Capitolo 12

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-Sharon-

- Non lo so Albert, so solo che mi sta crollando il mondo addosso. – Singhiozzo, ma allo stesso tempo cerco di smettere di piangere e di asciugarmi le lacrime. Lui non apre bocca dall'altro capo del telefono. Forse avrei dovuto aspettare prima di raccontargli tutto, ma avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno che non si trovasse in questa casa e che fosse estraneo alla vicenda. Mi rendo anche conto che è troppo da sopportare: io mi sento morire dentro, non riesco a immaginare cosa possa pensare lui di tutto questo. Con Delice non ne voglio parlare. Quando scoprì degli elementi il suo atteggiamento spontaneo nei miei confronti cambiò per un po' e non voglio che adesso sia perfino spaventata da me. Non mi sento davvero così diversa, eppure ho questo costante peso sullo stomaco che non mi lascia stare. Credo che mi stia lasciando influenzare troppo da questa rivelazione. Per diciotto anni sono sempre stata la stessa, nonostante quest'anima singolare che ho da neonata a quanto pare, quindi non dovrebbe cambiare nulla, no? So benissimo che questa paura che mi sto creando è dovuta alla coscienza di quello che sono. Ora capisco però quelle brutte sensazioni che avevo costantemente addosso quando non volevo che la gente mi si avvicinasse troppo, con il timore che potesse rimanere ferita da me, senza saperne il motivo. Adesso, invece, questo mi è chiaro. Sapevo che mia madre mi stava nascondendo dell'altro, ma non questo. È tutto troppo insensato. E se non riuscissi a controllarmi e succedesse qualcosa di brutto? Oppure se causassi danni? O peggio, se uccidessi qualcuno? Credo che non riuscirei mai a perdonarmelo. In effetti, molte volte ho avuto la tentazione di uccidere June, ma pensavo fossero solo pensieri che ogni ragazzina fa nel vedere il ragazzo che le piace tra le braccia di un'altra, anche se il ragazzo in questione, nel mio caso, è mio cugino. Lo prenderei a schiaffi per non avermelo detto dall'inizio. È troppo strano passare da quella relazione che c'era tra di noi, presente solo nella mia testa tra l'altro, a questa di parentela. In fin dei conti è bello, non mi sarei mai aspettata che fossimo parenti, come avrei potuto anche solo pensarlo? Se mia madre si fosse presa la briga di spiegarmi come stavano le cose, avrebbe potuto evitare tanti problemi, davvero troppi. In particolare quello riguardante il Bhuta, che non può proprio essere paragonato a una stupida parentela con Jackson da quanto sia grave e pericoloso. Mi è anche chiaro perché June volesse a tutti i costi il mio sangue, e con quelle parole che usò non intendeva solamente che mi voleva morta: è unico, e lo avrebbe usato perfettamente per qualche pozione.

- Sharon, hey. Respira. Andrà tutto bene. - La voce dolce di Albert non mi è d'aiuto, però. E se fosse terrorizzato da me, ma lo sta solo nascondendo? Non mi è possibile vedere la sua espressione in questo momento, ma magari dopo, quando tornerò in America, non mi rivolgerà nemmeno più la parola. Sempre se mia madre non mi uccide prima, ovviamente. Appena Albert mi ha riferito della loro chiacchierata, e del fatto che sarebbe venuta qua, stavo per dar di matto per la rabbia di essere nei guai, ma ho cercato di trattenermi sapendo ora cosa succederebbe se dovessi oltrepassare un certo limite. Comunque, credo che l'unica a urlare e a fare storie in tutta questa faccenda sarò io. Ho fatto una stupidaggine a partire all'improvviso, è vero. Me ne pento? Un sacco. È inutile continuare a ricordarmelo. Sono stanca di Avery che ha fatto commenti quasi tutta la notte. Ho sbagliato, ho capito il mio errore, basta. Tutti ne commettono. In quei giorni davvero non ero in me. Sapevo di star cambiando, e ora che sono al corrente del Bhuta mi chiedo se non abbia qualcosa a che fare con ciò. Le cose mi sono sfuggite di mano più del dovuto, però lei davvero non so come farà a farsi perdonare per una cosa del genere. È stata egoista e ha messo lei davanti a me, una cosa che una madre non dovrebbe mai fare. E come se non bastasse, mi ha tenuto nascosto chi sono, la vera me. Rispetto a ciò che ho fatto io, che è davvero una stupidaggine in confronto, quello che ha scelto lei per me è davvero imperdonabile. Non sono l'unica a cui ha creato problemi, tra l'altro.

- Non andrà tutto bene, Albert! Sono... non lo so neanch'io cosa sono! Un mostro? Un demone? Io... -

- Ma smettila! - M'interrompe lui, alzando la voce. - Non sei un mostro, tantomeno un demone. Anche Jackson te l'ha detto! Sai chi sei? Sei Sharon, la mia migliore amica. Smettila con queste storie. Questo non cambierà ciò che tu sei. Sei stata tu a dirmi che essere diversi non è sinonimo di essere sbagliati. Non negare quelle tue stesse parole ora. – A volte dimentico quanto sappia essere maturo. Sa perfettamente quale tono utilizzare in questi casi e come tranquillizzarmi, anche se c'è poco per cui rimanere calmi in questa situazione. Ricordo perfettamente quando gli dissi quelle parole, lo stesso giorno in cui lui mi confessò di essere omosessuale, ma non credo che si possa fare lo stesso discorso. Due anime che si amano non sono sbagliate, quello che sono io sì.

Sharon: La Pietra Di BlarneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora