capitolo 4✅

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"Sì Allen, lui non sa niente, e non voglio che tu vada a dirgli niente. Ormai non apparteniamo più a lui, ci ha lascito" sono seduta sotto un albero nel parco con Allen. Ormai sono passate 3 settimane da quando mia madre ha deciso di non volermi più nella sua vita, un mese che Luca è partito, un mese di sofferenza per la troppa distanza.

Ogni tanto assisto alle video chiamate, ma in modo che lui non possa vedermi, la scuola è finita, per fortuna non dovrò più sopportare Natasha. Quella puttana mi ha praticamente impedito di vivere perché non riusciva a credere che Luca se ne fosse andato senza averla avvisata.

"Ma è di suo diritto saperlo. Luca è cresciuto non è più il ragazzino che era un tempo. Ti ama alla follia, proprio come amerà i vostri bambini" mi rassicura, non so in quanti me lo avranno detto e ripetuto, io comunque non ci credo, mi ha lasciata solo perché doveva partire.

"Allen non insistere, ho preso la mia decisione, partirò per andare a Londra da mia zia. Se tornerà ti prego di non dargli informazioni sul mio conto. Parto far qualche ora" Lo avviso. Il suo cellulare inizia a vibrare, e Non appena leggo il nome sullo schermo cerco di alzarmi ma Allen mi prende per un polso e mi tiene forma al suo fianco. Risponde alla video chiamata e posiziona il telefono in modo che anche io ci stia nell'inquadratura.

"Hei amico" Luca bello come sempre, compare sullo schermo. Indossa una divisa militare, i suoi capelli sono tagliati corti e indossa un cappello.

"Ciao Luca, guarda chi ho qui" Allen mi attira verso di sé posizionandomi davanti allo schermo. Quando i nostri occhi si incontrano mi sembra quasi di tornare indietro al primo giorno che ci siamo visti.

"Ciao" saluto imbarazzata. Sul suo volto si forma un lieve sorriso che non dura più di qualche secondo.

"Ciao Kate. Come va?" Sì vede che anche lui è imbarazzato. E la cosa è molto tenera.

"Non tutto va come si spera ma tiriamo avanti. Tu?" Chiedo restando inanimata, non facendo trapassare nessuna emozione.

"Kate, ti amo ancora come non mai. Ma ho bisogno di tempo per capire se quello che sto facendo e giusto oppure no" la sua voce è dura e sicura di quello che sta dicendo. Lo squarcio che ho nel petto ormai è così grande che non riesco più ha trattenere il dolore.

"Non serve mentire, infatti io non ti amo più e te lo dico in faccia per non tirarla avanti. Io parto non torno più, stare qui mi fa male. E credo che per noi questo è un addio" senza settare risposta mi libero dalla presa di Allen e mi alzo. Corro il più velocemente possibile, ma ovviamente mi fermo dopo neanche un minuto, la gravidanza mi fa stancare in fretta, la pancia inizia già un po a farsi vedere e io non so più cosa fare.

Torno a casa, che poi non è casa mia, ovviamente Alexis ha preteso che io rimanesse da lei fino a quando non avrei trovato una sistemazione adatta, e un lavoro ovviamente. Ma è giunta l'ora di allontanarsi da questa situazione e di andare avanti.

"Sono a casa" Urlo superando la soglia. Quando però arrivo in cucina mi blocco alla vista di mia madre. È seduta al tavolo con le braccia conserte e uno sguardo duro rivolto verso di me, davanti a lei c'è Alexis con in mano una tazza di caffè.

"Cosa ci fai qui?" Chiedo acida, una donna come lei può ritenersi esclusa dalla mia vita e può stra per certa che non vedrà mai i suoi nipotini. Mai.

"Stavo discutendo con Alexis sulla data da prenotare per l'aborto" a sentire quelle parole il mondo mi cade addosso, quella vipera malefica che non ha fatto altro che distruggermi la vita ripetendo che sono inutile e non servo a niente e ora ha intenzione di togliermi l'unica gioia mai avuta.

"Aspetta, io sono contraria a quello che sta dicendo lei, ma continua ad insistere sul da farsi. Sono fermamente convinta che Kate è abbastanza grande per prendere le sue decisioni da sola" afferma Alexis alzandosi dalla sedia e venendo al mio fianco.

"Chi ti credi di essere. Vieni qui nella mia nuova casa, nella mia nuova famiglia e pretendi di voler uccidere i miei bambini. Sei pazza, non rinuncerò a loro solo per un tuo stupido capriccio, sei insulsa e immatura" Urlo a scuarciagola. Piccole e leggere lacrime solcano il mio volto ormai rosso per i nervi a fior di pelle.

Sono stanca di questa situazione, sono stanca del fatto che la persona che amo di più sia andata via, sono stanca del fatto che per colpa di un preservativi dimenticato la mia vita sia diventata un disastro, il disastro più difficile e catastrofico da superare ma il più bello e mai visto in vita mia. Forse all'inizio ero spaventata e non sapevo se tenerli o abortire, ora invece il mio unico desiderio e quello di averli tra le mie braccia e proteggerli. Dovrò superare molti ostacoli tra i quali anche mia madre che invece di venirmi contro dovrebbe supportarmi e darmi coraggio, dovrebbe gioire per la notizia dell'arrivo dei suoi nipotini, invece no, sono l'unica sfigata che ha la madre che sta progettando di uccidere quei piccoli e innocenti fagiolini che crescono in me.

"Kate sei ancora una bambina. Non saprai mai crescere un bambino, non ne sarai in grado" la calma con cui lo dice mi mette ansia e paura.

"Solo perché tu non sei in grado di crescere un figlio non vuol dire che io sia come te. E ora sparisci che è meglio" per mia fortuna non fiata più e a testa alta esce dalla porta.

Senza aggiungere altro vado nella stanza degli ospiti che è diventata la mia stanza e mi butto sul e letto. Tra poco dovrò affrontare un viaggio di 9 ore e non so se ne uscirò viva o meno, quindi un riposino ci vuole.
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L'aeroporto non è mai stato così affollato, ci sono bambini che strillano genitori in crisi e persone sudate che creano nuvole di gas nocivi. Non ho salutato nessuno prima di partire, ho lasciato un bigliettino ad Alexis e un messaggio a Allen, nessuno sa dove sto andando di preciso, nessuno sa che sto scappando. Può sembrare una cosa da codardi e infatti lo è, ma scappare era l'unica soluzione rimasta.

Ho già superato il chek-in, ora devo semplicemente aspettare che il mio aereo atterri. Sono tutta sola seduta su una delle tante sedie disposte in file da 10. Mi sto annoiando un sacco e per far passare il tempo ho scoperto che intorno a me il pavimento e coperta da 127 mattonelle divise in triangoli che sono in totale 254 e che sono composte principalmente da due colori il blu e il bianco, ogni tanto però sono riuscita a scorgere qualche macchia di chissà quale sostanza.

"Hei piccola dove scappi?" Alzo lo sguardo verso Allen che è in piedi davanti a me con un trolley.

"Che ci fai qui?" Sono stupita, e contenta. Intraprendere questo viaggio da sola sarebbe stato troppo anche per me

"Il mio migliore amico e cocciuto come un mulo e ha lasciato andare la sua fidanzata incinta, allora spetta a me tenerti d'occhio mentre lui non torna" afferma, ma non sembra neanche lui molto convinto di quello che ha detto.

"La verità?" Chiedo.

"Ho confessato hai miei genitori che sono gay e mi hanno sbattuto fuori di casa. Quindi scappo con te" si siede al mio fianco tenendosi la testa fra le mani.

"Tu sei gay?! Ma come è possibile, sei un donnaiolo nato" sono sbalorditi e scioccata, come ho fatto ha non rendersene conto.

"Forse ero un donnaiolo. Poi mi sono accorto che gli uomini sono più attraenti" scoppio a ridere per l'espressione buffa che ha sul viso.

"Allora benvenuti nel club degli esclusi"

So che sono poche le persone che stanno leggendo la mia storia . Ma se far di voi c'è qualcuno che conosce un app per fare un trailer mi potrebbe aiutare?😍😍

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