Raccolgo coraggio e prendo il telefono, vado sulla chat con Lea, salvo il numero di Alessio in rubrica e premo la cornetta verde. È abbastanza strano sapere di star chiamando al cellulare quello che era il mio idolo, mi sento già a disagio ma cerco di pensare solamente a ciò che Nocciolo mi ha detto ieri, ci ho riflettuto fino a sera tardi e, a quanto pare, mi ha convinta. La sua curiosità ha compensato la mia ed ora voglio assolutamente sapere cosa Ale ha da dirmi.
‹Pronto, chi parla?› risponde.
Riconosco subito la sua voce calda, come lo è sempre stata ‹Ciao Alessio, sono Nicole, spero di non disturbarti. Come va?›
‹Non disturbi affatto! Sapevo avresti chiamato, mi fa parecchio piacere!› sembra davvero entusiasta ‹Io alla grande, sono in studio di registrazione, in questo momento. Questi sono giorni davvero pienissimi›
‹Nuovo album?›
‹Eh già, si lavora tantissimo›
Poraccio, ma dove vuole arrivare? Sarà il suo primo album da solista e non credo lo ascolterò ‹Cosa mi devi chiedere?› cerco di arrivare al punto.
‹Vorrei farti una proposta che non puoi rifiutare› inizia, e già sembra monotono. Lo lascio parlare. ‹Il brano che hai portato al concorso è stato quello che mi ha colpito più di tutti, è davvero molto profondo e romantico. Ti piacerebbe farlo diventare la canzone che manca nel mio CD?›
La proposta mi spiazza alquanto. La mia mente rifiuta in tutti i versi ma dentro sento che devo pensare, e non subito respingere ‹Intanto grazie› gli dico ‹ma vorrei rifletterci, se non ti dispiace› ci sono davvero tante cose da non trascurare prima di poter eventualmente accettare.
‹Non c'è problema, basta che mi richiami entro una settimana› mi raccomanda.
‹D'accordo, lo farò›
‹Grazie mille›
‹A te; ci sentiamo› e attacchiamo.
Sono confusa, indecisa. Sarebbe un'esperienza sicuramente diversa dal solito che avrei accettato senza nemmeno rimandare, ma il problema di fondo, qui, è Alessio. Non credo di poter riuscire a sopportare la sua presenza per tutti i giorni in cui scriveremo la canzone, sarei molto sotto pressione e tesa. Passare del tempo con lui mi riporterebbe a pensare al mio passato, e non ne ho proprio voglia. Magari non devo stare nemmeno con lui, magari dovrò solo lasciargli i miei spartiti e se la vede lui, ma ne dubito.
Non lo so, potrei accettare, ma non so cosa mi attende. Lui non lo posso vedere, solo il pensiero di guardarlo di nuovo in faccia mi provoca rabbia e pugni in tensione.
Chiamo Lea, ho bisogno del suo aiuto, come al solito. Non le spiego cos'è successo, ma le dico solamente che ho bisogno di chiederle delle opinioni. Lei subito mi invita a casa sua.Decido di avviarmi da lei a piedi e respirare un po' l'aria fresca di marzo. Penso ancora un po' alla proposta di Alessio e non ho molte ragioni per cui accettare. A cosa mi porterebbe? A leggere il mio nome tra i compositori del pezzo nel libretto dei testi delle canzoni nel CD di Ale che nemmeno comprerò? Di fatto non ci ricaverei nulla.
Salgo le scale dell'appartamento, raggiungo la porta di casa sua e appoggio la mano sulla maniglia, ma è chiuso. Strano eh? Ha imparato, finalmente, a chiudersi a chiave dopo che dei ladri sono entrati in casa di un signore del palazzo accanto mentre eravamo a Roma.
‹Allora?› ci sediamo sul comodo divano di casa sua.
Arrivo subito al punto ‹Ho chiamato Alessio›
‹L'hai fatto veramente, Cole?›
‹Sì...›
‹Cosa ti ha detto?›
‹Come se tu non lo sapessi, no?›
Alza le spalle e scuote la testa ‹Credimi, non so assolutamente nulla. Lui ci ha lasciato solamente il suo numero di telefono implorandoci di convincerti a chiamarlo che avrebbe voluto parlarti. Io e Ele eravamo molto perplesse ma, alla fine, abbiamo trovato una risposta plausibile... Prima dimmi tu di cosa si tratta›
‹Mi ha proposto di far diventare il mio brano una sua canzone›
‹Oddio, pensavo si trattasse del tuo pezzo, ma non di... wow, Nicole, tu accetti, punto›
‹Sono qui a posta, per chiederti aiuto ma, sai, nel tragitto da casa mia a qui ci ho pensato quei pochi minuti. Sono quasi convinta di rinunciare›
C'è un attimo di silenzio, di riflessione da parte sua ‹Nicole, perché? Che ti sta sul culo lo abbiamo capito, e i motivi non sono nemmeno stupidaggini, ma...›
‹E questo non ti basta come spiegazione? Mi pare sia più che sufficiente, che dici? Eh? Ma non ci pensi a quanto potrei stare male?›
‹Sei venuta a chiedermi consigli o a buttarmi in faccia il tuo non provarci nemmeno?› mi fissa, aspettando una mia risposta.
Guardo altrove. Come faccio a non darle ragione?
Sospira, scaricando quel minimo di rabbia accumulata in una frazione di secondo ‹Cosa ti costa buttarti, a volte? Lanciati!›
‹Ma sono incatenata. Come mi libero?›
‹Sei una rompi scatole. Trova la forza che hai, perché so che ne hai tanta, prendila, raccoglila e spacca le catene, che ti devo dire? Se le cose non le cogli al volo, le opportunità e gli attimi stessi, e non dire che non è vero perché spesso ti capita, quando lo rifarai? Le occasioni, poi, volano via e non le riprendi più. Pensa a quando ti ritornerà in mente questa proposta e che non l'hai accettata, pensa ai sensi di colpa per non averci neanche solo provato. Caspita, viviti i momenti›
Le sue parole mi riportano a ieri mattina, a Giacomo. Mi è sembrato di sentire da lei le stesse parole che mi ha detto Nocciolo, è impressionante. Hanno espresso lo stesso concetto e una sensazione strana mi invade.
‹Okay› recupero il mio cellulare dalla tasca dei jeans ‹lo faccio›
È sorpresa di questo mio cambio di decisione improvvisa, ferma ‹Come?!›
‹Lo faccio. Ora richiamo Alessio›
‹Se lo stai facendo per me, perché vuoi dimostrarmi qualcosa, non lo fare proprio, non hai bisogno di dimostrarmi niente›
‹Non lo faccio per te, ma per me› cerco il numero in rubrica.
‹Cosa ti ha fatto cambiare idea?›
‹Il fatto che tu e Giacomo, il mio alunno, mi abbiate detto le stesse cose che, alla fine, sono in grado di convincerti in un secondo›
‹Pulcino, sei strana, ma tanto strana› ride, scaricando un po' di tensione.
‹Non è che sono strana, è che...›
‹...è che sei strana, tesoro. Davvero, sono seria, fallo solo se hai piacere a farlo›
‹Sono confusa, Lea. Vorrei non richiamarlo... ma... non lo so, ho paura. E se mi chiedesse di cantare? Di intonare anche solamente qualche nota?›
‹Gli spiegherai che non canti›
‹Quello se si mette in testa una cosa non gliela scrolli... Ho paura di ricollegarmi troppo ai vecchi tempi›
‹Un po' succederà, lo so, ma passaci. Se non ce la farai, basta. Gliene parli e annullate. Pensaci: questa esperienza potrebbe aprirti a qualcosa oppure a niente, ma tentar non nuoce, no?›
‹Hai ragione› premo la cornetta verde e porto il telefono all'orecchio.
Lea sembra molto in ansia, anche un po' preoccupata. Si sfrega le mani come se sentisse freddo.
‹Alessio, sono Nicole›
‹Dimmi tutto›
‹Ho già deciso: accetto la tua proposta› sento un nodo stringersi in gola, fortissimo. Deglutisco rumorosamente, mentre Lea mi guarda impaziente.
‹Ottimo, mi fa molto piacere! Potremmo iniziare da domani? Vieni in studio, tanto sto qui a Milano. Ti mando l'indirizzo e varie indicazioni per messaggio›
Guardo Lea, per farle capire che Ale mi ha totalmente colto di sorpresa ‹Domani?› gli chiedo per essere più chiara anche con lei.
Mi guarda stranita e mi sussurra ‹Qualunque cosa sia, digli di sì, non farlo attendere›
‹Sì, domani› mi risponde, intanto, Alessio.
Mi porto un pugno alla bocca, lasciando intuire alla mia amica che dopo farà i conti con me. ‹Perfetto, domani va benissimo› ritorno da Alessio.
Chiusa la conversazione, Lea mi fa un grande sorriso che è talmente tanto dolce che non le si può dire nulla, solamente il solito ‹Grazie›
‹Spaccherai il mondo, ne sono sicura›
Faccio spallucce ‹Vedremo che cosa mi aspetterà. Spero che, in qualche modo, ne valga la pena›
‹Tutto ne vale la pena›
Le sorrido, segno di ulteriore ringraziamento. ‹Cosa fai oggi?› le chiedo poi.
‹Tra un'oretta circa dovrebbe arrivare Marco, stasera mangia qui e resta a dormire›
‹Ma che carini! Mi raccomando, fate i bravi bimbi› le dico assumendo un tono di voce molto materno.
‹Ovvio mammina› accena una risata.
Rimaniamo ancora un po' insieme, chiacchierando e ridendo parecchio. La informo anche del desiderio di Connor di riorganizzare una serata in pizzeria tutti insieme. Lei subito scrive sul gruppo Whatsapp e in pochi minuti decidiamo di andare sabato prossimo. Ottimo!
Ci accorgiamo del tempo che passa quando Marco entra in casa di Lea ‹Ancora lasci la porta aperta?› le chiede subito, ancora all'ingresso.
Lei mi guarda stranita ‹Cole, ma non l'abbiamo chiusa appena sei arrivata?› mi sussurra.
Scuoto la testa, ridendo un poco sotto i baffi per la sua faccia preoccupatissima.
‹Amore, è arrivata Nicole e non ci ho fatto caso› gli dice appena ci raggiunge in salotto.
‹Stai attenta la prossima volta› le da' un bacio sulla guancia, accarezzandole il viso. Quanto li amo insieme.
‹Va bene!› mi alzo dal divano con fare maestoso ‹Io vi lascerei soli, mi tolgo di mezzo›
Saluto entrambi con un abbraccio ‹Vi voglio bene, buona serata!›Tornata a casa, mi siedo al pianoforte. Passo una mano tra i miei capelli stranamente morbidi e penso ad una melodia che ho suonato appena tornata da Roma. Provo a risuonarla e la sento ancora, per poi accorgermi che me l'ero scritta su uno spartito. Mi ricordo di averlo messo nel cassetto del comò di fianco al letto, ed è proprio lì che lo trovo.
Mi riaccomodo sullo sgabello e tento di buttar giù altre note, di creare musica, melodie, emozioni.
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«Prendi quel microfono e canta» // Alessio Bernabei [COMPLETA]
Fanfiction«Prendi quel microfono e canta» // Alessio Bernabei TRILOGY. number 1. Un passato frastornato, segnato dal canto e da suo padre. E poi loro, la sua band preferita, che dopo la divisone l'ha resa niente. Nicole, 19 anni. Ormai crede di non poter es...