Capitolo 4

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-Delice-

- "Ciao Sharon, sono Jackson, anche se credo che ormai tu abbia eliminato il mio numero", cosa non vera. - Aggiungo, guadagnandomi subito una gomitata da parte della mia migliore amica.

- Leggi e basta. - Alzo un sopracciglio mentre distolgo lo sguardo dal suo cellulare e lo porto su di lei, sorpresa. Ha passato tutto questo tempo a lamentarsi di quanto sia stato egoista e arrogante per averla lasciata senza un buon motivo e ora, al suo primo messaggio, s'interessa nuovamente a lui. Non che sia gelosa, lei e Jackson sono cugini, sebbene lei non lo sappia, quindi non potrei mai esserlo. E poi quella cottarella estiva le è completamente passata. Mi domando solo perché Jackson non le abbia detto la verità. Avrebbe evitato situazioni sconvenienti, anche se non sono del tutto sicura che ce ne siano davvero state. Forse mi sarei dovuta interessare e chiedere a Sharon cosa fosse successo al cinema, dato che non so assolutamente nulla, ma non è il tipo di ragazza da fare la prima mossa e Jackson non l'avrebbe permesso. Avrei dovuto informarmi prima e smetterla di tenere il broncio inutilmente. Dovevo accettare fin dall'inizio che non valevo niente per lui. È inutile rendere importanti le persone, pensando a loro, se a queste ultime non importa di te.

- "Comunque volevo sapere come stavi, e scusarmi con te. Avrei dovuto spiegarti tutto dall'inizio, invece ti ho solo riempito di ulteriori segreti e dubbi. Se non mi odi davvero, vorrei spiegarti tutto. Magari chiamami, così parliamo. Spero tu stia bene." - Finisco di leggere e le passo il cellulare. Lei osserva la vecchia casa di Jackson di fronte con lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi lievemente lucidi. Di sicuro è così persa a ripensare al messaggio che non si accorge dell'iPhone che le sto porgendo. Lo lascio sul gradino accanto a noi, appoggio le mani sulle mie ginocchia e guardo il sole tramontare e colorare di un arancione scuro il cielo e le nuvole. Mi dispiace per quello che sta passando. So perfettamente quanto tutto sia sempre stato duro per lei, e l'arrivo di Jackson non ha migliorato di certo le cose. Credo che da un lato sia felice di aver trovato se stessa, ma dall'altro ha perso sia il cugino sia Harry, due persone che ormai erano entrate a far parte della sua vita quotidiana. E mi sento anche un po' in colpa perché di certo io non le sto rendendo le cose facili, né ora né prima. Certo, da un lato le sono accanto, ma dall'altro la sto mettendo in pericolo. - Potresti chiamarlo. - Propongo per rompere il silenzio mentre torno a guardarla. Lei deglutisce a fatica, cercando di non scoppiare a piangere, e scuote la testa. Chiude un attimo gli occhi per trattenere le lacrime e prende un bel respiro. Conoscendola, la sua testa sicuramente sta ritornando a quei giorni di giugno e luglio. È una cosa che non capirò mai: perché deve rimanere legata al passato? Ormai non esiste più, che se ne faccia una ragione.

- Non voglio parlargli. Ho passato settimane a cercare di dimenticarlo e appena sparisce ecco che esce di nuovo da quel piccolo angoletto della mia mente. - Dice con tono quasi rabbioso, gesticolando con le mani, agitata. Sospiro.

- Senti, per mesi mi hai torturato chiedendomi di fare chiarezza su tutti quei dubbi per cui tuttora non ho una risposta. - Mento. Non che sia una novità, ormai è da troppo tempo che tengo segrete tante cose a Sharon, anche se non cercherei mai di ferirla di proposito, ma non è stata una mia scelta nascere con una maledizione addosso che ormai la mia famiglia si porta dietro da ben nove generazioni nuovamente. Tutto iniziò quando un mio antenato, John Lambton, andò a pescare invece che andare in chiesa. Nulla abboccò, tranne che un misterioso animale di cui si liberò subito, gettandolo in un pozzo. John intraprese un lungo viaggio e quell'animale crebbe finché il pozzo non riuscì più a contenerlo, riversandosi all'esterno. Cominciò ad abbattere alberi e a cibarsi di agnelli, se non addirittura di persone. L'unico modo per fermarlo era fargli trovare litri e litri di latte, di cui era ghiotto ma, quando cominciò a scarseggiare, si ripresentarono gli stessi problemi. Quando John tornò dal suo viaggio, seppe cosa fosse successo e, riconoscendo la creatura, si assunse la responsabilità di occuparsene. Ottenuta la vittoria, avrebbe solamente dovuto uccidere il primo essere vivente che avesse incontrato per evitare la maledizione. Così si era accordato con il padre di liberare il cane ma il vecchio, dalla felicità di vederlo vivo, gli corse incontro e John, non potendo ucciderlo, lo risparmiò e così la maledizione colpì nove generazioni. La prima volta che successe questa cosa fu nel quattordicesimo secolo e di nuovo nel diciottesimo, per mano di Freddie Lambton per un insignificante incidente che ci è costato di nuovo questa situazione. Ora, con me, questa ha raggiunto la quinta generazione, ma non ho nessuna voglia di veder morire uno dei miei figli per causa sua. E spero sul serio che Gabriel sappia come fermarla. Per anni abbiamo provato a liberarcene in ogni modo ma alla fine ci ha sempre raggiunto, uccidendo qualcuno di morte violenta. Non importa quanto ci spostassimo o cercassimo di evitarla, prendendo tutte le precauzioni possibili: ci avrebbe sempre trovato. Prima della mia nascita, mio fratello morì ancora nel grembo di mia madre dopo che lei cadde dalle scale. Quest'ultima, "miracolosamente", non si era fatta nulla di grave: il bersaglio della morte era mio fratello, non mamma. Dopo la mia nascita, i miei genitori cominciarono a viaggiare molto per cercare una soluzione, dato che non vogliono che un loro futuro nipote muoia. La cosa più brutta di tutto questo è non sentirli anche per settimane per quei "viaggi di lavoro" che mi lasciano in costante ansia, non sapendo dove si trovino o cosa facciano. Viaggiano nelle parti più remote del mondo per cercare una cura, ma non hanno molta fortuna. La maggior parte delle volte credo che sia colpa di mia madre. Lei, purtroppo, ha sviluppato il controllo degli elementi (è una Nereide, legata all'acqua), e questo impedisce ai miei di far accordi con dei mostri. Non so come Gabriel riesca a controllarli facilmente, pur essendo una Silfide, e a stringerci accordi come se si scambiassero un semplice saluto, ma è bravo, sul serio. Sono contenta di aver incontrato lui in Inghilterra, meglio dell'inutile stregone che stavo cercando. Ho riposto troppe speranze nel biondo per voltargli le spalle: è la mia unica possibilità per liberarmi definitivamente di questa maledizione.

Sharon: La Pietra Di BlarneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora