Capitolo 17

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-Sharon-

Tre giorni dopo, il diciotto settembre, abbiamo preso l'aereo per Dublino, dove siamo arrivati alle sette di sera. Gli altri non hanno fatto tante storie riguardo alla nostra partenza; tutti tranne Avery, che ha comunque scoperto che saremmo venuti qua, e mia madre, contraria dal primo istante. Crede ancora che potrei combinare guai, e lo penso anch'io dato che non ho fiducia in me stessa, ma la ripongo in Jackson e so che mi terrà d'occhio. Alla fine, mia cugina ha smesso di lamentarsi e insistere per venire: ha preferito rimanere a Winchester nel caso Harry si facesse vivo, cosa molto improbabile.

Il viaggio in aereo non è stato tanto male, a differenza del precedente per giungere in Inghilterra. Almeno non sono sola, in teoria. Non appena atterrati e scesi dall'aereo, ci siamo diretti a Busáras, non molto distante dalla capitale, per prendere un pullman e da quando ci siamo seduti Jackson continua a dormire sulla mia spalla, russando di tanto in tanto. In fondo non è così esageratamente fastidioso rispetto al resto delle persone, sebbene stia ascoltando gli AC/DC a tutto volume con le cuffiette e riesca a sentire la musica. Non c'è molta gente, e infatti chi si recherebbe di sera a visitare un castello? Credo che sia anche chiuso a quest'ora, ma non ne sono sicura. Non abbiamo controllato ancora gli orari, ma lo faremo stasera. Pensavo che avremmo portato una tenda, magari inscenando un campeggio, ma Jackson ha portato solo i sacchi a pelo. Da un lato ha ragione a dormire nel bosco, meglio evitare i centri abitati, ma dall'altro non mi dispiacerebbe un letto comodo. Col suo odore, e specialmente il mio, non ho idea di cosa potremmo attirare. Non conosco neanche questi luoghi, non so quali mostri ci siano. Già mi sento ansiosa a stare qui con queste persone perché potrei metterle in pericolo. Ho questa brutta sensazione che potrebbe succedere qualcosa di spiacevole, ma forse è solo la solita ansia con cui ormai convivo. In questi ultimi giorni non ho avuto tempo per restare con me stessa e riflettere sul serio su tutto ciò che è accaduto e ora, sola con i miei pensieri, mi sembra di essere sul punto di scoppiare. Bramavo così tanto la verità, ma è uscita fuori troppo in fretta ed ora non so se la mia mente stia cominciando a giocarmi brutti scherzi con questa orribile sensazione, essendo ormai condizionata dalla verità, o meno. Ho sempre avuto queste cattive sensazioni ma in questi giorni mi sembrano perfino aumentate. Solamente non vorrei non essere in grado di difendere qualcuno qui dentro. Tipo quel trio di ragazzi in fondo che continua a scimmiottare e fare baccano, ridendo ad alta voce ai commenti di un loro amico sulle foto di alcune ragazze su Instagram. O quel signore pelato sulla cinquantina che continua a mangiare le sue Pringles alla cipolla, senza preoccuparsi di spazzarsi via le briciole dalla maglietta marroncina che mette in evidenza una bella pancia, sbordante dai pantaloni. O, più avanti, quella ragazza di sì e no vent'anni con delle treccine bionde su entrambi i lati del collo che ha costantemente la testa bassa su un romanzetto rosa che sembra attirare profondamente la sua attenzione. O quell'autista con gli occhiali da sole (anche se è abbastanza nuvoloso e tra non molto sarà notte) e con una camicia celestina, infilata attentamente nei jeans per evitare che esca, e che evidenzia anche a lui un po' di pancetta. Tra poco saranno due ore in questo pullman, che sta iniziando anche ad avere un cattivo odore, un misto tra patatine e sudore. Sono sicura che a puzzare è il divoratore di Pringles accanto a me, e non lo dico solo per quelle macchie che si sono formate sotto le sue ascelle. Tra l'altro, fa caldo qui dentro. Mi vorrei levare la felpa che Jackson mi ha prestato, ma correrei il rischio di svegliarlo ed è meglio lasciarlo dormire per questi ultimi minuti visto che ci fermeremo alla Junction 14 Mayfield tra poco, una stazione di servizio da quanto ha detto l'autista. Non aspetto altro: ho lo stomaco che mi brontola da ore. Non sono riuscita a mangiare nulla nell'eccitazione di avere finalmente una soluzione giusta, sempre che funzioni sul serio. So bene di essere stata impulsiva in questa decisione, ma l'opportunità di poter mettere fine a questo timore di perdere il controllo e ferire, o uccidere, qualcuno non posso lasciarmela scappare.

Sharon: La Pietra Di BlarneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora