18.

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Cos è successo dopo? Intorno a noi due seduti lì per terra si è scatenato il panico. La metà dei presenti era completamente ubriaca, quindi ha iniziato ad urlare senza neanche saperne il motivo; l'altra metà era nelle camere sopra a lasciare gocce bianche come testimonianza della loro presenza, senza sapere che al piano di sotto qualcuno stava in bilico tra la vita e la morte.

Gli unici ad aver capito davvero la situazione sono stati Joe e Alex, che senza farsi prendere dal panico hanno subito chiamato i soccorsi, o meglio Alex chiamava i soccorsi e Joe cacciava a calci in culo tutti fuori. Letteralmente.
Quelli al piano di sopra invece li ha puniti in modo più crudele, lanciando i loro abiti in corridoio. Alla fine sono andati tutti via con abiti che non erano i loro. Ai due che si riproducevano nella sua camera da letto ha riservato un trattamento speciale, buttando gli abiti di lei fuori dalla finestra e gli abiti di lui in una pozza di vomito.
Sono andati entrambi via come mamma li ha fatti.

Tutto questo però lo so semplicemente grazie ai racconti dei due ragazzi.

Cosa ho fatto io? Ho urlato, forte, intensamente. Mi sono fatta prendere dal panico. Ho iniziato a piangere, a urlare il suo nome, a scuoterlo, a schiaffeggiarlo. Ho fatto di tutto aspettandomi che lui aprisse gli occhi e imprecasse contro di me per aver colpito il suo bel faccino. Ma non li ha aperti, non si è mosso, non ha fatto niente, ha semplicemente continuato a cacciare schiuma dalla bocca.

I paramedici mi hanno tolto di peso dal suo corpo, volevano portarlo via, ma ero troppo sotto shock per capire, così ho continuato a stringerlo a me, a urlare loro di andare via, perché quell'idiota presto si sarebbe svegliato e io l'avrei preso in giro perché aveva la bava mentre dormiva, e poi avremmo litigato di nuovo.

Quando sono riusciti a spostarmi dal suo corpo Amber, comparsa da non so dove per la prima volta senza lo scoglio a cui aggrapparsi, mi ha dato un bicchiere d'acqua, ma quella é l'ultima cosa che ricordo, quindi sicuramente dentro c'erano tipo 200 gocce di calmanti. Ma va bene così.

Magari una bella botta in testa sarebbe stata migliore.

Ho avuto una reazione esagerata, esageratamente esagerata, ma insomma, mi è svenuto tra le braccia! Ripeto, MI È SVENUTO TRA LE BRACCIA. E HA CACCIATO SCHIUMA DALLA BOCCA. ED ERA STRAFATTO. E AVEVA APPENA RICEVUTO UN PUGNO DAL SUO MIGLIORE AMICO.
La mia reazione era completamente motivata.

Ti dico la mia versione: ti piace e stavi per avere un infarto. Ancora più riassunto: ti piace.
Non ti ho calcolato fino ad oggi figurati se inizio ora.

"Sono un pessimo migliore amico..."
"Rob..."
"No Kim, sono una merda, la merda della merda, è in quelle condizioni a causa mia, colpa del mio pugno... DEL MIO CAZZO DI PUGNO"

Rob si sta torturando da due ore. Da quando siamo arrivati avrà tirato più o meno una trentina di pugni al muro, imprecato in venti lingue diverse, lanciato il telefono contro il muro tre volte e capovolto sette sedie. Per non parlare dei limiti di velocità e dei segnali stradali completamente ignorati mentre veniva in ospedale.
Continua a ripetere che la colpa è sua, che il suo migliore amico morirà a causa sua, non sa dove organizzare il funerale e i genitori di Mason sono irraggiungibili.

Da quando siamo arrivati non abbiamo avuto notizie sulle sue condizioni, non siamo parenti quindi non possono dirci niente, ma il padre di Joe è medico e aspettiamo che lui venga a dirci qualcosa.

Io e il mangiatore di caramelle siamo seduti sui gradini davanti all'ingresso dell'ospedale, l'ho trascinato fuori altrimenti ci avrebbero fatto causa per tutti i danni che stava provocando. Le nostre chiappe stanno ghiacciando, sto tremando come una foglia visto che ho solo quella semplice tuta addosso, mentre Rob non sembra neanche accorgersi del freddo. I suoi nervi tesi lo stanno riscaldando.

Odi et amo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora