CAPITOLO 20

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David aveva avuto ragione, come sempre.

Per mia fortuna, dopo tre giorni di riposo, ero guarita completamente.

Avevo dormito per la maggior parte del tempo, ma le volte in cui stavo un po' meglio, mi ero annoiata da morire. Per ordine del dottore ero stata costretta a letto senza possibilità di uscire, avevo visto poco i miei migliori amici, mentre lui ogni tanto passava a controllarmi, portando le medicine necessarie e assicurandosi che stessero funzionando.

Nonostante fosse stato gentile e premuroso, sembrava che spesso si sentisse teso e non a suo agio.

Mi aveva detto di non sentirmi in colpa per averlo fatto rimanere con me a dormire, ma avevo l'impressione che tutto fosse cambiato dopo quella notte.

C'era uno strano imbarazzo tra noi, non sapevamo come comportarci, o almeno, io non sapevo come comportarmi in sua compagnia, lui era molto professionale.

Non si era più avvicinato a me e aveva evitato, per quanto possibile, ogni contatto. Per qualche ragione, non pensavo fosse dovuto alla mia influenza.

Quel giorno mi sentivo molto meglio, stavo finendo la solita visita mattutina con David e un'idea mi balenò in mente.

"É da un po' che non facciamo qualcosa della mia lista, possiamo cancellare un altro punto?"

"Direi che è un'ottima idea. Cosa vorresti fare?"

"Andare in spiaggia. È una bella giornata, non fa freddo e vorrei tanto andarci. Ti va?"

"Certo, mi piacerebbe. Devo solo sistemare alcune cose, vedo cosa riesco a fare e poi andiamo, d'accordo?"

Annuii entusiasta.

Mi mancavano le nostre uscite e l'idea di vedere finalmente l'Oceano, mi emozionava.

Uscii dal suo studio, dovevo avvisare Matt e Alex ed invitarli ad unirsi a noi, così non sarebbe stato troppo imbarazzante.

Mi resi conto di non aver accordato l'ora della partenza, feci dietrofront per chiederglielo.

Stavo per bussare, quando mi accorsi che la porta era semi aperta e David era al telefono; non volevo origliare la conversazione, ma sentii pronunciare il mio nome e non potei fare a meno di ascoltare. Con chi era al telefono? E perché parlava di me?

"Si, esatto! Che cosa dovrei fare ora? Mi sono messo in un casino più grande di me! Sono fregato." Disse.

Che cosa stava dicendo? E cosa c'entravo io?

Qualche secondo di silenzio fece capire che l'interlocutore stesse rispondendo.

"Mmh, si, ci proverò. Grazie, sai sempre cosa dirmi."

Silenzio.

"Certo. Ti voglio bene anche io."

Mise fine alla conversazione.

BE BRAVE, LIVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora