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Domani ci sarà, finalmente, il concorso tanto atteso di Nocciolo.
L'ho invitato a casa mia per fare le prove generali, dovrebbe arrivare a momenti.
Siamo entrati nel 2016 da due settimane e sento aria di cambiamenti e situazioni, esperienze nuove che non vedo l'ora di scoprire, a partire dal mio concorso.
Intanto Connor e Francesco si stanno inserendo nel nostro gruppo e si stanno rilevando più simpatici del previsto. Lea e Marco si sono concessi una mini vacanza nel periodo natalizio a Verona, sono ritornati qualche giorno fa. Nel frattempo io, Ele e Luca abbiamo passato un po' di tempo insieme. Siamo riusciti ad andare anche una domenica nel bosco, nonostante il freddo. Una sera io e la mia amica siamo andate in un locale che aveva musica classica dal vivo e abbiamo trovato Luca, casualmente; ci siamo fermati finché non finisse lo spettacolo. Quella è stata una sera rilassante e anche abbastanza divertente. Un'altra sera abbiamo anche organizzato una specie di pigiama party a casa mia e non abbiamo dormito nemmeno per un attimo, ho suonato qualcosa al pianoforte per i miei amici e aspettato, davanti alla finestra, l'alba. Ci siamo divertiti tanto, ma ci sono mancati molto anche Lea e Marco che abbiamo rivisto proprio l'altro ieri perché siamo andati tutti insieme al centro commerciale a Rozzano. Ho comprato un maglione che adoro. Amo i maglioni in generale in questo periodo dell'anno, indosso solo quelli, mi trasmettono un calore immenso, sembra che qualcuno mi abbracci.
Suonano al campanello e vado subito ad accogliere Giacomo, accompagnato da sua mamma che me lo affida per le prove. Passerà a riprenderlo tra due ore circa.
‹Wow, la tua casa è una forza!› commenta, mentre gli faccio vedere un po' dove vivo ‹E tua mamma è simpatica e carina›
Adoro l'ingenuità dei bimbi. E meno male che mio fratello non è in casa, anche perché l'avrei cacciato. Lui odia i bambini e non so come faccia.
Le ultime luci del pomeriggio stanno calando quando ci mettiamo alla mia pianola per provare.
‹Lo so, è brutta› vedo il suo viso un po' perplesso alla vista della mia tastiera.
È davvero orribile: rosa, a momenti cade a pezzi, cosparsa di pezzi vecchissimi di post-it di quando ero piccola, sui tasti ci sono attaccati degli adesivi imbarazzanti che ritraggono Hello Kitty e il leggio che era incorporato è mezzo spaccato. Almeno quello l'ho comprato nuovo a parte.
‹Vuoi sapere quanti anni ha?›
Giacomo annuisce, un po' impaurito.
‹Avevo cinque anni quando ho iniziato a suonare e proprio a cinque anni i miei genitori mi acquistarono questa pianola. Ce l'ho da quattordici anni!›
‹Ma è tantissimo, io non ero ancora nato! È molto vecchia, perché non ne compri una nuova? Non ti piace il pianoforte grandissimo che abbiamo alla scuola?›
‹Ci vogliono tanti soldini, Nocciolo, ma mi piacerebbe parecchio averne uno uguale a quello, anche se non saprei dove metterlo›
‹Puoi metterlo al posto di questa, la tua camera è vuota!›
Ha ragione, troppa. Ho una camera molto grande, ma da quando ho tolto i poster dei Dear Jack non ho ancora preso l'iniziativa di risistemarla e di creare uno stile nuovo, più adatto alla mia età. Sembra molto una camera da ospedale e le pareti sono tutte rovinate. Ho appeso solo delle foto con le mie migliori amiche, per il resto è tutto molto monotono e noioso.
Iniziamo a provare il pezzo. Non ho nulla da rimproverargli, è davvero troppo bravo e si vede che gli piace molto quello che fa. Non vedo l'ora di domani!
‹Nicole, mi piace così tanto suonare il piano! Voglio continuare per sempre. Si può, vero? Non voglio smettere, se no il sabato mattina cosa farei? Non voglio fare i compiti di sabato mattina›
Me lo sposo all'istante.
‹Certo che puoi continuare per sempre, nessuno te lo impedisce. Se è ciò che ti piace non devi preoccuparti, lo avrai sempre dentro il tuo cuoricino› indico il suo cuore.
‹Sono felice!›
‹Anch'io Nocciolo›

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Quando la sveglia suona alle 8 e mi sveglio con il torcicollo, mi accorgo di essermi addormentata sul pianoforte in preda ad una crisi di diesis e bequadri. Ieri sera cercavo di portare a termine il mio pezzo, ormai mi mancano pochissime battute, ma le note sulle quali stavo lavorando mi davano sui nervi e ero turbata su quale tono avrebbero dovuto avere.
Stamattina ho, stranamente, le idee chiare. Saranno in bequadro e non se ne parla più. Lampante esempio di quando si dice "dormici sopra e capirai" e io ci ho dormito sopra nel vero senso della frase.
Mi dirigo in bagno nel solito stile zombie, stamattina anche con un mal di collo pazzesco. Non riesco nemmeno a girarlo, mi fa malissimo.
La prima cosa che faccio è mettere assolutamente una pomata che porterò anche in borsa tutto il giorno. Faccio una doccia rapida, mi lavo i denti e mi vesto comoda: jeans scuri, maglione color senape che adoro particolamente, scarpe da tennis nere, sciarpa al collo e un cappotto pesante. Mi trucco leggermente per essere un po' presentabile e raggiungo la cucina per fare colazione. Mi si presenta davanti una scena scioccante: Federico che fa i compiti. Inevitabilmente scoppio a ridere ‹Tu che di domenica mattina studi?›
‹Fai silenzio che mamma dorme› mi rimprovera.
Guardo l'orologio: sono poco più delle nove.
‹Che materia fai?›
‹Matematica. Che merda è, guarda qui!›
‹Ma dai, il calcolo letterale! È stupido›
Mi fulmina con sguardo provocatorio ‹Zia, sei seria?›
‹Ti paio una che scherza?›
Fa spallucce ‹Domani ho verifica›
‹Wow, e ti importa della verifica? Quand'è che sei diventato uno studente così diligente? Che evento mi sono persa!›
‹Da quando a giugno ho l'esame di terza media e in pagella ho cinque materie giù›
‹Ma sì, promosso o bocciato non ti fa differenza no?›
‹Ma vaffanculo, voglio finire 'sta scuola il prima possibile. A sedici anni tanto lascio. Tu hai studiato per tutti questi anni e hai fatto addirittura il classico. Guardati, non è servito a nulla, hai un lavoretto demente›
‹Insegnare il pianoforte a dei bambini che hanno voglia di imparare è la cosa più bella che mi potesse capitare›
Si infila un dito in bocca in segno di disprezzo, ritornando ai suoi calcoli letterali.
Sbuffo, prendendo un po' di succo d'arancia dal frigo ‹Che materie hai sotto?›
‹Matematica, scienze, storia, italiano e musica›
‹ITALIANO E MUSICA? MA NON TI VERGOGNI?› gli urlo.
‹Hey, stai calmina!›
‹Ma tu sei matto, ma ti rendi conto?›
‹Allora aiutami tu, dai!›
‹Ho di meglio da fare› mi infilo rapidamente il giubbotto ‹Saluta la mamma da parte mia, appena si sveglia›
Fede mi mette in bella vista il suo dito medio.

«Prendi quel microfono e canta» // Alessio Bernabei [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora