Da due settimane facevo regolarmente i controlli mattutini con David che di tanto in tanto mi portava anche a fare colazione al Macy's: stava diventando un'abitudine.
Le prime volte i miei migliori amici non facevano che bombardarmi di domande, a dire il vero più Alex che Matt. Lui se ne stava zitto, spesso borbottava qualcosa, mentre lei faceva il terzo grado alla sottoscritta perché voleva sapere ogni dettaglio delle mie conversazioni con il dottore. Per qualche motivo non riuscivo a raccontarle proprio tutto, perciò mi limitavo a dirle le cose più importanti.
Giorno dopo giorno si stavano abituando alla cosa, almeno così pensavo.
Quella mattina, finite le lezioni, tenevo d'occhio i bambini: i maschi si sfidavano a calcio mentre le femmine giocavano e scherzavano tra loro.
Will, un ragazzo due anni più piccolo di me, faceva da coach ai ragazzi mentre io di tanto in tanto controllavo che fosse tutto apposto tra le ragazze; nel frattempo ascoltavo una delle mie canzoni preferite.
Mi sentii chiamare da Sophie, aveva nove anni ed era qui soltanto da qualche mese.
La vidi correre verso di me quasi in lacrime.
"Hey piccola, che succede?" Chiesi allarmata.
"Non vogliono farmi giocare con loro." Piagnucolò.
"Non ti preoccupare, adesso ci penso io."
La presi per mano e andammo dalle altre.
Ogni tanto succedeva, specialmente tra le bambine, che escludessero qualcuno dai loro giochi, Noi ragazzi più grandi dovevamo fare da intermediari per non creare litigi inutili.
"Cosa fate?" Domandai ad Hanna, Charlotte, Eve e Jessica sedute in cerchio davanti ad un piccolo tavolo.
"Stiamo giocando con le nostre barbie." Replicò Hanna.
"E' molto divertente. Perché non fate giocare anche Sophie?"
Nessuna delle quattro rispose subito.
"Lei non ne ha una." Disse a bassa voce Eve.
Effettivamente la piccola Sophie non aveva con sé una bambola, ma non potevo permettere che la escludessero. Era già brutto trovarsi in orfanotrofio, per di più da poco tempo, quindi non doveva assolutamente sentirsi più sola di quanto non fosse.
Ricordai che, da qualche parte in camera, doveva ancora esserci una mia vecchia barbie.
Mi abbassai leggermente per essere all'altezza della bambina.
"Torno tra un secondo, va bene? Aspettami qui." Lei annuì.
Andai nella mia stanza, rovistai in mezzo alle vecchie cose che avevamo messo da parte negli scatoloni dentro l'armadio, e finalmente trovai quello che cercavo: una barbie dai capelli neri. La presi e tornai in giardino.
"Ecco qui. Puoi prendere questa per giocare. Non è nuova ma è ancora bellissima, vero?"
La piccola mi abbracciò e mi ringraziò.
In pochi secondi tutte e cinque le bambine avevano ricominciato a giocare, senza escludere nessuno.
Tirai un sospiro di sollievo. Era sempre difficile far andare d'accordo tutti quanti, soprattutto i più piccoli che cambiavano spesso umore, giochi e amicizie.
"Ti fanno disperare?" Chiese una voce maschile alle mie spalle.
Sorrisi.
"Continuamente. Ma come al solito risolvo sempre tutto."
La risata del mio migliore amico rimbombò per tutto il giardino.
"Ovviamente! Senti, ti va di accompagnarmi dal mio amico meccanico? Devo ritirare dei pezzi per sistemare la mia bambina."
'La sua bambina' era una vecchia Jeep mezza in rottami che gentilmente gli era stata regalata da Bryan il postino. La trattava veramente come se fosse sua figlia e dato che solo lui e Chris avevano la patente, con il consenso e la presenza di un insegnante o un dottore, qualche volta portavano in giro i bambini.
Con le restrizioni datemi dal Dottor Smith non avevo quasi mai potuto partecipare alle loro 'gite' e anche uscire con Matt era una rarità. Adesso che avevo stretto un patto con il mio nuovo medico, potevo tranquillamente accettare la sua proposta.
"Avviso David e arrivo!" Prima di girare i tacchi e andare nello studio, notai l'alzata di occhi al cielo da parte del mio migliore amico. In quei giorni avevo intuito che non gli andasse a genio David, anche se non ne capivo il motivo.
Bussai alla porta del suo ufficio.
"Si, avanti." Lo sentii dire.
Entrai e lo vidi scrivere al computer e controllare degli esami, probabilmente quelli che avevo fatto poche ore prima.
"Ehm... Ciao. Scusa se ti disturbo, Matt mi ha chiesto di accompagnarlo a fare una commissione. Posso andarci?" La domanda uscì con voce tremolante.
Non riuscivo a capire il perché alcune volte mi risultasse difficile parlargli ed altre venisse così naturale da farmi ricredere su me stessa.
"Certo che puoi, anzi ne sono felice. Devi affrontare questa cosa passo per passo e se ci sarà qualcuno con te, sarà più semplice. Quando torni però, vorrei che ti fermassi qualche minuto da me, così che possa controllare se effettivamente è tutto nella norma."
"Nessun problema. Allora a più tardi."
"A dopo."
Uscii con un sorriso a trentadue denti sia perché potevo andare con il mio migliore amico, sia perché David mi faceva quell'effetto.
Passai in camera a prendere giacca e cellulare e chiesi a Jennifer, una ragazza della mia età, di tenere d'occhio le bambine per me. Subito dopo raggiunsi Matt, pronta per uscire.
"Andiamo." Dissi.
Salì sulla sua auto e partimmo verso il negozio del suo amico.
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Buonasera lettori! Come state?
Come vi è sembrato il capitolo? Secondo voi come andrà l'uscita della nostra Veronica e Matt? Cosa vi aspettate?
So che questi capitoli sono un po' lenti ma vi prometto che arriveranno anche quelli dove si spiegheranno molte cose, abbiate pazienza sono ancora capitoli di introduzione alla storia.
Grazie a chi stellina e commenta, lo apprezzo molto.
Al prossimo capitolo (che dovrebbe arrivare presto) ♥
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BE BRAVE, LIVE
RomanceVeronica Summers diciassettenne. Vive in orfanotrofio da quando ha dieci anni. Soffre di una patologia cardiaca che non le permette di vivere come vorrebbe. Ha lottato per tanti anni. La vita è dura e la voglia di mollare è tanta. Ed è proprio in...