Capitolo 26

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-Sharon-

Con le lacrime che limitano la mia vista, allungo una mano per afferrargli il volto e alzarglielo, non riuscendo ad accettare che sia morto così, ma Harry scoppia in una nuvola di gas non appena le mie dita lo sfiorano, dileguandosi in seguito tra le pareti sdrucciolevoli del corridoio e facendomi sussultare spaventata. Mi asciugo di fretta gli occhi e mi guardo in giro confusa e terrorizzata prima di mettermi in piedi, spengo la torcia del cellulare, poso questo in tasca e accendo una fiamma più grande e intensa di prima, sia per la rabbia di aver creduto di averlo perso davvero sia per la confusione. Non ho capito nulla di quello che è appena accaduto anche perché sembra che mi sia appena svegliata da un sogno. Il dampiro era qui accanto a me fino a qualche secondo fa, morto, e quella specie di ologramma certamente non era un fantasma. Era così reale che mi ha mandato completamente in tilt, in modo diverso da quello di madre. È come se per quegli attimi avesse controllato del tutto la mia mente, anche se non capisco come. Non comprendo neanche perché quello che ho visto sia stato proprio Harry in quelle condizioni. Non ho idea di cosa ci sia qui, o cosa sia la causa di questo incubo che ho appena vissuto, ma credo che tenti di spaventarmi per distrarmi dalle mie priorità con la mia paura più grande. Ma, se avesse puntato sul serio sulla paura, mi domando perché io non abbia visto anche le morti di Jackson, oppure di Delice, di Albert o delle persone a cui tengo di più. Mi chiedo perché non mi sia stata mostrata me stessa, con occhi vitrei e neri, mentre uccido persone senza fatica e pietà, ma soprattutto senza rimorso.

Con la mano libera mi asciugo per bene gli occhi per avere una migliore visibilità e mi affretto a imboccare il corridoio seguente. Sono sicura di aver perso abbastanza tempo e questo non ha portato nulla di buono. Vedere Harry spegnersi poco a poco e non poter far nulla per aiutarlo, per salvarlo, mi ha del tutto bloccato lo stomaco e qualsiasi pensiero razionale nella mia mente. Era solo un'illusione, ma era così vera da provocarmi angoscia e una paura incontrollabile. Le mie mani ancora tremano, e così il mio labbro inferiore. Sono sul punto di scoppiare a piangere di nuovo quando nella mia testa riemerge quell'orribile immagine di Harry morto e col fianco bruciato. Inoltre ho la brutta sensazione che quest'ultimo sia nei guai in qualche modo, così come Jackson, ma forse è solo la mia mente che è collassata nella preoccupazione più totale dopo quella scena. Il mio cuore non vuole saperne di calmarsi e non riesco a evitare di riempire i miei occhi nuovamente di lacrime ogni volta che li asciugo. Non so se Harry sia vivo o meno, ma se fosse morto e quel fantasma fosse sul serio lui, forse ha voluto farmi sapere che qualcosa l'ha bruciato in quel modo e di stare in allerta. Però, che senso aveva incolpare me? Scuoto con convinzione la testa: devo smetterla di pensare al peggio, suppore cose che non so mi sta solo rallentando. Se uno di loro fosse davvero in pericolo, non dovrei perdere secondi preziosi a pensare a quell'immagine. La realtà e l'immaginazione sono due cose separate, sebbene a volte riescano a convivere perfettamente insieme.

Mentre cammino a passo svelto, risuonano dei forti singhiozzi tra le mura. Per un attimo mi fermo, in dubbio se possa essere qualche altro trucco per distrarmi dalla Pietra o no, ma alla fine decido di andare avanti, cercando di capire da dove provenga quel pianto disperato. Non voglio perdere tempo se questi singhiozzi fossero reali e non solo un'altra allucinazione. Non riuscirei a sopportare di aver perso entrambi e non aver fatto nulla per evitarlo.

Salgo al piano di sopra in fretta per seguire quel suono, stando anche quasi per inciampare sui gradini. Percorro un altro corridoio, decisamente più grande rispetto ai precedenti. Il pianto, rendendosi maggiormente chiaro e facile da seguire, mi porta a raggiungere una stanza in fondo al corridoio, forse la più grande. Sulla porta sono costretta a bloccarmi alla vista di Harry in ginocchio e con il suo coltellino a farfalla sul petto, all'altezza del cuore. La camera è del tutto spoglia e in pietra, con un'enorme finestra attraverso la quale entrano i raggi della Luna per illuminarla quanto basta a tracciare la figura del dampiro.

Sharon: La Pietra Di BlarneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora