La mattina seguente venni svegliata dalla sveglia di Alex che non smetteva di suonare.
Ancora assonnata, controllai l'ora sul cellulare e maledissi la mia migliore amica.
Le tirai un cuscino addosso.
"Alexandra Davis! Perché diavolo la tua sveglia suona alle 6.35 di mattina? E perché non ti alzi e la spegni?"
Si degnò finalmente di zittire quel dannato aggeggio.
"Scusa, scusa. Devo andare a correre, non era mia intenzione svegliarti." Rispose lei sparendo nel bagno adiacente alla nostra camera.
Due settimane prima, per qualche strano motivo, si era messa in testa che almeno due o tre giorni a settimana doveva andare a correre la mattina prima dell'inizio delle lezioni. Aveva chiesto il permesso al Direttore Morris che aveva acconsentito a patto che non si allontanasse troppo e rientrasse in orario.
Quella era la seconda volta che andava.
Soffocai la faccia sul cuscino.
Per me era ancora prestissimo, anzi per tutti era ancora prestissimo.
Non sapevo proprio da dove prendesse quella voglia di alzarsi all'alba per andare a fare jogging. Anche se le mie condizioni mediche lo avessero consentito, non lo avrei fatto per niente al mondo. La pigrizia e il sonno avrebbero avuto la meglio.
La sentii rientrare, cambiarsi il pigiama con una tuta, mettersi le sue immancabili scarpe da ginnastica, prendere il suo iPod ai piedi del letto e uscire. Tutto questo facendo il minor rumore possibile. Probabilmente pensava che fossi tornata a dormire.
Mi rigirai nel letto per almeno venti minuti.
Capii che sarebbe stato impossibile riprendere sonno così mi alzai.
Presi il necessario e mi infilai sotto la doccia.
Stranamente non ero in agitata, non vedevo l'ora di rivedere David.
Non dovrei.
Chissà se anche oggi mi porterà fuori.
Basta devo smetterla.
In quei giorni la mia mente era così contraddittoria. A volte facevo persino fatica a sopportare me stessa.
Fortunatamente il getto d'acqua calda riuscì a distrarmi dai pensieri.
Uscii, presi l'asciugamano più grande dei due che avevo portato e me lo avvolsi attorno al corpo, l'altro lo tamponai con cura nei capelli.
Dieci minuti dopo ero pronta. Indossavo un maglioncino bianco e un paio di jeans a vita alta con le converse.
Quando scesi erano soltanto le 7.45 e non c'era ancora nessuno in giro per l'istituto tranne qualcuno del personale.
Salutai Meg e Kat in cucina e incrociai il Dottor Stevens nel corridoio.
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BE BRAVE, LIVE
RomanceVeronica Summers diciassettenne. Vive in orfanotrofio da quando ha dieci anni. Soffre di una patologia cardiaca che non le permette di vivere come vorrebbe. Ha lottato per tanti anni. La vita è dura e la voglia di mollare è tanta. Ed è proprio in...