Capitolo 10

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-Sharon-

- Siamo cugini?! – Urlo, letteralmente scioccata. - Perché diamine non me l'hai detto?! Ho provato a baciarti! - Esclamo furiosa mentre Jackson mi rimprovera per il chiasso che sto facendo e tenta di zittirmi. Dovrei abbassare la voce dato che ci è voluto molto per mettere sua nonna (e anche mia zia, a quanto pare) a letto, lo so, ma come posso non urlargli contro? Non posso crederci... e pensare che mi piaceva! Avrebbe dovuto dirmelo, sarebbe stata la prima cosa che avrebbe dovuto fare. Sono stata più di un mese cotta di lui, gelosa ed arrabbiata perché aveva preferito June a me. Beh, si fa per dire, l'aveva ammaliato, ma comunque stetti male quando quei due si baciarono in piscina. Davvero faccio fatica a credere che questo sia vero, e mi sento anche sporca al pensiero di aver voluto più che una semplice amicizia dallo Gnomo. Ho cercato così disperatamente di creare qualcosa con lui, e ora che mi ha detto il vero legame che ci unisce mi sento persa e arrabbiata; non perché non potrà esserci una relazione romantica tra di noi, non la voglio neanche dato che non ho più una cotta per Jackson, ma perché avrebbe dovuto dirmelo, non c'era motivo di tenermelo nascosto. Ogni volta che lo guardo in faccia non posso credere che è mio cugino, di primo grado per giunta dato che mio padre e sua madre erano fratelli! Lo prenderei a schiaffi sul serio. Non so neanche come comportarmi con lui e con Lizzie. Dovrei chiamarla zia da un giorno all'altro? È tutto troppo strano. La mia testa gira, così come lo stomaco che è sottosopra. Non posso credere che mi abbia mentito riguardo qualcosa di così importante, sapendo i problemi che avrebbe potuto creare e che alla fine ha reso reali, infatti mi ero presa una cotta per mio cugino!

- Io non sarei dovuto rimanere lì, non era il mio posto. Ero solo venuto a controllarti, ma poi quel mostro, quell'Adaro, ti ha attaccato, e poi quelle Ek Ek, e mi era impossibile non dirti che sei un Elementale. Non ti ho detto del nostro legame di parentela perché me ne sarei andato e non avrei dovuto più vederti... – Quindi gli conveniva rimanere in silenzio, in altre parole.

- ... ma poi la persona più intelligente della nostra famiglia, la sottoscritta, ha fatto ragionare Jacky. Ringraziami se ti sta dicendo che siamo tutti cugini qua, altrimenti avrebbe continuato a star in silenzio. - Conclude Avery, nascosta nelle tenebre. Il suo piccolo e malvagio sorriso, però, è fin troppo evidente. Rimane appoggiata al muro, con le braccia incrociate al petto e i capelli che le coprono il viso a ogni folata di vento caldo. A differenza sua, io e Jackson siamo seduti sulla panchina in legno bianco in un piccolo spazio tra tutto il verde di quel giardino enorme, pavimentato con mattonelle chiare, dove sono presenti anche un tavolo in marmo nero e diversi vasi bianchi e beige. Avery ha proposto di uscire fuori a parlare per evitare di disturbare di nuovo la nonna e sua madre, che già dorme. Da quanto ha detto la Silfide, in casa vivono i genitori di Jackson, anche se questa sera sono fuori a una cena, Sally Bannet (la madre di Ronald Mitchell), Avery e la madre, Diana mi sembra, che è la sorella di Ronald. E credo anche Harry, anche se ora non è qui, purtroppo.

- Smettila di fare la rompipalle. - Replica Jackson, scocciato. - Perché non vai a letto, Avery? -

- Oh, no. Ora arriva la parte più bella. - Controbatte con lo stesso sorriso in volto. Sa qualcosa che io non so, ovviamente, e non vede l'ora che io ne venga al corrente. Credo che brami l'attimo in cui possa godersi la mia ennesima reazione. Non penso che Avery mi odi sul serio, ma dai suoi atteggiamenti ha reso chiaro che non le sto tanto simpatica. Non ho idea del perché, non ci siamo mai viste e lei non mi conosce, come fa a giudicarmi? Beh, dal mio ultimo gesto, ovvero quello di prendere un aereo per venire fin qui, ci può anche stare che pensi che sia un tantino svitata, ma se Jackson mi avesse detto che siamo cugini tempo fa non avrei fatto questa stupidaggine. È vero, una parte di me ancora mi trascinava verso di lui, sebbene cercassi di reprimerla, ma ora allontanarmi mi è reso ancora più difficile dalla parentela.

Sharon: La Pietra Di BlarneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora