Capitolo 30

258 54 260
                                    

-Harry-

Fortunatamente non abbiamo dovuto pagare nulla per tornare in Inghilterra. A volte ringrazio davvero di essere un dampiro dato che, soggiogando le persone, riesco ad ottenere tutto ciò che mi serve in poco tempo, gratis per giunta. Credo che sia l'unica cosa buona di questa mia natura, insieme alle mie altre abilità che un sacco di volte mi hanno salvato da situazioni sgradevoli nelle quali sarei potuto morire sul serio.

Jackson è stato in silenzio tutto il viaggio, pensieroso, e anche quando Sharon dormiva e non poteva sentirci, lui non ha fatto cenno di cosa lo preoccupasse, e non credo di rientrare ancora nelle sue preoccupazioni. Tuttavia, so anche che quando uno di noi ha un problema preferisce discuterne con l'altro in privato, noi due davvero soli, a meno che il problema non sia uno dei due, quindi capisco perfettamente se non vuole parlarmi di cosa lo turbi in questo momento: comunque c'è Sharon sui sedili posteriori. Tra l'altro, il mio comportamento è stato abbastanza distaccato in questi ultimi giorni. Non è stupido, ha capito che c'è qualcosa che non va in me, ma comunque non ha voluto insistere. E come io non mi sono aperto con lui, lui a sua volta sta facendo lo stesso con me.

Comunque, come sempre, avevo ragione anche riguardo quel castello, del fatto che sia pericoloso, sebbene avessi ragione a prescindere poiché ero al corrente del piano di Gabriel e di conseguenza di tutto. Per essere qui ora devo però ringraziare Delice che mi ha liberato, anche se mi costa ammetterlo. Mi sento in colpa per aver anche solo pensato di riuscire a cavarmela da solo, come al solito, ma so benissimo che ho anch'io bisogno d'aiuto in alcune situazioni, ma continuo a negarlo. Se non fossi stato così testardo e orgoglioso di pensare di riuscire a fermare quei tre da solo, dividendoci, ora Jackson non sarebbe in camera sua, nel letto, con un dolore atroce allo stomaco e al volto. Luke non sarebbe morto. Odiavo quel ragazzo, forse quasi quanto odio mio padre, ma ora provo solo un senso di pena e dispiacere nei suoi confronti, specialmente a pensare che sarebbe potuta accadere la stessa cosa a uno di noi. Avrei potuto salvarlo, ma sono stato troppo lento. Tuttavia, non mi faccio comunque una colpa di questo, perché è tutta di Elya.

Nonostante ora sia qui sulla mia amata panchina bianca in giardino, tranquillo, ho passato ore d'ansia e paura per aver rischiato davvero di mettere tutti in pericolo, me in primis. Non ho veri danni fisici a differenza di Jackson, ma li avrei sul serio preferiti a quelli mentali, che sono peggio di un osso rotto: quest'ultimo almeno guarirà. Invece, ora, non riesco a togliermi dalla testa quell'immagine di mia sorella con il collo e il suo vestitino bianco impregnati di sangue. Ogni volta che il suo volto appare nella mia mente mi si forma un nodo troppo stretto alla gola e mi serve tutta la mia forza di volontà per scacciare indietro le lacrime. Jackson mi ha spiegato cosa è successo in quella stanza nel castello, dell'Itrebila e tutto con più calma, e non faccio fatica a credere che la morte di mia sorella sia il mio rimorso più grande: lo sarà sempre, non mi serviva un mostro immortale per farmelo capire e accettare, l'ho fatto già tanto tempo fa. Solo  Jackson purtroppo non ha capito che, per quanto mi dica il contrario, che ero solo un bambino, la mia idea non cambierà. Mi conosce, sa perfettamente quanto sia testardo e quindi dovrebbe smetterla di riempirmi la testa con quelle cazzate varie, anche se mi rende felice sapere che cerca di proteggermi. Nessuno l'ha davvero fatto dopo che ho perso anche mia madre, ma da quando ho incontrato lui, è come se tutto quello che ho sempre creduto, e che ho imparato in modo sbagliato, fosse stato annullato. È stato in grado di riparare ciò che credevo fosse rotto in me. Non credo che riuscirò mai a ringraziarlo abbastanza per essersi fidato e per avermi fatto vivere di nuovo.

In ogni caso, non voglio rimanere fermo qui giornate intere. La faccenda, ovviamente, non è ancora conclusa, ma almeno un po' di tranquillità l'avremo, soprattutto ora che Luke è morto e quei cretini avranno un minimo rispetto di lui per non venire a cercarci. Sotto pelle ho ancora un microchip che m'impedisce di far e proferire qualsiasi cosa, avendo la Salamandra studiato ed anticipato ogni mia singola mossa. Sto diventando troppo prevedibile, a quanto pare. Mi sento così frustrato a sapere tutto e dover star zitto. Potrei avvertirli, dire cosa sta effettivamente accadendo, che Gabriel è vivo e che sta cercando in tutti i modi di rapire Sharon e di far fuori suo fratello, ma non mi è concesso. Avrei potuto dare una mano, rivelando tutto, ma ancora una volta mi hanno reso impotente anche di parlare, sebbene non sapessi proprio tutto poiché Delice non ha menzionato nulla riguardo all'Itrebila. Credo però che neanche lei sapesse niente riguardo ciò, dato che non poteva mentirmi sotto soggiogamento. Se ne fossi stato al corrente, non avrei mai separato noi tre. In ogni caso, anche se volessi partire di nuovo e cercare di risolvere le cose da solo, non credo di esserne in grado, almeno questa volta. Se mi trovassero da solo, potrei di certo lottare, ma hanno comunque il coltello dalla parte del manico per una volta. Gli basta premere quel bottone sul telecomandino e il microchip inietterà nelle vene tutto quel veleno che mi ucciderà all'istante. Inoltre, ho anche promesso a Jackson che non sarei più uscito per risolvere questa faccenda da solo mentre lo accompagnavo in camera sua. Ora sta dormendo da ben due ore mentre io non riesco proprio a prendere sonno, sebbene il mio organismo ne necessiti dati i miei giorni nella villona di Luke e tutto quello che è accaduto nel castello e che comunque mi ha stancato mentalmente. Se non altro, Phoebe mi portava da bere quando non c'era nessuno con me e Myles mi accompagnava in bagno, anche se avevo una pistola puntata alla testa e un altro paio di manette stregate per evitare che scappassi.

Sharon: La Pietra Di BlarneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora