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Dove sto andando? Non ne ho la più pallida idea.
I miei piedi, come sempre, agiscono senza il mio consenso e continuano a muoversi.
Passo dopo passo mi muovo verso l'indefinito, e stranamente non sono spaventata da ciò. Potrebbe sbucare qualcuno all'improvviso e rapirmi, ma ora come ora non mi sembra un grosso problema.
Ho troppa rabbia da dover smaltire, non sento più neanche il freddo, ho un calderone accesso dentro di me.
Continuo a rivedere nella mia testa l'immagine di quei due a terra che si picchiano e non posso fare a meno di innervosirmi ancora di più. Qualcuno potrebbe pensare che si sono picchiati per me, ma io non la penso così: hanno agito in quel modo solo perché volevano dimostrare che uno era meglio dell'altro, per il loro orgoglio maschile. Hanno dimostrato di essere ignoranti, stupidi e sicuramente hanno agito in modo egoistico, pensando solamente a sé stessi; se avessero riflettuto solo un secondo in più, se avessero pensato davvero a me in quei momenti, sicuramente adesso i loro bei faccini non sarebbero rovinati.
Non voglio in nessun modo giustificare Mason, ma mi sento come se quello che tra i due abbia più responsabilità sia Wade: il primo non mi conosce abbastanza, e seppure il suo comportamento è stato dettato dal suo maschilismo, potrebbe sempre giustificarsi dicendo che l'ha fatto per me. Ovviamente non gli crederei minimamente, anzi, mi arrabbierei ancora di più con lui. Wade, invece, non ha scusanti: lui mi conosce, sa come la penso su determinate cose, sa quanto mi dia fastidio la violenza, quanto per me sia assurda e insensata, quindi non deve minimamente azzardarsi a usare il suo amore per me come scusa, perché la sua condizione, adesso molto precaria, si aggraverebbe molto di più. Vuole dichiararmi il suo amore dimostrandomi di non conoscermi minimamente? Mi dispiace, non funziona così.

Nessuno dei due si trova in una buona posizione, hanno sbagliato e adesso ne pagheranno le conseguenze.

La mia vendetta? L'indifferenza.

Il mio telefono continua a squillare, ma lo ignoro completamente. Non so chi dei due mi stia chiamando, probabilmente staranno combattendo anche su chi mi chiama più volte. Pensandoci però, credo che sia solo Wade a tartassarmi, Mason è troppo orgoglioso per ammettere le sue colpe e di certo non vorrà mai sminuire il suo ego maschile.

Non so dove sono, avrò camminato per circa una ventina di minuti e non saprei neanche come tornare indietro. Mi guardo intorno e noto che sono arrivata su una piccola collina, c'è un prato verde enorme e una vista sul campus, almeno non sono lontanissima. Non c'è nessuno, l'unica cosa che mi fa compagnia è il cielo stellato. Vorrei avere una coperta per potermi stendere qui e fissarlo tutta la notte: sarebbe una follia che non ho mai fatto e che osservando tutto ciò che mi circonda adesso, mi chiedo come io possa essermi privata di un tale spettacolo.
Mi lascio cullare da quest'aria dicembrina, chiudo gli occhi e mi rilasso, cercando di allontanare un minimo i miei pensieri contrastanti e facendo allentare la mia rabbia.
La natura sembra capire le mie emozioni, mi abbraccia, mi accarezza l'anima, iniettando tranquillità e cacciando fuori il dolore. La luna mi illumina, sembra fissarmi dall'alto come una madre che controlla il suo figlio.
Si sta bene qui, vorrei solo avere una matita e un foglio, per potermi rilassare completamente disegnando i miei pensieri.

I problemi da quassù sembrano lontani anni luce e proprio per questo vorrei restare qui per sempre. Chiunque mi abbia tartassato di telefonate fino ad ora, ha deciso finalmente di arrendersi. Regna il silenzio.
Purtroppo però la mia pace interiore viene bruscamente sostituita dal panico quando avverto dei passi dietro di me. La razionalità prende il sopravvento, insultandomi per essermi così lasciata andare, per essermi fatta trasportare dal mio istinto, dai miei passi. Avverto l'ansia scorrere dentro di me, sono in pericolo.

Perché mi devo sempre cacciare in situazioni difficili? Perché la mia vita non può essere calma e tranquilla? Non sono una da vita spericolata, anzi, sono più un tipo da tè alle cinque del pomeriggio. Non mi dispiace la monotonia, anzi, credo non esista. Per molti è sinonimo di noia, stessa vita, stesse cose, stesse persone, ma com
è possibile una cosa del genere? Un giorno non potrà mai essere uguale ad un altro, frequentando lo stesso bar ogni giorno è probabile che incontriamo le stesse persone, ma esse non saranno mai come il giorno precedente, noi non avremo gli stessi pensieri del giorno precedente. Ogni giorno è diverso, anche se non ce ne rendiamo conto. Prendere una strada diversa dalla solita per tornare a casa è un cambiamento, seppur piccolo. La vita è una varietà di elementi uguali che mescolandosi tra di loro creano le nostre giornate: una combinazione non sarà mai uguale all'altra. La monotonia non esiste, ma se esistesse davvero, a me piacerebbe.

