capitolo 9

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Nel tragitto verso l'ospedale l'unica cosa che si poteva sentire era la musica di sottofondo che si confondeva perfettamente con i miei gemiti di dolore. Allen non proferiva parola, schiacciava più che poteva il piede sull'acceleratore senza fermarsi a nessun semaforo.

Ora invece sono distesa su un maledetto lettino d'ospedale, che non solo puzza ma è anche scomodo. Al mio fianco che anche una culla Dove al suo interno c'è un bambino che deve avere al massimo 3 o 4 mesi, attaccato a tanti macchinari che misurano il battito del suo cuoricino. La madre, credo, e li seduta al suo fianco in lacrime che cerca di calmare il suo bambino che continua a dimenarsi e a piangere. La porta della stanza si apre mostrando un uomo che non deve avere più di 25 anni che corre verso la donna in lacrime. Subito dopo di lui un dottore entra nella nostra stanza con una cartella in mano, si avvicina a me e si siede sul bordo del mio letto.

"Signorina Katie?" Chiede leggendo qualcosa sui fogli che tiene in mano.

"Sì sono io" sussurro guardando Allen che mi sta tenendo la mano, ora al suo posto dovrebbe esserci Luca, dovrebbe essere lui qui per vedere i suoi bambini ma non c'è, perché è chissà dove con un'altra donna

"Signorina non si deve preoccupare per i dolori al ventre, ha solo bisogno di stare al riposo e di prendere delle vitamine, i suoi bambini stanno bene" mi rassicura, mi consegna un foglio sul quale c'è scritto il nome dei farmaci che devo prendere.

"Può anche tornare a casa ora, è stia al riposo" mi ripete uscendo dalla stanza. Con l'aiuto di Allen mi alzo dal lettino e a passo lento usciamo dalla stanza.

Nel viaggio di ritorno non dici niente, resto ad osservare il paesaggio della città che vedo dal finestrino della macchina. La città di Londra è uno spettacolo anche quando c'è piuttosto tempo, le persone non si fanno condizionare dal bruto tempo perché le strade sono piene di persone che fanno passeggiate o che vanno a fare la spesa.

Ora che ci penso, ho fame, ho voglia di cioccolata con il caramello. Oppure di una vaschetta di gelato al caramello, oppure anche il budino al caramello.

"Allen,ho fame" Lo guardo mentre è concentrato a guardare la strada, non fa trasparire nessuna emozione, e la cosa è molto inquietante.

"Adesso andiamo al supermercato, cosa vuoi?" Chiede continuando a guardare la strada.

"Allora, voglio il gioccolato con il caramello, gelato al caramello e budino al caramello e se magari trovi gli oreo al limone anche quello grazie" sorrido sistemandomi sul sedile della macchina.

Ora che ci penso però siamo venuti in aereo e questa è la stessa macchina che aveva quando eravamo in America.

"Come hai fatto a teletrasportare la macchina qui?" Chiedo,da parte sua ricevo solo una risata che fa ridere anche me.

"Sono un mago. Non te lo avevo detto?" Chiede guardandomi, siamo nel parcheggio di un super market, io non ho voglia di andare con lui quindi resto in macchina con la nomina di supervisionatore delle sue cose.

Il suo telefono è sul sedile affianco al mio, sta squillando da un qualche secondo. So che è Luca ma non voglio rispondere, anzi si, voglio vedere cosa dice.

Prendo il suo cellulare e rispondo alla chiamata e metto il viva voce.

"Ho finalmente rispondi, non riesco a rintracciare Kate, è incinta, dei miei bambini, sai dov'è? Sai se sta bene, dimmi che gli vuole tenere, dimmi che non gli vuole uccidere. Allen? Allen ci sei? Ce qualcuno almeno che sta scontando la chiamata?" Chiede disperato, sembra stia piangendo.

"Si" rispondo involontariamente. Mi porto le mani alla bocca anche se non serve al niente.

"Kate sei tu? Ti prego dimmi che vuoi i nostri bambini, dimmi che gli ami come gli amo io, ti prego dimmi qualcosa" dice disperato, sento dei singhiozzi ma non posso credere che sia lui.

"Dimenticati di noi" rispondo chiudendo la chiamata.

Corretto
Molto probabilmente non bubblicerò per un po perché non sono in Italia e ho solo la connessione dati che sta per finire quindi speriamo in bene. Vi adoro😍😍

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