21.

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Sistemo un po' la mia camera aspettando l'arrivo di Luca per una nuova lezione.
Mi siedo sul mio letto, osservando la mia pianola. È vecchia e rosa. Mi piangerebbe il cuore non usarla più, ma dovrei decisamente cambiarla: è abbastanza imbarazzante. Ne vorrei una semplice, niente di che. Dovrei iniziare a mettere da parte dei soldi solo per comprarmi una pianola nuova.
Suonano al campanello e subito vado ad aprire.
‹Ciao Cole, oggi le patatine le ho portate io› entra in casa e appoggia la giacca di pelle sul divano.
Ha portato un pacchetto enorme! È nostro solito mangiare patatine mentre suoniamo, tra una risata e l'altra ‹Sei matto!!› rido.
‹Dato che, solitamente, un pacchetto normale ce lo divoriamo in meno di uno schiocco di dita, ho provveduto. Ci basteranno mai?›
‹Non credo› scoppio a ridere ‹Faremo indigestione di patatine, prima o poi›
‹Sono d'accordo› segue la mia risata e per qualche istante ci ritroviamo avvolti da un suono fantastico: il nostro ridere che è piacevolissimo.
Andiamo in camera mia, ci sediamo alla pianola e appoggiamo le patatine sulla mensola sotto la finestra, dove tengo anche la tastiera. È rilassante suonare e, ogni tanto, gettare uno sguardo fuori.
‹Com'è andata con la parte nuova di "Io e te = la soluzione"? Troppo difficile?› gli chiedo. Stiamo lavorando sulla partitura quasi originale e, devo ammettere, sono impaziente di sentirgliela suonare.
‹Mmh... Difficilissimo no, però credo che nel complesso vada bene, me lo dirai tu› appoggia gli spartiti sul leggio e, delicatamente, inizia a sfiorare la pianola facendola parlare.
Suona da incanto, direi quasi perfettamente. Mi abbandono ad osservare le sue mani che si muovono sui tasti e me ne innamoro subito. Leggero, soffice. E il suono è meraviglioso, rende la mia canzone ancora più speciale. È totalmente pace.
‹Wow. Direi che ci siamo. Comunque complimenti, l'hai suonata meravigliosamente› gli sorrido a fine esecuzione.
‹Ti ringrazio, ci ho messo il meglio ed il pezzo è davvero fantastico, te lo ripeterò sempre›
‹Mi fa piacere che ti piaccia!› sorrido nuovamente prendendo delle patatine ‹Che ne dici se la suoniamo insieme? Tu fai la parte normale e io ti metto gli accordi che, se vuoi, ti do' da imparare per completare definitivamente il pezzo›
‹Ci sto! Se tu cantassi sarebbe fantastico, non ti ho mai sentita!›
Esito un po' ‹Magari un'altra volta, dai...›
‹No no, adesso. Ti preeegoo› fa il muso.
Scoppio a ridere, è così tenero. ‹Va bene, va bene!› alzo le mani in segno di arresa.
Lui tira i pugni all'aria, esultando come un bimbo ‹Yuuuppyy!›
‹Che scemo! Ti è presa la bambinaggine?›
Ridiamo insieme, ancora, e mangiamo patatine.
‹Okay okay, torniamo seri. Pronto?› ristabilisco la calma.
‹Pronto!›
Batto il tempo ed iniziamo a suonare, ed io anche a cantare. Mi sento completamente a mio agio.
Di tanto in tanto lui mi guarda sorridendo e mi fa piacere, mi fa capire che sta apprezzando la mia voce.
Nell'istante in cui sposto la mano per raggiungere dei tasti, la sua mano sfiora la mia. Ci ritroviamo fermi, in silenzio, mano sopra la mano, con l'eco delle ultime note e della mia voce nell'aria. È un secondo in cui questa musica piacevolmente assordante fa silenzio nella stanza: mi sembra una vita eterna.
Mi schiarisco la voce, cercando di prendere in mano la situazione ‹Continua a... a suonare› gli dico, senza togliere la mia mano dalla sua, fissandole.
Non risponde, sorride guardando anche lui le nostre mani, come se fossero un capolavoro e come se stesse aspettando questo istante da parecchio tempo.
Vorrei togliermi da questo momento un po' imbarazzante, anche se piacevole. La mia mano è scaldata dalla sua e mi sento... protetta.
‹Nicole, posso dirti una cosa?› toglie la sua mano dalla mia per poi guardarmi in faccia.
Sento il mio cuore salire in bocca e pronto ad uscire fuori.
Annuisco. Non riesco a parlare, mi sento completamente persa e non capisco cosa stia succedendo nella mia pancia. Il suo sguardo poggiato sul mio è così sfacciato e spensierato.
‹Sei un'amica speciale. Davvero, credo di non aver mai avuto qualcuno come te. Sei diversa da tutti e questo fa differenza, molta› mi dice; sembra quasi svuotato da ogni pensiero e con un peso in meno da tenere in corpo.
Sento un pizzico di delusione, anche se non capisco a cosa sia dovuto. Questo, però, diventa subito una forte emozione incontrollabile.
Lo abbraccio. Forte.
Non c'era mai stato nessun abbraccio vero e proprio tra noi prima d'ora, mai.
Sento silenzio, un silenzio leggero, fresco.
Lui che mi stringe, il suo profumo che fino ad oggi non avevo mai sentito così bene, una cupola d'immenso intorno a noi. E questo immenso non lo capisco.
‹Posso dirti io una cosa?› la mia voce esce da sola.
‹Tutto quello che vuoi› mi tiene a sé.
‹Ti voglio bene›
Sospira ‹Anche io›
E sento che questo ti voglio bene, in qualche modo, non è abbastanza.
Gli occhi mi bruciano senza un valido perché e sento che a breve lacrime di sapore sconosciuto scenderanno sul mio viso.
Mi trattengo, ancora abbracciata a lui.
‹Continuiamo a suonare?› mi propone.
‹Aspetta› gli dico istintivamente. Subito stupisco me stessa. Vorrei cercare di mettere a posto i miei istinti troppo impulsivi. ‹Grazie›
‹Per cosa?›
‹Per la nostra amicizia. Anche tu sei speciale. Sono felice di averti come amico›
Si stacca da me e mi sorride.
Non ho il coraggio di guardarlo. Appoggio le mani sulla pianola e lui fa lo stesso.
Ed è ancora musica.

Sono sdraiata sul mio letto da circa un'ora, più o meno da quando se n'è andato Luca. Mi sento un po' stanca e la mente continua a pensare, e pensare, e pensare. Non so nemmeno a cosa pensi. Pensa a vuoto, un vuoto totale perché io non sento nulla, sente solo lei. Sono come paralizzata con lo sguardo fisso al soffitto. Vorrei tanto sapere cosa mi passa per la testa in questo istante. Facendo mente locale: tra due giorni è il compleanno mio e di Lea ed ho le prove all'Alcatraz con Ale ed il giorno dopo c'è il concerto, ma non credo sia questo ciò che mi turba. Cerco di ascoltare i miei pensieri tanto silenziosi, che bisbigliano tra loro. Mi concentro e credo di iniziare a sentirli e... oh, oh no, no. Non posso... non mi può piacere Luca, è una follia, una grande follia! Eppure sento il mio stomaco chiudersi a questo pensiero: sarà tutto collegato? Mi sento strana, non sono mai stata così. Ed è anche vero che non sono mai stata innamorata.

Prima di andare a dormire mi siedo nuovamente alla mia tastiera. Tra le mani lo spartito con nuove note che sto cercando di assemblare a canzone. Un motivetto interessante mi gira per la testa. Lo provo subito e lo adoro. Sarà il ritornello e già sento che spacca!
Continuo a comporre senza sosta fino a che mi accorgo che sono poco più delle tre di notte. Dovrei riposare, i giorni che vengono saranno intensissimi.
E comunque, appena finita, credo che questa canzone la proporrò ad Ale, se avrà il piacere di volere ancora la mia musica. Poi lavorerò sul testo e gli porterò tutto pronto. Voglio sorprenderlo, ancora più di adesso!

-
>Nicole ho avuto un'idea pazzesca. Al live voglio che "Io e te = la soluzione" la cantiamo insieme al piano< il messaggio di Alessio mi sveglia.
È matto, totalmente. Il concerto sarà tra due giorni, è impensabile.
Lo chiamo all'istante ‹Ma sei serio?›
‹Ovvio che sì› mi risponde convinto ‹E buongiorno anche a te!›
‹Ale, il live è dopodomani, non so se te ne sei reso conto›
‹A dire la verità, non ancora del tutto, sono emozionato di tornare live›
‹Sì sì, ma come facciamo?›
‹Non ci sono problemi! Oggi vieni qui in studio e proviamo, ti aspetto!›
È talmente tanto convinto che cedo in una risata ‹Tu sei folle! Ci vediamo primo pomeriggio!›

Io ed Ale troviamo subito la giusta complicità e armonia per creare un duetto da favola. Ne sono molto fiera e mi emoziona parecchio. È la prima volta che ho il piacere di duettare con Alessio e spero solo di non emozionarmi troppo durante il live.
‹Wow, è una figata!› esulta lui dopo averla riprovata per la seconda volta.
‹Concordo! Spero solo di non piangere› accenno una risata ‹È emozionante cantare con te›
‹Bene, mi fa piacere! Sapevo sarebbe uscito qualcosa di speciale› sembra davvero entusiasta.
‹E lo sarà di più davanti al tuo pubblico martedì. Sei pronto?›
‹Non vedo l'ora. Sento già l'odore delle urla...› fantastica con occhi sognanti.
‹Che filosofo questo sognatore!› lo prendo in giro, dandogli una pacca sulla spalla.
‹E dai, è vero!› ride con me ‹Comunque, questo pezzo sarà quarto in scaletta›
‹Sì, Ale, lo so dalle milioni di prove che abbiamo fatto in questi giorni›
A volte è così tanto con la testa fra le nuvole (perfino più di quanto lui possa immaginare) che mi sembra di vedere gli uccellini volare attorno a lui. Scoppio a ridere alla sola immagine.
‹Ah già, hai ragione... Perché ridi?›
Continuo a ridere, senza smettere.
‹Ma che hai?› mi chiede Alessio, iniziando a ridere anche lui.
‹No niente... ti prego, piantala!!› dico con un soffio di voce mentre inizio a piangere dal ridere.
‹De far che?› gli esce il romano, senza accorgersene.
‹Di viaggiare con gli uccellini!›
Ride ancora di più ‹Gli uccellini? Ma che dici?!?›
‹Ogni tanto ti trasferisci là sopra› gli indico il soffitto, cercando di respirare e di smetterla di ridere ‹Torna qui giù!›
‹Si sta comodi sulle nuvole! E gli uccellini sono di buona compagnia› alza i sopraccigli, creando una delle sue solite buffe espressioni.
Amo stare in studio con lui, mi mette di buon umore e c'è sempre qualcosa di nuovo per il quale ridere. E sono felice di averlo riscoperto e non finirò mai di ripetermelo.

«Prendi quel microfono e canta» // Alessio Bernabei [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora