ho messo quella maledetta cravatta!
"Andrea mi senti!!"
Ero sicuro di averla lasciata nel cassetto...
"Andrea!!"
"Ma cosa c'è!? Non vedi che sono impegnato? Se non ti rispondo, per la quinta volta, ci sarà un motivo Lorenzo!" grido contro mio fratello nella stanza accanto.

Lui entra in camera mia sbuffando.
"Il tuo orologio!" dice scandendo le parole.

Non lo sopporto.
Gli indico una scatola Rolex sulla scrivania e lui la prende.
Presto scoprirà essere vuota.
"Sei un bel pinguino comunque!" esclama prima di uscire.
Non faccio in tempo a tirargli un cuscino.

Non sono un pinguino.
Sono vesito elegante...per una volta.

Mancano tre quarti d'ora all'inizio della festa a scuola.
E io continuo a non trovare quel maledetto cravattino.
"Cerchi questo?" chiede Alessia entrando in camera mia.
"Ma come hai fatto..." dico prendendolo.
"Era in cucina...dai te lo metto..."
mi passa la cravatta sotto il colletto della mia camicia bianchissima e inizia a fare un nodo a mio parere complicatissimo.

"Ti adoro..." dico.
È la mia migliore amica.
"Lo so..." dice lei terminando il suo lavoro.
Un papillon perfetto devo dire.

"Vieni ti trucco un pó..." aggiunge allontanandosi nel suo costume da streghetta.
Torna con una trousse e mi fa sedere sul letto.
Mi sono rifiutato di tagliarmi la barba e quindi alla fine mi ha solo messo un pó di ombretto nero intorno agli occhi e schiarito la pelle.
Sembro un cadavere.
Un cadavere elegante.

Alla fine vado con lei al ballo.
Il suo fidanzato l'ha lasciata da due giorni ed è il minimo che possa fare in qualità di migliore amico.
Quando finiamo di sitemarci prendo la giacca dello smoking nera e una rosa rossa da mettere nel taschino.
Alla fine ho messo su un bel costume.

"Andiamo?" mi chiede una volta messo il giubbotto.
Annuisco sorridendo ed entrambi ci avviamo alla porta.
"Andrea!!!" sento gridare dal piano di sopra.
Lorenzo ha aperto la scatola.

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