CAPITOLO 16

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La visita giornaliera con David era andata molto bene: diceva che facevo progressi e che il mio cuore si stava abituando alle lievi sforzature a cui lo sottoponevo quotidianamente, così da tenerlo in allenamento e permettermi più libertà di prima, sempre sotto controllo.

Giorno dopo giorno avevo acquisito maggior confidenza con lui; adesso non dovevo più preoccuparmi di fare la dura o essere timorosa nei suoi confronti, mi fidavo ciecamente. Oltre ad essere un ottimo dottore, era anche un bravo ascoltatore. Capiva all'istate i miei problemi e dubbi, sia medici che personali, mi aiutava, mi spronava, mi faceva riflettere, oltre che divertire la maggior parte delle volte.

Era uno strano rapporto il nostro, ma a me piaceva così.

Stavo per uscire dal suo studio, quando mi chiamò.

"Si?" Mi voltai verso di lui.

"Stavo pensando ad una cosa, vieni con me."

Incuriosita lo seguii fuori, fino al parcheggio.

Ci fermammo davanti alla sua bellissima auto nera, sembrava d'epoca.

"Andiamo da qualche parte?" Domandai con un sorriso.

"Esatto! Sali."

Non me lo feci ripetere due volte ed entrai nel posto del passeggero, mentre lui prese posto al volante e partimmo.

Non chiesi la destinazione, tanto non me l'avrebbe detta comunque, poi adoravo le sorprese, le sue sorprese a dire la verità.

Accese la radio a basso volume, stavano passando una canzone pop di cui non sapevo il nome.

Posò lo sguardo su di me e fece un sorriso, non uno dei suoi soliti, ma uno sghembo, che faceva intendere che avesse in mente qualcosa.

Mentre lui era tornato concentrato sulla strada, io mi soffermai ad osservarlo.

Quella mattina era particolarmente bello: capelli spettinati, un accenno di barba, i suoi incredibili occhi blu e un sorriso che non riusciva a togliersi. Con i suoi jeans e t-shirt grigia aderente, sembrava un ragazzino, niente a che vedere con il trent'enne con il camice bianco che era costretto ad indossare.

Quando vidi l'insegna del Macy's, gli rivolsi un'occhiata interrogativa.

"È solo una tappa. Devo prendere alcune cose, tu resta pure in macchina, torno subito."

Scese ed entrò nella caffetteria.

Lo seguii con lo sguardo fin quando non lo persi tra la gente che già affollava il locale. Afflitta ed incuriosita, cambiai qualche stazione radio, per trovare una canzone che conoscessi.

Pochi minuti dopo David fece ritorno, tra le mani teneva un grande sacchetto di carta bianco da cui usciva profumo di cibo.

"Cos'hai comprato?"

"Qualcosa per dopo." Disse vago, aumentando il mio interesse.

Rimise in moto e partimmo per una destinazione a me ignota.

Mezz'ora dopo ci trovavamo in un parco, poco fuori New York: l'Hudson River Park.

Ai miei occhi si estendeva una piccola distesa verde con fiori colorati e alberi centenari altissimi, qualcuno qua e là era seduto a godersi la giornata.

David scese dalla macchina e dal bagagliaio tirò fuori una coperta, mi intimò ad uscire e seguirlo.

Presi il sacchetto del Macy's e lo raggiunsi sotto uno degli alberi, dove aveva già steso sull'erba la coperta.

"Non ci credo! Hai organizzato un picnic!"

"Speravo ti piacesse, a quanto pare avevo ragione." Rise.

Ci sedemmo e dal sacchetto tirò fuori dei sandwich, una torta salata, e dei muffins.

"Ecco cos'era quel buon profumino! Hai pensato a tutto."

"Ho chiesto un piccolo favore a Macy e mi ha aiutato per il pranzo, è stata davvero gentile."

"Ringraziala da parte mia."

Addentai un sandwich e mi guardai intorno.

Il posto era magnifico, in lontananza si vedeva il fiume Hudson e lo skyline newyorkese.

"Adoro questo posto, è così tranquillo. David mi stai viziando troppo."

Sorrise.

"Mi piace farlo."

Le due ore successive passarono in un batter d'occhio.

Quando ero con lui non mi accorgevo del tempo che passava, chiusi nella nostra bolla, ero felice.

Raccolte le ultime cose, tornammo alla macchina.

Mi dispiaceva dover tornare.

Lasciato il parco alle nostre spalle, lo ringraziai.

"È stata una bellissima giornata, grazie per aver organizzato tutto questo."

La sua mano destra lasciò il cambio e si intrecciò alla mia.

"È stato un piacere. Mi sono divertito e sono stato davvero bene."

Improvvisamente l'atmosfera si fece imbarazzante, l'unico rumore proveniva dalla musica di sottofondo della radio.

Per fortuna David spezzò la tensione canticchiando la canzone che stavano trasmettendo.

Poco dopo si fermò in mezzo ad un grande spiazzo di cemento, scese e fece segno di fare lo stesso.

Non capendo cosa volesse fare, feci quello che mi chiese.

"Perché ci siamo fermati qui?"

"Semplice, ora guidi tu." Disse con tutta la calma possibile.

"Aspetta, c-cosa? Ma io non ho la patente! Non so guidare! Sei matto?"

"Probabile. Prima stavo pensando che ormai avresti dovuto avere la patente già da un paio d'anni, così ci ho riflettuto e mi sono ricordato che non molto distante dal parco c'era questo posto. Qui puoi fare pratica, con me ovvio."

"Io...Io non so cosa dire." Ero nel panico.

Mi stava davvero proponendo di fare pratica con la sua macchina?

"Devi solo accettare."

"Ehm... D'accordo."

Ci scambiammo i posti, essere alla guida faceva uno strano effetto.

Regolai lo schienale e appoggiai le mani sul volante.

"Ti spiegherò tutto, dovrai solo seguire le mie indicazioni e sarà più semplice di quanto tu creda. Adesso rilassati e fai ciò che ti dico. Ti sto affidando una delle cose più preziose che abbia, ho molta fiducia in te, non credi?" Rise.

Non era affatto incoraggiante.


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Buonasera ♥ Come state? Vi state godendo l'estate?

Scusate il ritardo della pubblicazione, ma in questi giorno sono stata piuttosto incasinata! Vi è piaciuto il capitolo? Fatemelo sapere con un commento o una stellina ;)

Ringrazio vecchi e nuovi lettori, spero che vi continui a piacere!

Al prossimo capitolo


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