Capitolo 2.04

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Alla pausa pranzo, Victoria incontrò Ines appena tornata dallo shopping selvaggio. Le mancava farlo con lei, era sempre stato divertente.

Si sedettero al tavolo del bar vicino agli uffici di Victoria, ordinando il solito.

"Non hai idea di quanto mi era mancato lo shopping a Madrid! Barcellona è ben fornita ma Madrid..non la batte nessuno!!" sospirò appoggiando i pacchetti per terra.

Victoria rimase seria. C'era una prerogativa assoluta prima di chiacchierare del più e del meno ossia parlare dei suoi piani malefici.

"Che c'è?" domandò Ines fingendosi perplessa.

"Come se non lo sapessi." sentenziò seria Victoria.

"La tua macchina sta benone. L'ho messa al solito posto ieri sera."

"Appunto. Dovevo tornare io con la mia macchina e tu con Cesc. Come le persone normali."

"Se non l'hai notato non siamo normali. E nemmeno tu sei normale se non hai combinato niente ieri sera. Con quel figone di marito che ti ritrovi." disse, schietta come sempre.

Victoria abbassò un momento la testa ridendo imbarazzata.

"Se tieni per te i commenti del genere, mi fai un favore." disse.

"Scusa ma qualcuno te lo deve dire."

"Voi...tu...Cesc...non potete giocare con la vita degli altri!" protestò.

"Non è giocare è dare una mano! Victoria apri gli occhi!! Non so cosa ti sia successo da quando mi sono trasferita ma sono tre mesi che tu e tuo marito non vivete assieme, che lui vede sua figlia da tua madre o dalla sua o da chi altro per non incontrarti...che storia è questa? Voi siete..complementari, perfetti, avete superato tanti di quegli ostacoli, tante di quelle situazioni e adesso che fate? Vi arrendete così?" Ines sembrava davvero arrabbiata.

Victoria intanto ad ogni parola che aggiungeva sentiva come se le stessero dando un pugno alla volta sullo stomaco.

"Credi che io non lo sappia!? Credi che io non mi sia sentita morire dentro per tutti questi mesi?!" esclamò poi, arrabbiata.

Ines la guardò. Forse era proprio questo che voleva tirare fuori dalla cugina: la rabbia che non aveva mai tirato fuori.

"Se sentirti così ti serve a farti tornare sui tuoi passi ben venga! Urla, piangi, sfogati, ma non fare finta che non ti faccia nessun effetto rivederlo perchè non ti credono nemmeno i muri!"

"E chi ha mai detto che non mi fa effetto rivederlo!? Io.. credi davvero che io sia contenta di rivederlo così? Lui è il padre di mia figlia ed è ..." si bloccò.

"Come fai a lottare se non riesci nemmeno a nominarlo?! Tutte queste limitazioni che hai nei suoi confronti dovrebbero farti capire come nessun litigio potrebbe mai separarvi. Se solo parlaste tra voi magari..."

"No. Non c'è modo ok? Non c'è modo di parlare. Non c'è modo di capire. Abbiamo litigato abbastanza in tutti questi mesi, ed ogni litigata è come se mi passassero sale su una ferita che sanguina ancora. Non ho voglia di ritornare in quell'inferno. Qualcosa tra di noi si è rotto per chissà quale motivo e se non riesco a risolverlo io o lui tanto meno tu o Cesc. Chiaro!?" esclamò.

Prese la borsa e, furente, si alzò lasciando lì la cugina.

Nessuno poteva capire davvero com'era, nessuno avrebbe mai potuto sistemare tutto come lei avrebbe voluto. Non ci riusciva lei, non c'era riuscita fino a quel momento, perché avrebbero dovuto aiutarla gli altri?

Attraversò la strada, tornò in ufficio a completare i suoi lavori per la giornata. Era meglio chiudere quella conversazione alla svelta ed evitare che si trasformasse in qualcosa di pericoloso e devastante.

Trilogia con Sergio RamosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora