Capitolo 22

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-Harry-

Credo di aver combinato un casino, come al solito. Avrei potuto evitare di far tutti quei danni e farmi notare vicino alla stazione di servizio, a quest'ora non saremmo qui, proni a terra per riprenderci. Non tanto Jackson, poiché non ha faticato come me e Sharon, ma soprattutto io che non ho mai davvero riposato da quando ho percorso miglia per ritornare a quel pub a recuperare la macchina, a piedi per giunta, e ammaliare un tizio per un aereo privato che fosse in grado di trasportare anche la mia macchina per arrivare qui. Io che tra l'altro sono inciampato e finito con la testa su una pietra, e per fortuna non sono svenuto, altrimenti sarei già diventato cibo per quei lupi. Avrei potuto uccidere uno dei licantropi senza molta difficoltà ma, se l'avessi fatto, avrei dichiarato ufficialmente guerra a loro, di conseguenza avrei avuto nuovi problemi e avrei dato loro la conferma di essere come uno dei mostri che loro cacciano.

Ho fatto un casino anche con Sharon dato che mi evita e non ho neanche avuto occasione di rimediare per quel bacio improvviso, o almeno di spiegarmi e chiarirne il motivo, ma appena torneremo a casa e tutto questo sarà finito sarà la prima cosa che farò, dopo essermi assicurato che Avery non mi uccida. Per ora abbiamo problemi più grandi da risolvere però, specialmente riguardo questo microchip che ho sotto pelle e che m'impedisce di proferire parola su quanto sia brutta questa idea di essere venuti qua. Per quanto abbia allungato e abbia cercato di spiegargli che non siamo al sicuro in questa zona, ci siamo finiti comunque e siamo stati quasi sbranati dal branco di Owen Doyle, tra l'altro. Se solo avessi trovato un modo per avvertirli, adesso non starei morendo di paura per la prima volta per quello che potrebbe capitare. Seppur lo prenda costantemente per il culo, Jackson è in gamba e non si farebbe mettere KO così velocemente, ma non ho mai certezza di nulla ed essendo al corrente che Gabriel e gli altri faranno di tutto pur di rapire Sharon, ho seriamente timore di quali mezzi utilizzeranno. E ho soprattutto paura per i miei amici perché non posso mettermi contro Gabriel e il suo gruppo, altrimenti morirei con del veleno da quattro soldi ma letale nel corpo. E anche se volessi aiutarli, mi uccideranno lo stesso e sarei comunque inutile da morto. Che amarezza. Sono impotente per l'ennesima volta, e questo non mi piace. Lo odio. So che Jackson la difenderà, ma mi sentirei più tranquillo se fossi io al posto suo. Non mi fido quando gli altri si occupano delle cose che dovrei far io, non importa quanta fiducia riponga in una persona. Devo avere sotto controllo la situazione, e in questo momento sembra che tutto mi stia sfuggendo dalle mani, di nuovo. Inoltre Sharon e Jackson non sono al corrente di tutto quello che sta accadendo alle loro spalle. Se fossi riuscito a trovare un modo per confessar loro tutto, a quest'ora non saremmo qui. Se scrivo, muoio; se gesticolo, muoio. Non posso fare nulla.

- Stiamo cincischiando da minuti ormai. Non so quanto durerà la pozione su di loro. - Osserva Jackson, che nel frattempo si è tirato su e ha incrociato le braccia al petto quando lancia un'occhiata rapida ai lupi, ancora dormienti, per assicurarsi che non si sveglino a breve. Anche se volessi urlargli contro e dirgli che deve star zitto o altri insulti simili, ha ragione. Prima Sharon bacia quello stupido sasso e ha il suo momento di disperazione, dato che ciò che si dice sulla pietra sono davvero leggende, e prima possiamo allontanarci da qui. Non sono sicuro che Gabriel e quegli altri deficienti siano già arrivati, ma non ho nessuna intenzione e voglia di scoprirlo. Se Luke avesse un altro telecomandino per uccidermi, e sono sicuro che ne ha costruito già un altro, davvero non saprei cosa fare. Non voglio morire, sono terrorizzato dall'idea, ma non posso neanche lasciare che la paura mi blocchi, sebbene sia certo che Luke mi farà fuori non appena mi vedrà. Soggiogare la ragazza che gli piace (andiamo, è evidente!) legarla e scappare via? Beh, non mi saluterà sicuramente con una bella bottiglia di birra, anche se ucciderei per averne una adesso.

Come ho sempre fatto, prendo un bel respiro, lasciando sparire dalla mia testa tutte le mie paure e le mie incertezze per soffermarmi sull'unica cosa che ora ha senso per me: vivere. Mi tiro su, nonostante tutte le ossa e tutti i muscoli del mio corpo chiedano pietà, e mi stiracchio, come se mi fossi appena svegliato da un semplice riposino pomeridiano. Sto malissimo, a ogni movimento i miei muscoli sembrano esplodere e mi bruciano, ma se mi faccio vedere debole, si accorgerebbero che qualcosa non va, e non sono dell'umore di rispondere alle domande di Jackson. Ho lavorato troppo per costruire quella fortezza intorno a me e non mi va proprio di vederla sbriciolare per qualche muscolo dolorante e qualche taglietto. Afferro con una mano il bordo della maglietta e mi tampono via il sangue dalla fronte, mugolando ogni tanto per il bruciore. Anche Sharon, notando me in piedi, si alza mentre Jackson si affretta ad aiutarla.

Sharon: La Pietra Di BlarneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora