Non mi rendevo ancora conto di tutto quello che era successo soltanto in pochi minuti: il mio migliore amico era tornato dopo giorni che non lo vedevo, aveva detto di amarmi e l'avevo visto andarsene via di nuovo, senza sapere se l'avrei più rivisto.
I suoi occhi, così tristi e spenti, continuavano a tormentarmi la mente.
Matt mi amava.
Amava me.
Si stava sicuramente sbagliando.
Probabilmente aveva confuso l'affetto che provava, con amore.
Amore? Non sapevo nemmeno cosa significasse. Ero cresciuta senza genitori, tutte le persone che avevo incontrato, prima o poi, si erano stancate di me, non avevo mai avuto rapporti abbastanza duraturi per sapere cosa fosse l'amore o sentirmi davvero amata.
Dopo la partenza del mio migliore amico, David, con Alex dietro di lui, mi aveva riportata in camera e aiutata a tranquillizzarmi. Si accertò che stessi meglio, mi portò un bicchiere d'acqua, dopodiché uscì dalla stanza, lasciando me ed Alex da sole.
"Stai meglio?" Chiese lei.
Annuii.
"Non può sganciare una bomba simile e andarsene così. Voglio parlargli, devo parlargli. Non può amarmi, è il mio migliore amico, siamo cresciuti insieme." Dissi.
"Spiegherebbe molte cose, invece. Per esempio il suo comportamento ultimamente, il fatto che sia diventato geloso all'arrivo del dottore, il suo costate bisogno di volerti proteggere e vederti con un sorriso... Penso proprio si sia innamorato davvero di te. Tu cosa provi per lui, V?"
Bevvi un sorso d'acqua e fissai la tazza.
"Io sono sicura di volergli bene, è una delle poche certezze della mia vita. È il fratello che non ho mai avuto, quando non c'è, mi manca e quando sono con lui, sono felice. Ma... Ma non credo di amarlo. Non so niente sull'amore, però ho letto molti libri dove ne parlavano. Dicevano che si dovrebbero sentire le farfalle nello stomaco, i battiti del cuore accelerati, pensare a chi si ama costantemente, vedere il proprio futuro insieme come coppia e tante altre cose che non credo di provare per lui. Io non lo so, sono così confusa..."
"Non è colpa tua, lo sai vero? Non puoi incolparti per non ricambiare i suoi sentimenti e nemmeno per il fatto che abbia deciso di andarsene. Avrà bisogno dei suoi spazi."
"Vorrei andare all'officina per parlare, ma ho paura che non voglia né ascoltarmi, né vedermi."
Mi distesi sul letto, soffocando la testa nel cuscino.
Odiavo quella situazione.
Odiavo non riuscire a ricambiare i suoi sentimenti.
Odiavo continuare a piangere, sembrava non facessi altro ultimamente.
Avevo sempre cercato di essere una ragazza forte, negli anni avevo imparato a reprimere le emozioni per non crollare, nonostante dentro di me si scatenasse una tempesta di sensazioni, pensieri, desideri.
Da qualche tempo non era più così.
Da quando David era entrato nella mia vita. Da quando mi aveva insegnato che esprimere i propri sentimenti, belli e brutti che fossero, era normale, faceva bene all'anima, rendeva umani e non per forza deboli.
Aveva ragione, come sempre.
"Tu fai in modo che ti ascolti, deve farlo, non ha senso lasciarti così. Te lo deve, soprattutto se quello che dice è vero." Rispose la mia migliore amica.
"Mi aiuterai?"
"Che domande! Non lascerò che i miei migliori amici si distruggano a vicenda! E poi, io che farei? Dovrei dividermi in due per stare con entrambi? No, grazie, passo."
La abbracciai.
Presi il cellulare e controllai se Matt mi avesse cercata.
Zero messaggi e zero chiamate.
Che cosa ti aspettavi, eh Veronica?
L'ora sul display mi distrasse dai pensieri.
"Dio, è tardissimo! Mi sono completamente dimenticata della visita con David! Prima non saltavo mai il controllo, penserà che sia una stupida. Come faccio a scordarmelo sempre?"
Mi alzai dal letto, mi guardai allo specchio, facevo pena: capelli arruffati, occhi gonfi e rossi.
Sciacquai il viso, raccolsi i capelli e mi sistemai meglio che potei, pronta per correre di sotto per scusarmi.
"Sa cosa stai passando, tranquilla, capirà." Mi rassicurò Alex.
La salutai e mi precipitai nel suo ufficio, sperando ci fosse ancora.
Bussai e aspettai che mi facesse entrare.
Ed eccolo lì, con il suo camice bianco, da cui sotto spuntava la t-shirt grigia, mentre leggeva delle cartelle cliniche.
Abbozzò un sorriso.
"Ti senti meglio?" Chiese.
"Un po'. Sai cos'è successo?"
Avevo solo percepito solo le sue braccia intorno a me, ma non avevo idea di cosa sapesse.
"Ehm... Si. Stavo passando per il corridoio e ho sentito tutto. Ti ho vista correre fuori e ti ho seguita per vedere se fosse tutto apposto."
"Grazie, l'ho apprezzato." Dissi imbarazzata.
Non fece nessun'altra domanda riguardante Matt e lo ringraziai mentalmente, non volevo parlarne ulteriormente.
Mi sistemai sul lettino e tolsi la maglia, restando solo in reggiseno.
Per quanto mi sentissi ancora a disagio nel farmi vedere così, ora mi fidavo di lui.
Attaccò i soliti apparecchi al mio corpo e passai i minuti seguenti, aspettando le analisi, senza pensare a tutto quello che era successo.
In quel momento c'eravamo solo David ed io.
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Buonasera, come state?
Piaciuto il capitolo? Veronica e Matt risolveranno questa situazione? E cosa ne pensate del bel dottore? Fatemelo sapere con un commento o una stellina! Al prossimo aggiornamento, un bacio ♥
PS: Il prossimo capitolo sarà diverso dal solito, siete curiosi? Se ricevo abbastanza stelline, potrei pubblicare anche prima del solito ;)
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BE BRAVE, LIVE
RomanceVeronica Summers diciassettenne. Vive in orfanotrofio da quando ha dieci anni. Soffre di una patologia cardiaca che non le permette di vivere come vorrebbe. Ha lottato per tanti anni. La vita è dura e la voglia di mollare è tanta. Ed è proprio in...