CAPITOLO 5 parte 1

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"Pensi mai di andartene da qui?"

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"Pensi mai di andartene da qui?"

Matt ed io eravamo distesi uno accanto all'altra sul mio letto mentre la nostra amica era al piano di sotto con il suo psicoterapeuta.

"Veramente non ci ho mai pensato. Tu? Matt perché tu non te ne sei ancora andato?"

"Non lo so. O forse sì. Non sono sicuro di riuscire a vivere lì fuori. Non ho una casa tanto per cominciare, un lavoro, non so neanche che cosa sarei in grado di fare. Sono cresciuto qui dentro e non ho mai dovuto affrontare il mondo reale."

"Hai paura. Lo capisco. Ma potesti cominciare una nuova vita, una tua vita. Non potrai rimanere in questo posto per sempre."

"Lo so. Ma qui è tutto più facile. Ho te e Alex, i ragazzi. Voi mi accettate per come sono, sapete e accettate anche il mio passato o meglio, quello dei miei genitori. Siete la mia famiglia."

Era la prima volta che esprimeva i suoi sentimenti in questo modo. Sapevo quello che provava, era quello che sentivamo tutti qui dentro. La paura del mondo reale. Solo chi cresceva o viveva abbastanza a lungo in orfanotrofio poteva capire quanto difficile fosse ambientarsi oltre quelle mura. Noi eravamo una famiglia, conoscevamo il passato di tutti o quasi, ci si supportava a vicenda e nessuno giudicava. Mentre tutti sapevano che fuori era tutta un'altra storia: le persone non capivano, ti squadravano dall'alto al basso e nei casi peggiori ti compativano. Nessuno voleva essere compatito. Nessuno voleva essere più solo di quanto già lo fosse.

Volevamo solo vivere normalmente, per quanto fosse possibile.

Mi alzai a sedere con le gambe incrociate e lo guardai.

Ricordai le parole che mi aveva detto David quella mattina.

"Dobbiamo vincere queste paure, Matt. Dobbiamo fare le nostre scelte, sbagliare, imparare, capire. Dobbiamo vivere." Dissi.

Si sedette anche lui.

"Ho un'idea! Dimmi cosa faresti se fossi fuori e avessi tanti soldi!" Esclamai tentando di smorzare la tensione che si era creata.

"Seriamente?"

"Dico davvero! Va bene, comincio io. Vediamo... Comprerei un appartamento nell'Upper East Side, ovviamente lo condividerei con voi e prenderemo anche un cane. Mi iscriverei al college, cercherei un lavoro che mi soddisfi, mi innamorerei, viaggerei e riprenderei a fare danza."

"Danza? Tu non..."

"Lo farei senza sforzare troppo il cuore. Sai, si può fare."

"Hai una bella fantasia." Commentò.

"Non sono fantasie. Io voglio davvero realizzarle. E lo farò."

"Certo che lo farai, piccola."

"E' il tuo turno. Dai." Lo spronai.

"D'accordo... Hmm... Dunque visto che un appartamento ce l'avrò già con voi due," fece l'occhiolino "mi piacerebbe lavorare con le macchine, sai che le adoro, e nel tempo libero suonare la mia Fender in un gruppo. E bè... Troverei il coraggio di andare a trovare i miei in carcere."

Un ombra scura gli passò sul viso e i suoi occhi si intristirono.

Li aveva visti soltanto un paio di volte da quando era arrivato in orfanotrofio. Poi i servizi sociali gli impedirono di avere contatti con loro fino alla maggiore età. Lui però crescendo aveva sviluppato quasi un odio contro di loro. Odiava il fatto che l'avessero abbandonato per la droga.

"Almeno tu li hai dei genitori." Dissi con un filo di voce.

"Mi dispiace. Non intendevo renderti triste."

"Non preoccuparti. Ci ho fatto l'abitudine."

"Tra qualche mese diventerai maggiorenne. Per legge puoi cercare i tuoi genitori biologici..."

"Lo so. Ma se li trovassi e loro non..." Le parole mi morirono in gola.

Avevo paura. Paura che anche se li avessi mai trovati loro non si sarebbero ricordati di me o non mi avrebbero voluta, come quando ero nata.

Sentivo gli occhi bruciare ma ricacciai indietro le lacrime.

"Vieni qui."

Matt mi tirò a sé e improvvisamente mi ritrovai tra le sue braccia.

Nessuno dei due era tipo da abbracci ma in quel momento entrambi ne avevamo bisogno.

"Basta essere tristi. Vado a prendere la chitarra così suono qualcosa, va bene?"

Mi staccai e gli sorrisi.

Era davvero bravo e adoravo sentirlo suonare.

Alcune sere ci radunavamo tutti quanti nel salone e ascoltavamo Matt, Chris e Adam, altri due ragazzi più o meno della nostra età, suonare le loro chitarre e cantare delle canzoni. Amavo quei momenti, eravamo sempre così uniti e per qualche ora sembrava che il nostro passato non influisse su di noi.

Uscì dalla camera e ritornò qualche minuto dopo con la sua Fender in mano.

Si mise sul bordo del letto e cominciò a strimpellare qualche canzone.

"Diventerai una rockstar mondiale, te lo dico io!"

Rise.

"Certo! Sarò famosissimo, girerò il mondo con la mia band e tutte le ragazze mi adoreranno!"

"Però ricordarti che sarai sempre la mia rockstar tenebrosa e sarò costantemente gelosa!"

Strizzò l'occhio destro per darmi l'ok.

In quel momento un turbinio di capelli rossi entrò.

"Hey! Vi state divertendo senza di me!"

Si buttò sul letto canticchiando la canzone che stava suonando Matt.

Ed eccoci lì: il trio perfetto.

Non li avrei abbandonati per niente al mondo.

♣♣♣♣♣♣♣♣♣♣♣♣

Buongiorno! Eccomi con un nuovo aggiornamento.

Abbiamo cominciato a vedere e capire il rapporto tra Veronica e il suo migliore amico Matt.

Voi che ne pensate? Vi piace?

Come vi è sembrato il capitolo?

Fatemelo sapere con un commento o con una stellina.

Grazie a chi continua a seguire questa storia e un benvenuto a chi l'ha appena cominciata, al prossimo capitolo

BE BRAVE, LIVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora