CAPITOLO 3

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Il momento era arrivato

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Il momento era arrivato. Quella mattina avevo il primo controllo con il mio nuovo dottore.

Nonostante la chiacchierata del giorno prima, non potevo nascondere di essere ansiosa. Il Dottor Smith era sempre stato il mio medico ed essere visitata da un altro mi metteva a disagio.

"Hey V. Sei nervosa?"

"Un po'. Perché? Si vede tanto?"

"E' da dieci minuti che cammini su e giù per la stanza, tra poco potrebbe rompersi il pavimento. E io stavo dormendo!" Ironizzò Alex con voce impastata dal sonno.

Dividevamo la camera. La mia parte ben ordinata con il letto rifatto, i vestiti al loro posto nell'armadio, i vecchi cd nella mensola sopra la scrivania attaccata alla parete, con il mio pc sempre acceso. In quella di Alex invece era come se fosse appena passato un ciclone: abiti e libri ovunque, l'ipod per terra di fianco al letto, le uniche cose al loro posto erano le sue scarpe perfettamente ordinate nella sua parte di armadio. Avevo sempre pensato che rispecchiassero i nostri caratteri, così differenti.

Lei se ne stava ancora a letto e probabilmente avrebbe continuato a russare se non l'avessi svegliata.

"Divertente. Io sto per impazzire dall'agitazione e tu borbotti qualcosa delle tue. E comunque sono quasi le 9, dovresti essere già sotto con gli altri."

"Cazzo! Potevi anche svegliarmi prima!" Scese giù dal letto e più veloce della luce fu pronta. Un paio di jeans, una canottiera con delle scritte e le sue immancabili converse, riuscivano a renderla bellissima.

La guardai sorridendo.

Non sarebbe mai cambiata. Le piaceva dormire e la mattina non si svegliava nemmeno con le bombe.

"Ci vediamo più tardi così mi racconti. Ah! Stai tranquilla, andrà bene. Con un dottore così mi farei visitare anche io tutti i giorni!" Fece l'occhiolino e uscì sistemandosi velocemente i capelli rossi.

Diedi un'ultima occhiata allo specchio.

Indossavo una semplice t-shirt e un paio di leggins.

Presi un respiro profondo prima di scendere.

Stavo facendo del mio meglio per mantenere la calma.

Bussai alla porta del suo studio.

"Avanti."

"Buongiorno Dott...Ehm...David." Balbettai.

Ottimo inizio.

Sorrise.

"Buongiorno Veronica. Come stai?"

"Uhm... Abbastanza bene, credo. Non me lo dovrebbe...Dovresti... Dire tu?"

Smettila di balbettare stupida.

Lo fissavo negli occhi e ci misi qualche secondo ad accorgermi di come fosse vestito: maglietta grigia e un paio di pantaloni della tuta neri, senza camice.

BE BRAVE, LIVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora