17.

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Il penultimo giorno di lavoro della settimana con Ale sta per cominciare.
Sono davanti allo studio, in anticipo, ad aspettarlo.
Appena arriva mi sorride amichevolmente ‹Stamattina apri tu?›
‹Spiritoso, sono solo molto in orario!›
Entriamo e lui subito puntualizza ‹Ah, da oggi saremo in uno studio molto più grande di quello di prima, si trova al piano di sopra›
Raggiungiamo la nuova stanza: luminosa, accogliente, fresca e moderna. Non ha niente a che vedere con quella precedente, che sembrava uno sgabuzzino.
C'è un pianoforte ancora più bello dell'altro, dei microfoni, dei piani di registrazione, un tavolo molto grande con dei fogli sparsi sopra e anche un comodissimo divanetto di pelle bianca, che ha l'aspetto di essere nuovo, sul quale ci sediamo subito.
‹Ora che abbiamo una splendida base del quale vado molto fiero, e spero anche tu, dobbiamo lavorare sul testo. Hai qualche idea?› mi chiede ‹Comunque la base è stata registrata tra sabato e domenica e me l'hanno consegnata per mail stamattina, entro la fine della giornata te la faccio sentire›
‹D'accordo! E per il testo...› subito i miei pensieri cadono involontariamente sulle parole che scrissi sul mio quadernino qualche mese fa quando presi la febbre. Non dovrei farlo vedere a nessuno (oltre a Lea che ha spiato): credo che quelli siano pensieri davvero personali, sono miei, ma sento che Alessio sta realmente riacquistando lentamente la mia fiducia. Ho pensato un po' a lui in questo weekend, lo ammetto, e un po' di ostilità è volata via. Può sembrare strano sia successo tutto in una settimana, ed è veramente strano anche per me.
Un forte impulso mi induce a prendere il mio quaderno dalla borsa. Lo porto spesso con me e oggi è un giorno di quelli ‹Qualche mese fa scrissi alcuni pensieri, alcune emozioni a caldo. Scrissi senza pensarci e mi liberai un po'› tengo stretto al petto il mio quaderno, come fosse il più prezioso dei tesori ‹Se ti facesse piacere leggere le mie parole... tieni› apro la pagina ‹Potresti prendere degli spunti da qui. Ci tengo molto e... dimmi che ne pensi›
Mi guarda compiaciuto ‹Grazie! Mi piacciono le cose che vengono direttamente dall'anima, e questo ha la faccia di esserlo›
Mentre legge, sento di essere un po' tesa. Vorrei molto lo apprezzasse, è sempre gratificante quando qualcuno approva i tuoi pensieri perché è un po' come se approvasse anche te.
I suoi occhi si staccano dal quadernino e un attimo di panico m'invade, ma subito lui pensa a placarlo ‹Questo è davvero magico. È molto bello, mi ha colpito. Complimenti!› mi sorride.
Ricambio, quasi emozionata ‹Ti ringrazio›
‹Già così com'è, secondo me, si adatterebbe alla grande alla canzone. Se mi dessi il grandissimo onore di usare le tue parole per il pezzo ne sarei davvero fiero›
Non ci penso nemmeno un secondo ‹Ovviamente! Credo sia fantastico›
‹Grazie mille›
‹No, grazie a te› come ai vecchi tempi. Un pizzico di malinconia comincia a scorrermi dentro.
‹Riguardalo con calma e adattalo a canzone, poi me lo porti e insieme decidiamo il titolo. Oppure se venisse in mente a te qualcosa mentre riscrivi il testo ben venga, portami tutto quello che crei›
‹D'accordo. L'idea mi entusiasma troppo!› lavorare con lui sta diventando sempre più interessante.
‹Lo stesso a me. Sarà un gran pezzo, ne sono certo›
Ne sono certa anch'io.
Per il resto della mattinata decidiamo di non perdere tempo: cominciamo a lavorare sul testo che concluderò io a casa.
‹...si rischia di...› canticchio ‹fammi pensare a come potremmo riformulare questa frase› indico sul mio quadernino la frase che dice "La luce potrebbe svanire, scomparire".
Lui mi precede cantando ‹Si rischia di... perdere il sole... Che ne dici?›
‹Dico che approvo› sorrido.

Sono le 12.30 e decidiamo di finire. Abbiamo concluso la prima strofa e siamo parecchio soddisfatti e gli ho promesso che già domani avrà il testo. Mi impegnerò al massimo oggi.
Intanto mi fa sentire la base registrata e un poco mi emoziono. È davvero bella.
Esco dallo studio, felice. La freschezza mi accarezza il viso.

Do' la buonanotte a mia mamma e a Fede che da inizio mese sta studiando come un matto fino a notte fonda per recuperare tutte le materie per essere ammesso agli esami e in più deve studiare anche per questi. È davvero stressato e gli sta bene.
Preparo una bella tazza di caffè che mi accompagnerà nella mia notte alla scrivania. Sono le ore 21 e, impegnandomi davvero, entro le 3 dovrei finire. Ce la devo mettere tutta, il mio riscatto sta arrivando.
Ritorno in camera, mi siedo alla scrivania e subito inizio a leggere il mio testo e a lavorarci all'istante.
Sarà una nottata intensa.

«Prendi quel microfono e canta» // Alessio Bernabei [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora