Capitolo 2.15

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La sera del grande evento era arrivata. La Spagna intera aveva svuotato le strade, quasi come durante il periodo dei Mondiali in Sudafrica, tutti erano fermi di fronte ad un televisore. La partita non era quella determinante la vittoria del campionato, ma Barcellona - Madrid era uno degli eventi "sacri" per la nazione, specialmente a Madrid dove si avvertiva da sempre questa divisione tra i tifosi delle due squadre.

Victoria parcheggiò poco distante dall'entrata secondaria del Bernabeu. Vicino a lei, Ines.

"Sei sicura che puoi metterla qui?" domandò slacciandosi al cintura, per scendere.

La cugina tirò il freno a mano sorridendo. "La metto qui da sempre, non ricordi? Mi è mancato avere questi privilegi allo stadio.." fece, mentre prendeva in braccio la piccola Sofia che da perfetta madridista, indossava già la maglietta con il cognome e il numero di suo padre.

Non passò molto tempo che un gruppo di giornalisti si avvicinarono alle due ragazze. Ines indossava la maglietta del Barcellona, con il cognome del suo Cesc sulle spalle, e Victoria invece, la solita maglietta bianca e nera numero 4.

"Una foto per la stampa?" domandò uno di loro.

Le due ragazze si misero in posa, sorridendo, voltandosi di schiena per mostrare i cognomi delle magliette.

"In bocca al lupo per la partita, che vinca il migliore" sorrise uno dei giornalisti.

"Oh grazie lo dirò a mio marito!" sorrise Victoria ironica che ormai aveva un rapporto così stretto con i giornalisti che le assediavano casa, da poterci pure scherzare come se fosse uno di famiglia.

"Non ti allargare cugina! Vuoi che ti ricordo la sconfitta atroce del Real contro il Barça?" domandò Ines dandole una gomitata.

Victoria le sorrise. "Zitta tu che sei passata al nemico solo perché te ne sei sposata uno!!"

Ines le mostrò la lingua in una smorfia poi le due passarono dalla porta secondaria salutando un po' di conoscenze e sedendosi in tribuna.

Vicino a loro, Sara e il piccolo Nicolàs che cresceva sempre più in fretta e sempre di più assomigliava al padre. Iker era lì, fermo di fronte alla porta, che si scaldava ancora.

"Sono ancora agli allenamenti?" domandò Victoria sistemando Sofia sulle sue ginocchia. La bambina si guardava intorno, ammirando le luci forti dello stadio, ascoltando i suoni e sorridendo indicando con le piccole mani le cose che vedeva.

La tribuna era già gremita c'erano tutte: moglie, fidanzate, figlie, parenti.

"Sì si stanno scaldando ancora.." spiegò Sara "Il Barça ha avuto dei ritardi..."

Ines ascoltò l'amica poi sospirando stringendosi nella maglietta: il freddo di Dicembre cominciava a farsi sentire pungendo sulle guance. Tuttavia nessuno in quella notte magica poteva sentirlo: la passione e il calore della gente scaldava più di un fuoco acceso.

Poco dopo un'ovazione accolse l'ingresso in campo dei difensori ancora con la tuta invernale addosso. Sergio si avvicinò ai suoi compagni di squadra facendo qualche giro del campo in corsa con loro.

Quando arrivò al lato della tribuna, si sporse verso Victoria guardandola dritta negli occhi: i due si sarebbero potuti incrociare in quel modo anche tra mille persone.

La curva sud lo applaudiva mentre il ragazzo scavalcava - improvvisamente - il bordo del campo e correva su per le scale della tribuna.

Victoria sgranò gli occhi. "Che fai? Sei matto?!" esclamò perplessa alzandosi in piedi.

Sergio sorrise, le diede un bacio tra gli applausi entusiasti del pubblico.

"Posso?" fece prendendo Sofia tra le braccia.

Trilogia con Sergio RamosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora