capitolo 11

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POV'S Luca

"Papà ti ripeto che quel bambino non è mio" Urlo passandomi le mani fra i capelli. Stiamo discutendo al telefono orari da un'ora. Allison lo ha chiamato in lacrime dicendo che io ho rinnegato mio figlio e stronzate varie.

"Figliolo ma lei non ha fatto niente di male. Ora vai da lei chiedile scusa e accetta quel bambino per quel che è, tuo figlio" dice in tutta tranquillità. Seriamente ho la sensazione che di solito parlo con i muri non con le persone.

"Sei una testa dura, ora capisco perché mamma dice che ho preso da lei. Ora te lo dico in tutta calma, quel bambino non è mio e io non mi prendo le responsabilità degli altri capito?!" Urlo, ormai faccio avanti e indietro in questa stanza che mi sembra sempre più piccola.

"Luca, so che Kate è incinta, so che lo sai. E so anche che lei non è la ragazza giusta per te. Hai 22 anni, in pratica hai tutta la vita davanti, non per questo devi per forza viverla con lei" queste parole mi feriscono, lui ha sempre odiato la mia ragazza senza nessun motivo. Secondo lui non è giusta per me, ma secondo me è tutto il contrario, lei è perfetta, e non c'è niente da ridire.

"Pensava come vuoi ma se rinneghi lei, fai lo stesso con me e i miei figli" senza dargli il tempo di rispondere chiudo la chiamata. Mi avvicino lentamente al mio letto, che più ci dormo e più mi sembra vuoto. Mi mancano le notti passate con lei, le sue risate i suoi capelli il suo sorriso, mi manca lei.

Vorrei poter tornare indietro soltanto un momento , prenderla per mano e dirle che la amo, vorrei dirle che è tutto il mio mondo, che loro sono tutto il mio mondo, lei è i miei bambini.

Sento la suoneria del telefono che squilla, anche se c'è l'ho a portata di mano, non ho voglia di rispondere.

Rassegnato raccolgo il telefono dal fondo del letto e rispondo senza leggere il nome su display.

"Sì pronto? " Chiedo con voce roca

"Luca" la sua voce resta inconfondibile, mia madre ha sempre avuto una voce accessa e melodica.

"Mamma, mi manca così tanto" sussuro portando la mano sul viso.

"Anche se lei non lo dimostra anche a lei manchi, sta vivendo un momento difficile e ha bisogno di te" la sua voce si abbassa sempre di più fino a non sentirsi più.

"Ma non so dov'è, con chi, e neanche perché e andata via" la mia voce sembra quella di una bambina che ha appena smesso di piangere, e se non fosse per la mi stupida idea che gli uomini non piangono sarei già in lacrime.

"Quello che ti sto per dire deve restare fra di noi, non posso dirti dove dei trova, ma è con Allen. Parla con lui, sicuramente vorrà aiutarti" chiude la chiamata senza che io abbia il tempo di rispondere

Allen giuro che se ci provi con la mia donna ti spazzo le gambe.

Con un balzo sono in piedi in mezzo alla stanza, mille idee mi frullano in testa, e una di queste è quello che verrà messa in atto.

Apro velocemente la porta della mia camera e esco fuori senza chiuderla, la prima regola della base e quella di mantenere il controllo e non correre per i corridoi in caso di emergenza ma io ho l'adrenalina al massimo e ho bisogno di sgranchire le gambe.

Sono qui da più i meno 4 mesi
e come minimo ogni giorno abbiamo 5 ore di allenamento forzato, pesi, corsa, e cose del genere senza pausa. Infatti ora il mio fisico e più tonico e muscoloso di quando sono partito.

Raggiungo in fretta l'ufficio del sergente Alex, bussò tre volte, come da lui richiesto. Quando sento la sua voce che mi dice di entrare mi sistemo i capelli ormai cresciuti e ripongo il cappello sulla testa.

"Buongiorno sergente" entro nel suo ufficio, una delle stanze più gradi della base, gli armadi sono in legno e per la stanza ci sono molte vetrine che espongono medaglie o distintivi.

"Buongiorno Luca, cosa posso fare per te?" È una delle poche persone di cui mi fido, e gentile ma abile nel suo lavoro, è lui che ci ha allenato per le prime settimane poi ha lasciato il suo compito al sergente Josh, un uomo senza scrupoli.

"Ho bisogno di assentarmi dalla base per un paio di settimane, e avevo bisogno del suo consenso sergente" mi accomodo su una delle sedie che sono messe davanti alla sua scrivania.

"E perché Luca, sei uno dei pochi bravi in quello che fanno. Cosa pensi che ti lascerò andare così facilmente" Chiede guardandomi cupo.

"No signore, ho combinato un casino. La mia fidanzata è incinta e io lo scoperto poche ore fa anche sei lei e credo al 3 mese. Devo risolvere, non posso lasciarla scappare, non ora che so che in lei crescono il frutto del nostro amore" sento gli occhi pizzicare, un velo di lacrime li ricopre ma non posso cedere, non davanti al sergente.

"Parlerò con i miei superiori. Ma farò il più possibile. Fidati di me" mi da una pacca sulla spalla per poi alzarsi e uscire dalla stanza.

Kate non mi scappi ora. Vengo a prendere ciò che mi appartiene.

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