I passi, intanto, si avvicinano sempre di più e io riesco già a vedere il mio funerale; spero che almeno mi mettano un vestito migliore da quello che immagino.
Qualcuno mi blocca le braccia circondandomi con le sue. Ho il respiro bloccato, sono in panico totale. Non so che fare, non ho voce per urlare, non ho la forza per liberarmi. Sono solo immobile come un tronco, non pronta al peggio. Non sono pronta a morire, per niente. La presa si fa sempre più stretta, il mio cuore è fermo, così come i miei muscoli.

Dopo minuti interminabili in quella posizione, trovo finalmente un pò di voce.
"Ti prego, lasciami" volevo risultare dura e ferma, ma tutto quello che è uscito dalla mia bocca è stato un mormorio tremante.
"Ti prego, non farmelo fare" risponde a voce bassa la voce. Ma non è una voce qualunque, la conosco bene.
Finalmente fuori pericolo mi rilasso, ma i miei nervi si attivano subito.
"Cosa ci fai qui?" chiedo dura e decisa.
"Sono qui per scusarmi" ammette liberandomi dalla stretta e facendomi voltare verso di lui.
"Non bastano le parole per ottenere il perdono. Quello che avete fatto è vergognoso ed io sono arrabbiata con entrambi: nessuno di voi due verrà perdonato così facilmente"
"Ma-" inizia, però lo interrompo subito "Risparmiati i 'ma', i 'però' e i 'perché', ti ripeto ancora una volta che delle parole non me ne faccio nulla"
"D'accordo, avrai i fatti" afferma deciso anche lui.
"Io voglio maturità, ecco cosa. E stasera non l'avete di certo dimostrata. Se pensavate di ottenere il mio cuore facendo quella lotta pietosa, vi siete sbagliati entrambi"
"Cambierò!"
"I miei sentimenti però no" rispondo severa.
"Ti dimostrerò il contrario"
Scrollo le spalle "Fai quello che vuoi"
"Quello che voglio sei tu" ammette un pò rosso di vergogna.
"Mi dispiace, ma non attaccano queste frasi. Mi sembrano delle arrampicate sugli specchi"
"Te lo ripeterò quando ti sarà passata la rabbia" dice divertito, ma io non ci trovo niente da ridere.
"Non scherzerei tanto se fossi in te"

Che severa che sei, mamma mia!

"Scusa.."
"Comunque" chiedo ancora seria "Come hai fatto a trovarmi?"
"Ti ho seguita" Ovvio.
"E perché? Pensavo fossi un serial killer, stavo per avere un infarto!"
"Perché io non sono come quell'idiota che per averti ti chiama, io agisco" dice deciso "Perdonami comunque, volevo fare la cosa romantica abbracciandoti da dietro"
Quasi vomito, ma evito di dirglielo per non rovinargli ulteriormente l'autostima.
"Ho una coperta se vuoi!" dice tirandola fuori dal giubbino.
"Perché hai una coperta?" chiedo curiosa.
"Perché sapevo che ti saresti allontanata per riflettere e quindi ho pensato che ti sarebbe servita" A quanto pare mi conosce meglio
di quanto io creda "Che ne dici di guardare le stelle?" propone speranzoso.
"Io sono arrabbiata con te e quell'altro idiota, non mi metterò a guardare le stelle facendo finta che vada tutto bene, perché non è così" dico arrabbiandomi di nuovo. Pensa davvero di risolvere tutto con una coperta e le stelle? È un bel gesto, ma no.
"D'accordo, allora visto che sei in piedi da tanto tempo, che ne dici di stendere questa coperta e sederti su? Se vuoi mi siedo sull'erba, così non staremo
tanto vicini!" propone di nuovo.
"È la stessa cosa che hai detto prima ma con parole diverse!"
"No, in questo senso risulta molto meno romantico. Sei solo tu seduta su una coperta, e se vuoi alzare gli occhi al
cielo o guardare il campus puoi farlo senza che ci sia io vicino a te. Insomma, se qualcuno ci vedesse non penserebbe che stiamo insieme!"
"Infatti noi non stiamo insieme!" esclamo rubandogli la coperta dalle mani. La sua teoria fa acqua da tutte le parti, ma voglio stendermi e osservare questo cielo fantastico.
"Tu sull'erba!" ordino.
"Ah ma davvero?" esclama sconvolto.
"Certo!" annuisco tranquilla.
Borbotta qualcosa sotto voce, ma accetta e si siede sull'erba.

Ci siamo noi due, la luna e le stelle.

~~~

Nuovo capitolo! Inizialmente molto riflessivo, ma dopo un pò entra in scena qualcun altro. La domanda è: CHI? MASON O WADE? Forse se ci riflettete molto qualche indizio lo
trovate per capire, ma è un pò difficile ahahha
Secondo voi chi è??

COMUNQUE! IO SONO DAVVERO COMMOSSA!
2000 LETTURE, QUASI 280 STELLINE E LA STORIA È AL 219ESIMO POSTO NELLA CLASSIFICA DELLE STORIE D'AMORE (o almeno stamattina era lì ahahah)
GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!!!!!!

Bacioni, xx.

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