Capitolo 16

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-Harry-

Credo di non conoscere abbastanza imprecazioni per descrivere l'ira che sto provando da ben trenta minuti, anche se mi sembra passata un'eternità. Elya e Myles sono ancora davanti a me, appoggiati col fondoschiena al tavolo, per tenermi d'occhio mentre continuo a fissarli con sguardo duro e furioso. Almeno sono felice del fatto che il moro, Elya, si stia massaggiando da più di un'ora la spalla per il piccolo volo che gli ho fatto fare. Se fossi stato nel pieno delle mie forze, non mi sarei limitato a gettarlo sui giocattolini di Luke. Tuttavia, la mia situazione non è di certo migliore: sono ancora abbastanza frastornato da quella specie di sedativo che la Salamandra mi ha iniettato per la seconda volta, ho il labbro pulsante a causa del calcio che quest'ultima mi ha mollato sul viso e un dolore generale alla faccia. Se mai mi liberassi da qui, mi mangerò quel suo cazzo di piede e quelle sue cazzo di mani per avermi fatto ciò; e se non ci riuscissi da vivo, glielo divorerò da demone una volta morto, dato che sono più che certo di fare quella fine.

L'unica cosa positiva in tutto questo (e mi meraviglio già che ce ne sia una) è che il sangue abbia finalmente smesso di scorrere dal labbro. Inoltre non ho più quel sapore metallico in bocca che stava cominciando a nausearmi, ma ho i muscoli a pezzi a causa di quelle continue scosse ed è una fortuna che non abbia avuto un blocco respiratorio, o una fibrillazione cardiaca, o spasmi muscolari o danni neurologici. Okay, devo uscire dalla modalità "studente di medicina" ora, anche se mi aiuta a passare il tempo. In ogni caso, non ho avuto nessuno di quei problemi e ringrazio Elya (forse ho qualche danno celebrale per ringraziarlo) quando qualche ora fa ha bloccato Luke dall'alzare l'intensità di corrente, e Gabriel per aver chiamato la Salamandra e per averla fatta allontanare per qualche minuto affinché io abbia potuto riposare un po'. Ero incosciente e addormentato, okay, ma almeno nessuno ha infierito sul mio corpo dopo. Almeno credo, non lo so, stavo dormendo.

Almeno Callaway è l'unico che può usare il telecomando per alzare la saracinesca, avendolo sempre con sé, altrimenti Elya avrebbe avuto un altro hobby e avrebbe preso il posto di Luke per torturarmi con quelle scosse. È stato lui a fermare lo scienziato prima, è vero, ma questo non vuol dire che non potrebbe divertirsi anche lui.

Quando la Salamandra è tornata, mi ha sedato nuovamente. Ora che sono sveglio e cosciente, dopo ore in cui ero addormentato e minuti di confusione mentale, credo, sono certo di preferire lo stato in cui mi trovato prima, quando ero stonato. Ho le dita che ormai sono insopportabili perché mi formicolano tanto da farmi male e mi sento così impotente. Non credo di riuscire a stare fermo ancora a lungo. Non posso neanche liberarmi. Dannate streghe e le loro pozioni. Ci mancavano solo i bracciali stregati, altrimenti avrei già rotto la sedia o, nel peggiore dei casi, avrei soggiogato qualcuno per liberarmi. E poi avrei rotto anche altro, partendo dal cranio di Luke. So che sono cose crudeli da pensare, ma se mi arrabbio sul serio è difficile calmarmi e questa è una di quelle situazioni in cui neanche tremila camomille (che tra l'altro mi fanno schifo) sarebbero efficaci per abbassare il mio livello di incazzatura. Come se non bastasse, il braccio sinistro è quello che mi sta distruggendo più di qualsiasi altra parte del corpo: sul bicipite c'è un piccolo taglietto, che è stato anche ricucito, ma non ho idea di cosa sia effettivamente successo. Anche il labbro mi sta procurando un fastidio immenso, infatti lo sto leccando da un po' per tentare di affievolire il bruciore, ma senza successo.

- Chi ha giocato all'allegro chirurgo col mio braccio? - Chiedo sempre con voce arrabbiata. Nella mia intera vita ho imparato che se non fai la voce grossa, se non ti fai vedere cazzuto, nessuno ti porta rispetto. Ma in questa situazione, anche se lo faccio, sembra tutto inutile.

Quei due rimangono appoggiati al tavolo con le mani incrociate al petto, senza parlare, ma si scambiano solo un'occhiata e scoppiano a ridere di gusto, cosa che odio, soprattutto quando la gente ride di me. Davanti ai miei occhi, tra l'altro. Mi fa imbestialire e loro se ne sono resi conto, per questo continuano. Ora capisco cosa provano i poveri malcapitati che hanno la sfortuna d'incontrarmi e a cui rido in faccia, e sì: preferisco di gran lunga essere io a sganasciarmi dalle risate. Se avessi ancora abbastanza forza, avrei potuto staccare anche solo con le dita il bracciolo della sedia da quanto lo sto stringendo per l'ira.

Sharon: La Pietra Di BlarneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora