Capitolo 23

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-Sharon-

L'idea di dividermi dagli altri non mi va proprio a genio, ma non voglio farmi vedere spaventata da loro due, sempre fragile, sempre quella che deve essere salvata. Credo di saper gestire una passeggiata solitaria nel castello, anche se mette i brividi. Più volte ho sentito cali di temperatura improvvisi, sospiri alle mie spalle e lamenti mentre ero in uno dei primi corridoi; tutte cose che mi aspettavo però poiché l'edificio è fin troppo antico per non essere infestato neanche da un fantasma. Inoltre, molte persone furono uccise qui dentro, quindi so per certo che qualche spirito turbato è ancora presente, ma spero vivamente di non incontrarne uno, anche se sono sicura che più di una volta qualcuno sia passato accanto a me. Sto combattendo duramente con il mio auto-controllo per evitare di scappare via da questo posto, ma la mia unica chance di cambiare le cose per me si trova qui dentro, e non voglio di certo lasciarmi sfuggire quest'occasione. Se cominciassi ad agitarmi, potrei fare anche danni irrecuperabili, ad esempio far crollare una sezione del castello o far uccidere qualcuno per un mio errore. Ogni volta che nella mia mente compaiono idee del genere, sento qualcosa dentro agitarsi e so perfettamente che ciò che resta del Bhuta aspetta solo un mio passo falso o un crollo emotivo per assumere il comando, cosa che non gli lascerò fare, anche a costo della mia vita. Tuttavia, se provassi a distruggermi, i resti del Bhuta moriranno con me dal momento che sono ormai legati insieme alla mia anima, alla mia essenza. Ci ho pensato più volte a questa possibilità, a uccidermi, anche dopo che Delice mi ha suggerito questa idea della Pietra. Alla fine non ho la certezza che questa leggenda risulti vera, tantomeno sono sicura di trovare la Pietra di Blarney. Non sono neanche certa che uccidendomi risolverei la questione, poiché l'essere dentro potrebbe benissimo prendere il comando in qualche modo. Tra l'altro, il tempo che abbiamo è limitato e sta man mano scadendo e non posso sprecarlo pensando. Jackson ha anche detto che un altro spruzzo sui licantropi sarebbe inefficace dato che c'è bisogno di almeno otto ore di tempo per riutilizzarlo sulla stessa creatura. Pozioni delle streghe, non le capirò mai. Ad ogni modo, sarà meglio smetterla di pensare alle varie possibilità che avrò se non riuscissimo a trovare la pietra e cominciare a concentrarmi di più per scovarla. È inutile che mi fasci la testa prima di romperla.

Infilo le mani in tasca per il freddo mentre continuo a procedere in uno dei corridoi. Jackson ha deciso di prendere la rampa di scale che porta in cima, all'aperto, dove si trova la finta pietra posta per i turisti. Lì sopra c'è una specie di terrazza rettangolare o quadrata, ma non riesco bene a dirlo da qui dato che la riesco solo a intravedere da questo spazio vuoto al centro dell'edificio che mostra i piani inferiori. Infatti, da una finestra dove mi sono affacciata prima, sono riuscita a scorgere questa struttura che dall'alto penso sia ancora più bella vedere. Anche Harry ha deciso di percorrere i vari corridoi, anche se non ho la minima idea di dove sia andato. Mi ha sorpreso quando ha proposto questo piano: prima, anche al centro commerciale, ha fatto di tutto pur di evitare che mi allontanassi da lui. È stato gentile, in fin dei conti, ma allo stesso tempo mi è parso troppo strano. Harry non è un tipo che si preoccupa così tanto. Sono ancora dell'idea che sappia qualcosa che a me e Jackson sfugge, ma per qualche ragione ancora non ce la vuol dire. È strano, cioè lo è sempre, ma in un modo diverso dal solito. Questa volta davvero è impossibile capire cosa gli passi per la testa.

Svolto l'ennesimo corridoio, ancora più oscuro del precedente data la mancanza di finestre. Mi fermo per un attimo, insicura se passare di qui o meno. Non posso tirarmi indietro e saltare un corridoio: magari la pietra si trova qui e la mancherò per una stupida situazione mentale che mi sono posta, ovvero che ci siano i fantasmi. Quindi, con un gesto rapido della mano, accendo una palla di fuoco al di sopra del palmo per illuminare almeno un po' il percorso. Avrei preso la torcia del cellulare, ma in caso di pericolo mi sarei difesa subito, senza pensare a posare il cellulare in tasca. Più volte la fiamma ha tentato di spegnersi per delle scie di vento, nonostante io non creda sia davvero causa sua. Infatti, comincio a sentire dei brividi corrermi lungo la spina dorsale e provocarmi la pelle d'oca. Non sono sicura di ciò, ma penso di aver sentito una voce accanto a me, a sinistra. Un bisbiglio distorto alle mie orecchie, di una voce femminile, anche se non la riconosco. Immediatamente mi volto da quel lato nella speranza di scorgere qualcosa, ma non c'è nulla se non la mia ombra, portata in vita dalle fiamme, e il muro in pietra, colorato in giallastro dalla luce che emette il fuoco. Prendo un respiro e mi faccio forza per riprendere a camminare, controllando attentamente le pareti da ambedue i lati. Meglio sbrigarmi e non perdere altro tempo, sia per i lupi fuori sia per qualsiasi altra cosa ci sia qui dentro in particolar modo perché, onestamente, non ho tutta questa voglia di scoprire di cosa si tratti.

Sharon: La Pietra Di BlarneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora